sabato 25 agosto 2012

tempo scaduto inizia la mattanza nel pontino

Comunicato stampa I Cittadini contro le mafie e la corruzione. www.icittadini.it info@icittadini.it tel.3925602814. Il tempo è scaduto. Al via la Mattanza L’omicidio del boss degli scissionisti Gaetano Marino,avvenuto ieri sul lungomare di Terracina,non dovrà essere archiviato e minimizzato come l’ennesimo episodio riconducibile al tentativo delle mafie meridionali di infiltrarsi nel Lazio e da qui nel nord del Paese. Cosi sostiene Antonio Turri ex commissario della Polizia di Stato e presidente dell’Associazione “ I Cittadini contro le mafie e la corruzione” da anni impegnato nella lotta alle mafie a Roma e nella regione Lazio. In particolere negli ultimi mesi,continua Turri, sono decine e decine gli attentati incendiari o consumati sparando sulle case di imprenditori .Solo ad Aprilia, quarta città del Lazio,le intimidazioni agli operatori economici sono a cadenza quotidiana. In quell’area si spara e si naviga su un mare di droga e mestieri come la prostituzione,controllata dalla mafia albanese e dalla camorra, si svolgono alla luce del sole lungo tutte le strade consolari che portano a Roma. Oggi si va ai regolamenti di conti perché si restringono le possibilità di fare affari anche per i mafiosi e bisogna creare nuovi assetti e gerarchie. Le mafie a Roma e nel Lazio sono oltre il livello di radicamento: controllano aree del territorio. Non sarebbe possibile eseguire omicidi chirurgici come quello avvenuto il 24 luglio a Nettuno ai danni di un boss campano del clan Moccia,tra l’altro li residente con tutta la famiglia o quello di ieri in pieno centro a Terracina, tra l’altro a poche decine di metri da dove il sindaco prendeva il sole, se non si controllasse,anche militarmente il territorio. Le mafie:camorra,cosa nostra e ‘ndrangheta , sono radicate con i loro capi al almeno 30 anni nel basso Lazio e da almeno 20 nella Capitale e oggi puntano a controllare anche l’area dei castelli romani. I capi del clan dei casalesi,delle ’ndrine della piana di Gioia Tauro,cosi come i boss della mafia palermitana,trapanese e catanese, sono residenti o hanno alle loro dirette e in molti centri contaminano economie e pezzi della politica in maniera trasversale. Hanno alle loro diipendenze centinaia di affiliati armati, lungo tutti i centri del litorale laziale, da Minturno a Civitavecchia e hanno colonizzato da anni tutti gli ambienti criminali autoctoni in città come Pomezia,Ardea,Aprilia,Anzio,Nettuno, Terracina, e in gran parte del sud Pontino. Oggi i boss investono i loro immensi capitali a Roma e nel Lazio e i centinaia di beni confiscati sono solo la punta dell’iceberg di quanto effettivamente possiedono. I boss che non risidono nel Lazio non disdegnano lunghi periodi di vacanze in aree di prestigio come il Circeo o le isole Pontine. Si deve quindi partendo da una corretta analisi investire nella bonifica sociale dei territori, ottenendo un maggiore controllo sociale degli stessi da parte delle forze sane,politiche,sociali ed imprenditoriali e si deve,continua Turri,potenziare i reparti locali delle forze di Polizia, in particolare,squadre mobili,ros dei carabinieri e nucli di polizia tributaria della guardia di finanza. C’è bisogno di tagliare l’humus su cui attecchiscono le mafie culturalmente: l’indiffrenza,l’approssimazione nell’analisi di quanto sta avvenendo e dare oppertunità di lavoro e sviluppo sul territorio in particolare alle giovani generazioni. E’ finito il tempo delle convocazioni di commissioni di esperti o presunti tali è arrivato il tempo dei fatti e della buona politica per frenare quella che si preannuncia come la mattanza della Quinta mafia alle porte della Capitale. “ I Cittadini contro le mafie e la corruzione

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