lunedì 20 agosto 2012

Guariniello, Ilva di Taranto nessuna azienda ha mai dovuto chiudere per rispettare le leggi

L’ILVA? “MAI VISTO UN’AZIENDA FATTA CHIUDERE” Guariniello e l’impunità: certe volte anche la magistratura non va fino in fondo Il viceprocuratore di Torino “Per la tutela della salute serve un organismo specializzato come la Procura Antimafia” Di Stefano Caselli Il Fatto quotidiano 19 agosto 2012 In tanti anni non ho mai visto un’azienda chiudere solo perché costretta a rispettare la salute dei lavorator i”. E se lo dice Raffaele Guariniello, il viceprocuratore di Torino che – con il pool da lui coordinato – è riuscito a far condannare colossi come Thyssen Krupp e Eternit, forse c’è da credergli. Dottor Guariniello, a Taranto vive il dilemma “o la salute o il lavoro”. Un film già visto? Sì, varie volte. Quanto accade in questi giorni mi ricorda la vicenda della Sia, la Società italiana amianto di Grugliasco, in provincia di Torino. Erano gli anni Settanta, in quell’azienda lavoravano centinaia di persone, soprattutto donne, alcune giovanissime. Ricordo ragazzine di 14, 16 anni lavorare in un mare di polvere, in una pioggia di fibre di amianto. Se qualcuno aveva l’ardire di assentarsi dal lavoro per malattia, l’azienda spediva i reprobi al lavorare nel “bl u ”, ossia il reparto dell’amianto blu, il peggiore. Indagammo e accertammo centinaia di morti per malattie causate dall’amianto, esattamente come per l’Eternit di Casale Monferrato. Ebbene, ricordo che un giorno, nei vecchi uffici della prefettura di Torino, ricevetti la visita dell’intero consiglio di fabbrica, che negli anni Settanta era una cosa piuttosto seria. Mi ringraziarono per l’impegno, ma fecero capire che, andando oltre, si sarebbe messo in pericolo il lavoro. Confesso che rimasi molto colpito, ma a distanza di trent’anni sono convinto di aver fatto bene a continuare sulla stessa strada. Anche perché, in tanti anni di esperienza, non ho mai visto un’azienda chiudere perché obbligata a rispettare la legge. Qualcuno ha detto che i giudici di Taranto “allontanano gli investimenti esteri”. Si disse lo stesso anche dopo la sentenza per il rogo della ThyssenKrupp… Sì, ricordo queste osservazioni. Però ricordo anche alcune deposizioni durante il processo di fronte alla Corte d’Assise di Torino, dove si raccontava della visita a Torino di lavoratori tedeschi sorpresi, per non dire altro, delle condizioni di lavoro in cui erano costretti i colleghi italiani. Quindi è un problema di legislazione? Assolutamente no. Abbiamo le leggi più avanzate del mondo, non ci batte nessuno. Il problema è la concreta applicazione, che lascia molto a des i d e ra re . Il solito vizio delle classi dirigenti italiane? Non si può contare soltanto sulla buona volontà di imprese e lavoratori, il ruolo della pubblica istituzione è fondamentale. E non parlo solo della politica. Per esempio è assolutamente necessario che gli organi di vigilanza facciano il loro dovere, che non siano contemporaneamente consulenti delle aziende che devono sorvegliare e che non preannuncino – come regolarmente accade – i controlli. Ma parlo anche della magistratura. Ci sono alcune zone in Italia dove i processi non si fanno o, quando si fanno, finisce tutto in prescrizione causa lentezza. La conseguenza è che si è radicata un’idea di impunità diffusa, l’idea che leggi ci sono, ma che in un modo o nell’a l t ro è sempre possibile aggirarle. Questo spiega la mancata prevenzione, il vero dramma di questo Paese che interviene quasi sempre dopo i morti, non prima. Pensiamo all’Eternit. Com’è possibile che per decenni, pur conoscendo i danni dell’amianto, si siano consentite quelle condizioni di lavoro, senza alcun intervento incisivo della pubblica istituzione? A Taranto, però, è stato di nuovo un intervento della magistratura a rilevare una criticità mai davvero aff ro n t a t a … Vero. Ma è anche giunto il momento di pesare in modo diverso. In Italia ci sono 120 procure con competenze territoriali spesso molto limitate. Per la sicurezza sul lavoro e tutela della salute è necessario un organismo specializzato sul modello della Procura nazionale antimafia. Spesso le aziende hanno più stabilimenti in regioni diverse. Capita che si proceda contro alcuni e non contro altri, o che situazioni analoghe siano trattate in maniera diversa. C’è bisogno di omogeneità, che garantisce maggiore efficacia e incisività. Il governo ha cominciato sopprimendo i piccoli tribunali… Sì, è una legge che va nella giusta direzione. Ma alcuni dettagli ne tradiscano la ratio. Prendiamo il caso del Piemonte. La zona nord di Torino, quella più industrializzata del Piemonte, sarà accorpata a Ivrea. Parliamo di grandi comuni come Settimo Torinese e di piccoli come Cavagnolo, senza di cui, tuttavia, non avremmo mai potuto indagare su Eternit. Ebbene, ci vorranno anni perché Ivrea raggiunga il livello di specializzazione che abbiamo a Torino. È un passo indietro. La vicenda della Eternit, per fare un esempio, non è certo conclusa con il primo p ro c e s s o .

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