giovedì 21 giugno 2012
Pontinia nessuno tocchi aziende in agricoltura
Nessuno tocchi le aziende
Ieri il presidio sull’Appia del Cra e del movimento Diritti Civili
Il blocco per impedire l’accesso di un custode giudiziario
Pontinia, la denuncia dei coltivatori vittime della mannaia delle aste giudiziarie
I TRATTORI sono tornati
sull’Appia. In molti ieri mattina
transitando poco dopo lo
stabil imento
della ex Mira
Lanza all’altez -
za del chilomet
r o 8 7 . 1 1 2
avranno notato
il folto gruppo
di agricoltori
che con tanto di
bandiere e trattori
avevano
serrato l’ingres -
so di un’azien -
da agricola.
C’era il Cra
r ap pr e se nt at o
da Danilo Calvani
ma c’erano
anche il movimento
«Dignità
sociale». Perchè?
Per impedire
l’a cc e ss o
del custode giudiziario
all’i nt
e r n o d i
un’azienda agricola di circa 70
ettari, oltre 900 bufale acquistata
all’asta circa quattro anni fa
ma con dentro degli agricoltori
con un contratto d’affitto con
scadenza nel 2017, una famiglia
che lavora sul posto dagli
anni ‘90. La vicenda giudiziaria
è come accade in questi casi,
molto ingarbugliata con ricorsi
ancora appesi. Di fatto però il
Tribunale di Latina, sezione civile,
ha disposto il sequestro
cautelare di parte dei terreni
nominando poi un custode giudiziario
per l’immissione in
possesso. Il nodo della questione
sarebbe, rispetto ai ricorsi
presentati e per cui si tornerà in
aula la prossima settimana,
l’avere non considerato la normativa
specifica del diritto
agrario che, stando a quanto
affermato da Calvani, avrebbe
tutelato diversamente gli affittuari
che ieri, si sono recati sul
posto solo in un primo momento,
in compagnia del legale per
poi recarsi in Tribunale. Ma la
protesta è proseguita anche dopo
per un motivo semplicissimo.
Il nodo che si stringe attorno
al collo delle aziende agricole
in provincia di Latina è
sempre più stretto. La presenza
degli agricoltori ieri, era la prova
provata di una condizione di
sofferenza comune quella di
chi, giorno per giorno, si vede
togliere da sotto i piedi un pezzo
di terra, nel vero senso della
parola. Le aziende sono fatte a
pezzi tritate nella macchina
delle aste giudiziarie, sepolte
dalle cartelle esattoriali. Facciamo
un esempio per provare a
descrivere quello che accade.
Un agricoltore, colpa della crisi
e dei debiti, ormai purtroppo è
un triste ritornello, perde
l’azienda per fallimento. Nel
frattempo, paradossalmente, lo
stesso proprietario stipula un
contratto d’affitto, generalmente
con il Tribunale, sezione
fallimentare, per continuare ad
usufruire dell’azienda. E poi si
aspetta l’asta. Una proprietà che inizialmente viene stimata
per oltre 900mila euro può arrivare
ad essere acquistata anche
a 230mila euro. Ogni volta
che il bene viene battuto
all’asta è come un giro di roulette
russa, primo o poi arriva il
proiettile, prima o poi arriva
l’acquirente. Di storie singole
ce ne sono tantissime, quella
che va data è una lettura generale.
In molti ieri, chiedevano
più accertamenti anche sui capitali
che vengono investiti da
fuori, questi maxi acquisti in
blocco che spesso vengono effettuati
anche dai non addetti ai
lavori. E’ ovvio comunque che
i connotati del territorio in questo
modo cambiano, perchè se
aziende gestite dalla stessa famiglia
per tre generazioni, finiscono
sul lastrico, si perdono
pezzi di economia ma anche
pezzi di storia del territorio.
M.S.G. http://www.dagolab.eu/public/LatinaOggi/Archivio/58a282b39fc5dd0bedca/pag27sabaudia.pdf
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