mercoledì 18 febbraio 2009

Centrali elettriche, protocollo di Kyoto e risparmio energetico

Centrali elettriche, protocollo di Kyoto e risparmio energetico

L'Italia in generale e qualche volta la provincia di Latina ne è l'esempio è un paese al contrario.

Specialmente in fatto di ambiente, economia, posti di lavoro, rispetto dei diritti civili e sociali.

Ne sono una prova le continue sanzioni che ci arrivano dall'Unione Europea.

Oppure la gestione dell'acqua che è un caso nazionale, ma di cui si sono occupate le televisioni europee, asiatiche e sudamericane.

Altro esempio i rifiuti, in America gli inceneritori (che li costruivano) non ne installano più dal 1995, le centrali nucleari con decine di incidenti l'anno in Francia, il nuovo progetto è stato abbandonato perché non è ne sicuro né conveniente.

Altro esempio l'energia rinnovabile (quella vera non quella con parole inventate che non esistono in nessun'altra lingua né paese) il Paese del Sole, il Bel Paese la esporta con progetti innovativi (Rubbia è dovuto andare all'estero, d'altronde è solo un premio Nobel) ma da noi no.

In Germania è diventata la prima industria che crea decine di migliaia di nuovi posti di lavoro l'anno superando l'industria automobilistica che prima era il vanto tedesco.

In Italia sempre come il gambero o lo struzzo, come fanno alcuni organi di informazione che preferiscono non sapere, non vedere, non parlare, non informare su alcuni temi.

Come, per esempio, si preferisce non parlare di alcune banche con agenzie locali che hanno sospeso mutui già erogati, per i noti problemi, lasciando con il fiato sospeso cittadini, aziende, imprese.

Tornando ai rifiuti da questi si ricavano attività, aziende, posti di lavoro, nuovi materiali e prodotti da noi si ampliano le discariche e si pensa agli inceneritori, in nome di un emergenza che dura da quasi 25 anni.

Emergenza che è la norma, basta vedere lo stato pietoso delle strade.

Come si fa a pensare a quelle nuove se non si riesce a mettere ordine in quelle esistenti, a garantire una manutenzione ordinaria.

Questo lassismo produce perdite di posti di lavoro, migliaia mentre qualcuno vorrebbe fare credere che con 20 o 30 posti di lavoro si risolve il problema nella nostra provincia.

Come potrebbero funzionare progetti, filiere che in altre parti di Italia sono state un fallimento?

Come sempre ci toccano i saldi oppure la merce che nessuno vuole.

Andiamo avanti nel balletto dei candidati, alcuni dei quali distanti dalla realtà sempre più difficile.

E nessuno dice che l'Italia anziché diminuire le emissioni le sta aumentando e non vuole nemmeno affrontare l'argomento, pensando di costruire centrali che aumenteranno le emissioni (turbogas, biomasse).

Produciamo l'85% dell'energia che consumiamo, con le misure di risparmio energetico potremmo arrivare a ridurre i consumi del 20%, sempre con le energie rinnovabili potremmo arrivare al 20%, in questo modo avremmo più della produzione che è necessaria.

Sono passati solo 2 giorni dall'anniversario del protocollo di Kyoto ignorato dalle centrali a turbogas, dal consiglio provinciale e dalla maggioranza dei nostri amministratori.

Ma nessuno parla dei bandi regionali.

Questo succede nel Paese del contrario.

Pontinia 18 gennaio 2009 Ecologia e territorio Giorgio Libralato



www.regione.lazio.it Ambiente: presentati due bandi per risparmio energetico

13/02/09 - Due bandi regionali complessivamente da 6 milioni di euro destinati a cittadini e conodomini del Lazio per realizzare interventi di risparmio energetico e acquistare impianti di trattamento domestico dell'acqua potabile. A presentarli nella sede della Regione l'assessore all'Ambiente Filiberto Zaratti e il direttore generale di Sviluppo Lazio Gianluca Lo Presti.

I bandi, che si inseriscono nel 'Programma attuativo degli interventi relativi all'energia da fonti rinnovabili, all'efficienza energetica e all'utilizzazione dell'idrogeno', saranno pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale gia' domani e verranno gestiti da Sviluppo Lazio. Tra gli interventi ammessi a contributo ci sono l'installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda per usi sanitari o riscaldamento e la riqualificazione degli edifici per migliorane l'indice di prestazione energetica.

''La logica che ci muove in questi provvedimenti - ha spiegato Zaratti - e' quella che considera come prima energia rinnovabile l'energia non consumata, il cosiddetto Negawatt. A fronte delle recenti incertezze del Governo nazionale sulle detrazioni fiscali del 55% per le ristrutturazioni energetiche, abbiamo voluto attivare un contributo regionale in conto capitale, che va dal 20 al 40% secondo il tipo di lavori''.



Lazio, prorogato fino a 4 marzo bando per Distretti industriali

16/02/09 - E' stato prorogato fino al 4 marzo il termine per la presentazione, a Sviluppo Lazio, delle domande in relazione al bando di contributi a favore dei distretti industriali della regione. La chiusura dell'avviso pubblico era prevista per il 12 febbraio ma, su indicazione dell'Assessore regionale alla Piccola e media impresa, commercio e artigianato, Francesco De Angelis, è stato prorogato. "La chiusura del bando - ha spiegato l'assessore - era prevista per il 12 febbraio, ma come è già accaduto per il bando sull'internazionalizzazione a seguito delle richieste da parte delle associazioni di categoria, abbiamo deciso di concedere altri venti giorni di tempo per dare modo alle aziende partecipanti di portare a compimento i progetti da presentare a Sviluppo Lazio".

Il bando, come ha ricordato De Angelis, stanzia 3 milioni e 500 mila euro, risorse provenienti dallo Stato e dalla Regione, per finanziare i progetti presentati dalle imprese di quattro poli produttivi del basso Lazio: il distretto del tessile della Valle del Liri, il sistema produttivo del chimico-farmaceutico del Lazio meridionale, il sistema produttivo agroindustriale pontino e il distretto del marmo e del lapideo dei Monti Ausoni e dell'area tiburtina.



Solare fotovoltaico organico. Al via fase industrializzazione Zaratti: "Nel Lazio realizziamo eccellenza tecnologica che ora è a disposizione delle imprese"

06/02/09 - "Considero l'avvio della fase di industrializzazione dei pannelli fotovoltaici organici che parte oggi presso il Polo Solare Organico, voluto dall'Assessorato all'Ambiente e finanziato con sei milioni di euro un vero e proprio successo della ricerca applica nella nostra Regione. - ha dichiarato l'Assessore all'Ambiente e Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio, Filiberto Zaratti, commentando l'avvenimento durante la visita agli impianti del Polo presso il Tecnopolo Tiburtino a Roma. – Il fatto di aver realizzato, in meno di due anni, un polo d'eccellenza a livello mondiale sulle rinnovabili nella nostra Regione ha un doppio significato. Il primo è quello di aver dato un primo impulso al settore dell'industria delle rinnovabili nella nostra Regione, mentre il secondo è quello di voler aiutare il sistema paese a superare il gap tecnologico e di ricerca che possiede in questo campo. Ora la scommessa, in un periodo di crisi come questo, è quella di dare uno sbocco industriale a queste tecnologie sostenibile che sono a disposizione delle aziende".

"Lo scopo di CHOSE -Polo Fotovoltaico Organico della Regione Lazio - è quello di sviluppare un processo tecnologico per pannelli fotovoltaici DSC (Dye-sensitized Solar Cells) che possa costituire uno standard industrializzabile basato sulla ricerca di nuovi materiali, architetture di dispositivi e sviluppo di processi produttivi innovativi, in grado di garantire buone riproducibilità, efficienze di conversione e durata. – afferma il Professor Ingegner Franco Giannini Direttore Dipartimento di Elettronica di Tor Vergata– CHOSE intende garantire la massima efficacia di azione mediante un continuo trasferimento tecnologico dall'Università alle imprese, anche promuovendo la costituzione di alcuni spin-off universitari tra cui la DYERS e la TIBERLAB, già nate dall'esperienza dei ricercatori del Polo".

"Il gruppo di ricerca è attualmente composto da oltre 30 ricercatori provenienti da varie parti del mondo, compresi alcuni cervelli ritornati in patria, dall'Inghilterra, dalla Francia, dalla Germania. – afferma Renato Lauro, Rettore Università degli Studi di Roma di Tor Vergata - Il Polo Solare, inoltre, rappresenta una fase importante di Formazione per i giovani infatti, gestisce sia un Master Internazionale in "Ingegneria del Fotovoltaico" presso la nostra università, che una Scuola Internazionale sul Fotovoltaico Organico che ospita studenti da ogni parte del Mondo".

"Il laboratorio CHOSE presso il Tecnopolo Tiburtino è stato realizzato per lo sviluppo di una linea pilota per la fabbricazione di moduli di grande area da integrare in pannelli fotovoltaici. - afferma il professor Aldo Di Carlo, Co-direttore Polo Solare Organico - Regione Lazio. - Ad oggi la massima efficienza raggiunta da questi moduli su piccola area è pari ad 8.5 %. mentre su moduli di grande area si è raggiunta un efficienza su area attiva apri al 4 %. Si tratta di risultati del tutto interessanti, specialmente perché le celle funzionano sia con luce diffusa, e quindi con un integrale giornaliero ben superiore alle celle tradizionali, sia all'interno degli appartamenti. I costi di produzione, infine, sono già notevolmente inferiori a quelli del fotovoltaico tradizionale ed in continua diminuzione".

SCHEDA: COSA SONO LE CELLE SOLARI FOTOVOLTAICHE ORGANICHE

Le Celle solari dye-sensitized (DSC), realizzate per la prima volta dal chimico svizzero Michael Grätzel nel 1991, sono celle fotoelettrochimiche arricchite di un colorante che ne aumenta l'assorbimento della luce solare. Queste celle costituiscono un'alternativa tecnicamente ed economicamente credibile alle convenzionali celle fotovoltaiche in silicio: la realizzazione di tali celle infatti non necessita del grande dispendio economico ed energetico tipico delle industrie dei semiconduttori. Inoltre, il fenomenale sviluppo che negli ultimi anni ha caratterizzato i settori dell'elettronica molecolare e delle nanotecnologie, ha reso possibile il raggiungimento di livelli di efficienza quanto meno confrontabili con quelli delle normali celle al silicio amorfo a costi decisamente inferiori.





www.edilportale.com

Permesso di costruire solo con rinnovabili, dal 2010
Più lontana l'efficienza energetica in edilizia, in controtendenza rispetto all'Unione Europea

di Rossella Calabrese



18/02/2009 - L'articolo 29, comma 1-octies, del disegno di legge di conversione del DL n. 207 del 30 dicembre 2008 Milleproroghe, in queste ore all'esame della Camera, differisce al 1° gennaio 2010 la scadenza del 1° gennaio 2009 entro la quale i regolamenti edilizi comunali avrebbero dovuto vincolare il rilascio del permesso di costruire, per gli edifici di nuova costruzione, all'installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.



Il termine del 1° gennaio 2009 – spiega la relazione del Servizio Studi della Camera – è previsto dall'art. 4, comma 1-bis del DPR 380/2001 (Testo Unico Edilizia), come sostituito dal comma 289 dell'art. 1, della Legge 244/2007 (Finanziaria 2008), che prevede che, per gli edifici di nuova costruzione, il permesso di costruire venga rilasciato a condizione che siano installati impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in modo da garantire una produzione energetica di almeno 1 kW per ciascuna unità abitativa e di almeno 5 kW per i fabbricati industriali di superficie non inferiore a 100 mq.



Il testo previgente del comma 1-bis dell'art. 4 del DPR 380/2001 faceva riferimento ai soli pannelli fotovoltaici e richiedeva una produzione energetica non inferiore a 0,2 kW per unità abitativa. La Finanziaria 2008 ha, quindi, incrementato la potenza minima degli impianti e ha esteso l'obbligo di installazione (con una potenza maggiore) anche ai fabbricati industriali. Inoltre, il nuovo comma 1-bis non riguarda più solo gli impianti fotovoltaici ma si riferisce più genericamente ad impianti a fonte rinnovabile.



I tecnici di Montecitorio ricordano poi che nel novembre 2008 la Commissione europea ha presentato una proposta di riesame della politica energetica, proponendo un piano d'azione che individua, tra le sue priorità, l'intervento in cinque settori considerati fondamentali per far fronte alla crescente precarietà dell'approvvigionamento energetico, tra i quali l'efficienza energetica. Le proposte della Commissione sono volte all'attuazione del pacchetto 20-20-20 (riduzione delle emissioni di gas serra del 20%, raggiungimento del 20% di energia rinnovabile sul totale e riduzione della domanda di energia del 20% entro il 2020).



In questo contesto, la Commissione propone di integrare e modificare la Direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico degli edifici prevedendo, tra l'altro, in caso di installazione di nuovi sistemi tecnici per l'edilizia, sostituzione di sistemi tecnici esistenti o interventi importanti di messa a norma di tali sistemi, un obbligo per gli Stati membri di fissare requisiti minimi di rendimento energetico.



La proposta della Commissione, inoltre:

- rafforza le disposizioni in materia di certificazione energetica, ispezioni degli impianti di riscaldamento e condizionamento, requisiti di rendimento energetico, informazione ed esperti indipendenti, in particolare, riformulando le prescrizioni relative al rilascio degli attestati al fine di assicurare che per ogni operazione immobiliare sia emesso un attestato e che al potenziale acquirente o locatario siano fornite informazioni sul rendimento energetico dell'edificio (o di sue parti) con sufficiente anticipo (cioè nell'annuncio di vendita o di affitto);

- amplia il campo di applicazione della disposizione che impone agli Stati membri di fissare requisiti minimi di rendimento energetico in caso di ristrutturazioni importanti negli edifici esistenti, eliminando la soglia di 1000 mq di metratura al disotto della quale non è attualmente previsto l'obbligo, in caso di ristrutturazioni importanti, di conformarsi ai requisiti minimi di rendimento energetico, nazionali o regionali;

- fornisce uno strumento di calcolo comparativo utilizzato dagli Stati membri a scopo di confronto, allo scopo di pervenire ad un graduale allineamento dei requisiti fissati dai diversi Stati membri, attualmente assai differenziati;

- incoraggia gli Stati membri a elaborare piani nazionali volti a favorire la diffusione sul mercato di edifici con un consumo di energia ed emissioni di carbonio bassi o nulli.




L'Italia non sembra essere sulla stessa lunghezza d'onda della Ue in tema di rendimento energetico in edilizia, dal momento che dall'ottobre 2006 è in corso un contenzioso per la presunta non corretta attuazione della direttiva 2002/91/CE. La Commissione ritiene, infatti, che il Dlgs 192/2005, di attuazione della direttiva 2002/91/CE, costituisca un semplice quadro generale di riferimento che avrebbe dovuto essere completato da successivi decreti, linee guida e relazioni da approvare, rispettivamente, entro 120 e 180 giorni, dalla sua entrata in vigore. Non avendo ricevuto alcuna comunicazione inerente tali misure di attuazione, né disponendo di altri elementi d'informazione, la Commissione ha concluso che l'Italia non ha adempiuto all'obbligo di attuare la direttiva.



E una nuova procedura di infrazione potrebbe essere aperta, a carico dell'Italia, per la cancellazione - prevista dalla legge 133/2008 - dell'obbligo di allegare l'attestato di certificazione energetica all'atto di compravendita di interi immobili o di singole unità immobiliari, e dell'obbligo, nel caso delle locazioni, di consegnare o mettere a disposizione del conduttore l'attestato di certificazione energetica. Dall'entrata in vigore della legge 133/2008 è venuto meno l'obbligo di allegare l'attestato di certificazione energetica agli atti di compravendita, ma non l'obbligo di redigerlo, previsto dall'art. 6 del Dlgs 192/2005 (leggi tutto).


(riproduzione riservata)

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Mercoledì 18 Febbraio 2009


Centri commerciali al posto delle industrie la Confcommercio avvia una battaglia legale


La Confcommercio passa alle vie legali per bloccare la trasformazione di siti industriali dismessi in centri commerciali. «Continuiamo la nostra battaglia - dice il vice presidente dell’associazione, Italo Di Cocco - per evitare la riconversione in centri commerciali di tre siti industriali dimessi, ossia la ex Dublo a Latina Scalo, l’ex Avir a Gaeta e l’ex Mira Lanza a Pontinia».
Proprio su quest’ultima si si concentra la prima azione, come deciso nel corso di un incontro che si è svolto nei giorni scorsi a Pontinia tra i rappresentanti della Confcommercio e i piccoli commercianti. La riunione ha affrontato la questione riconversione su due distinti piani. «Da un lato – commenta Di Cocco – bisogna valutare l’aspetto tecnico. Il nostro è un territorio saturo dal punto di vista dei centri commerciali. Avallare la nascita di uno o più nuovi nuclei avrebbe ripercussioni devastanti su tutta la zona e sulle piccole attività, che sono per lo più a conduzione familiare. Si rischierebbe di far finire sul lastrico migliaia di famiglie. Dall’altro – prosegue – bisogna tener conto del piano politico. Il Comune di Pontinia ha cominciato a lavorare producendo delibere finalizzate all’apertura del grande punto vendita senza consultare prima le associazioni di categoria, utilizzando l’alibi di 500 nuovi posti di lavoro e di importanti opportunità. Di certo non per i commercianti». Una campagna nella quale « siamo certi di avere il sostegno della Regione Lazio, che non solo promuove da tempo la creazione di centri commerciali naturali, ma ha emanato una delibera, non ancora però approvata in Consiglio, che porta a 4.648 metri quadri l’area che la provincia di Latina potrebbe ancora investire in centri commerciali, 169.207 in meno rispetto a quanto preventivato con la riconversione dei tre siti, a breve – conclude Di Cocco – verrà organizzata una riunione a Latina, coinvolgendo anche le zone limitrofe e tutto il bacino nord della provincia per fare il punto della situazione e mettere in campo ulteriori azioni di contrasto».
TRATTO DA IL MESSAGGERO DEL 18 FEB 2009

giorgio libralato ha detto...

sono contrario fin dall'inizio perchè è contrario allo sviluppo e all'economia.

Anonimo ha detto...

Io ho votato questa amministrazione perchè mia zia era candidata con Tombolillo. Se avessi saputo del centro commerciale le avrei detto: scusa zia ma non posso votarti, non posso andare contro i miei interessi e quelli di Pontinia. Peccato che nel programma elettorale non si parlava di centro commerciale!
PC

giorgio libralato ha detto...

Nel programma elettorale non poteva essere compreso un progetto indefinito e per di più di una società privata. Quello che dovrebbe, invece, essere scritto in un programma è come si vuole amministrare in senso generico. Cioè se rilanciare la micro e piccola economia oppure sibire la grande distribuzione. Essere protagonisti oppure soggetti al sistema.

Anonimo ha detto...

ma se sono 20 anni d'amministrazione centrosinistra con le stesse medesime persone che non si fà un piano del commercio, è chiaro l'intento dei precedenti ed attuali amministratori era ed è quella di voler lasciare APERTA ogni possibilità di speculazione "esterna" alla comunità di Pontinia.
vent'anni di tempo per porre rimedio pianificare invece.... come per il PRG dal 1970 sono ad oggi 38 anni di vuoto legislativo in materia di pianificazione urbana e territoriale per dare agio alle speculazioni di pochi a discapito di tutti, lo sfacelo è sotto gli occhi di tutti, tutti si lamentano e nessuno fa niente, ma non solo i "tutti" continuano a votare le stesse persone quelle dello sfacelo! come si definirebbe una situazione così? cittadinanza rincoglionita? ignorante? condizionata? avanti signori e signore date la vostra opinione.

giorgio libralato ha detto...

Il PRG non è stato approvato nel 1970 ma dalla prima giunta Tombolillo. Per l'alternativa, se non c'è, bisogna ringraziare Mochi e il dissesto. Avevo già previsto questa situazione ed era novembre 2004 dopo la prima sentenza che annullava il dissesto per la mancanza dei presupposti tecnici. Oggi l'alternativa che vorrebbero in molti (non escludo lo stesso sindaco) non esiste in consiglio comunale.