tratto da https://ambientenonsolo.com/leconomia-del-desiderio/
L’economia del desiderio

di Fabio Cavallari
[Gli articoli di Fabio Cavallari per Ambientenonsolo]
Ogni anno, a Davos, il mondo discute di disuguaglianza. Ogni anno, a Davos, il mondo resta uguale.
Il nuovo rapporto Oxfam 2025, presentato in occasione del World Economic Forum, fotografa un pianeta che si divide in due: da un lato miliardi di persone vivono con meno di sette dollari al giorno, dall’altro pochi individui accumulano patrimoni che crescono di cento milioni al giorno. È un documento impietoso. Racconta di un’economia che non premia più il merito ma la rendita, di un’Italia dove il 5% più ricco possiede quasi la metà della ricchezza nazionale, e dove la povertà assoluta riguarda ancora oltre 5,7 milioni di persone. Non è un’inchiesta sulle cifre: è un referto sulla coscienza collettiva.
La disuguaglianza non è solo un effetto economico, ma una struttura del desiderio. È il modo con cui una società definisce chi merita di esistere. Oxfam parla di patrimoni, noi dovremmo parlare di gerarchie simboliche. Abbiamo costruito un mondo in cui il valore coincide con la visibilità, e la povertà è diventata un errore di comunicazione. Chi è povero è colpevole di non essere apparso.
Il capitalismo contemporaneo non produce più solo beni: produce distanza. Genera una differenza di linguaggio, di accesso al tempo, di possibilità di dire “io”. I poveri non sono esclusi: sono muti. I ricchi non sono liberi: sono prigionieri dell’accumulo. L’uno e l’altro, in modi diversi, abitano un mondo in cui il denaro ha sostituito la relazione come misura del reale.
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