lunedì 1 novembre 2021

Il Fatto Economico. Altro che Cop: la ripresa economica va a carbone e petrolio. FT: Non solo clima, luci e ombre di Glasgow

 dalla newsletter  de ilfattoquotidiano 


Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico. Gli articoli del nostro inserto, questa settimana, sono dedicati anche alle sfide della transizione energetica e mostrano quanto sia vuota la formula dello “sviluppo sostenibile”. Restiamo sulla Cop26 con un reportage del Financial Times da Glasgow, che documenta come la città sia arrivata all’appuntamento tra critiche e polemiche sull’efficienza dell’amministrazione municipale. Nella rubrica cripto della settimana, infine, Nicola Borzi analizza lo sbarco degli Exchange Traded Fund sul mercato dei Bitcoin: un prodotto all’apparenza appettibile anche per i piccoli risparmiatori, che però nasconde qualche rischio.

Buona lettura.


Financial Times. Rifiuti, topi, disservizi: Glasgow apre la Cop26 tra le polemiche

di Mure Dickie

Proprietari che gonfiano i prezzi, minacce di sciopero dei dipendenti pubblici e delle municipalizzate, un’epidemia di ratti. Sono i titoli di giornale degli ultimi giorni associati al nome di Glasgow, una macchia che si allarga sulla patina di notorietà che ha avvolto la città ospite della 26esima Conferenza internazionale sul clima. Nella città scozzese, l’orgoglio di ospitare il più importante incontro internazionale degli ultimi anni si mescola non solo all’amaro scetticismo sulle prospettive di un accordo che frenerà il riscaldamento globale, ma anche ad altro.

Glasgow, in effetti, non si presenta molto in forma. I servizi di pulizia del Comune sono stati duramente colpiti dalla pandemia, per via delle restrizioni, del distanziamento e delle assenze del personale. Gordon dubita che i 15 minuti di celebrità globale che la Cop26 darà alla città potranno risollevarne una reputazione “che è già sotto terra”. L’aumento dei rifiuti e dei graffiti deturpa intere parti di quella che una volta veniva celebrata come “la seconda città dell’impero britannico”, ma che ha sofferto molto del declino post-industriale del Paese e oggi ha al suo interno alcune delle aree più povere della Scozia.

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