sabato 5 dicembre 2020

rifiuti, discarica o deposito per inerti in provincia di Latina? chi afferma che non si chiamerà discarica è un buontempone oppure non conosce la situazione regionale e provinciale?

 molti buontemponi, alcuni vicini al pd oppure ad alcune società di rifiuti e trattamento degli stessi o vicini alle maggioranze alla regione o alla provincia, vorrebbero farci credere che il prossimo sito non sarà una discarica, ma un deposito di "rifiuti inerti" che, secondo la normativa italiana, sarebbero compresi nel codice 170000, o almeno questo è ciò che compare dalla ricerche.  Chi fa queste affermazioni, oltre a non conoscere tecnologie ed impianti, quindi che fanno commenti e dichiarazioni improbabili o comunque diversi dalla realtà, non conoscono nemmeno i dati statistici, le quantità contenuti nella proposta di piano regionale dei rifiuti (poi approvato il 5/8/2020 dal consiglio regionale del Lazio) di cui si riportano alcuni estratti dei dati. Quello che segue è solo a titolo esemplificativo e non entra nel metodo o nella validità o efficienza degli impianti ma solamente dati statistici. Pur condividendo poco di ciò che affermano o scrivono ho sempre ritenuto necessario conoscere ciò di cui si parla, oltre che esaminando la documentazione, anche vedendo e osservando gli impianti anche con sopralluoghi negli impianti. Invito questi buontemponi che fanno dichiarazioni improbabili a fare lo stesso. Studiando i documenti e visionando gli impianti. Veniamo alla prima baggianata, che contiene, in una sola affermazione, almeno 4 errori, con la seconda baggianata che è conseguenza della prima. "Latina ha bisogno solo di un deposito di inerti che non chiameremo discarica." Primo errore: chi lo dichiara non conosce il piano regionale dei rifiuti. Seconda baggianata: "dal Tmb, o Tbm che dir si voglia, escono solo rifiuti inerti per deposito o per alimentare inceneritori" Secondo errore: dal documento sopra elencato, di cui trovate di seguito alcuni estratti, dai Tmb o Tbm, escono rifiuti con codice CER 190501 che, come si può leggere nel documento, possono contenere, oltre a rifiuti organici non riciclati, anche fanghi (vedere per esempio https://lexambiente.it/materie/rifiuti/179-dottrina179/11765-rifiuti-la-natura-del-cer-190501.html "Il cambiamento, si ritiene in questa sede, non è da sottovalutarsi, anche alla luce del fatto che la famiglia dei CER 1905 è comunque relativa a rifiuti provenienti dal trattamento aerobico e che, pertanto, il CER 190501 identifica un rifiuto che, pur provenendo da un trattamento di ossidazione, non è destinato a concorrere alla produzione di compost.

In secondo luogo, si evidenzia come, nella prassi della gestione dei TMB, il CER 190501 venga assegnato alle più disparate tipologie di rifiuti, sostanzialmente riconducibili alle seguenti tre differenti casistiche.

Il primo caso è quello dell’attribuzione del suddetto CER al flusso di rifiuti che, in occasione di guasti, malfunzionamenti o manutenzione della sezione di stabilizzazione e raffinazione di un impianto di compostaggio, esce dall’impianto avendo subito esclusivamente un processo di tritovagliatura ed, eventualmente, di deferrizzazione. Appare evidente a chi scrive che questa classificazione non risulta corretta alla luce della natura della famiglia 1905 sopra richiamata, mentre il CER più appropriato dovrebbe essere il 191211 o 191212, con le conseguenti e note problematiche relative alla classificazione di codici a specchio.

Il secondo caso, oggetto del succitato contributo di Leone su Lexambiente, è quello assai diffuso che vede identificata con il CER 190501 la frazione organica solo parzialmente stabilizzata e che, per motivi legati ad insufficienti tempi di residenza nei bacini di ossidazione o per problemi di progettazione o gestione dell’impianto, non avrebbe le caratteristiche per essere caratterizzata con il CER 190503: schematicamente, in funzione della putrescibilità residua del rifiuto in uscita dalla sezione di compostaggio, questo sarebbe da classificarsi con il CER 190501 se non stabilizzato e con CER 190503 (FOS) se stabilizzato."

Terzo errore: chi fa l'affermazione della seconda baggianata dimostra di non conoscere tutta una serie di discussioni e di ricorsi con sentenze a favore della Rida Ambiente di Aprilia e che condannano la regione Lazio. Una di queste sentenze (T.A.R. Lazio - Roma, Sez. I quater 14 gennaio 2020, n. 426 - Mezzacapo, pres.; Gizzi, est. - R.I.D.A. Ambiente S.r.l. (avv.ti Bonura, F. e G. Fonderico, Ioannides) c. Regione Lazio (avv. Chieppa).) recita tra l'altro: 1.La R.I.D.A. Ambiente a S.r.l. (in seguito, Rida) effettua il trattamento biologico-meccanico (TBM) dei rifiuti solidi urbani (RSU) che le vengono conferiti dai Comuni convenzionati, producendo Combustibile Derivato da Rifiuti (CDR) ora Combustibile Solido Secondario (CSS), che viene successivamente conferito a “termovalorizzatori” per la produzione di energia; solo i rifiuti rimanenti all’esito del processo di trattamento vengono smaltiti in discarica, nel rispetto della relativa disciplina. 

quarto errore: i dati statistici, della regione Lazio nel documento sotto riportato, recita infatti che la Rida Ambiente ha conferito, con il codice CER 190501, alla discarica di Peccioli, 55.320 tonnellate/anno, mentre alle discariche di Taranto 5.885 t/anno, e a quella dei Colleferro 9.228 ton/anno. 

tratto da AGGIORNAMENTO DEL PIANO REGIONALE DI GESTIONE DEI RIFIUTI DELLA REGIONE LAZIO Proposta di Piano SEZIONE RIFIUTI URBANI 31 Luglio 2019 http://www.regione.lazio.it/binary/rl_main/tbl_documenti/RIF_DGR_592_02_08_2019_Allegato_3.pdf



























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