sabato 23 maggio 2015

Terra dei Fuochi, il generale Costa: «Con la nuova legge quasi impossibile arrestare chi inquina»

Il comandante del Corpo Forestale: bene le norme, ma tecnicismi lasciano perplessi

Sergio Costa, generale, comandante regionale del Corpo forestale dello Stato, l’uomo che dà la caccia a chi avvelena la Terra dei Fuochi. Le piace la nuova legge sugli ecoreati?
«Complessivamente è un importante strumento in più. Fino ad ora avevamo solo due delitti ambientali, adesso il numero è più consistente e questo è un aspetto a cui guardare con soddisfazione. Ma...».
Ma?
«Sbaglia chi pensa che risolva di colpo tutti i problemi».
Be’, le norme dovrebbero esistere proprio per quello.
«No, io piuttosto lo vedo come uno start up, un punto di partenza dal quale muovere per migliorare questa legge. E, da questo punto di vista, condivido alcune preoccupazioni espresse dal Corriere del Mezzogiorno circa l’efficacia delle norme in relazione alla battaglia che da anni combattiamo nella Terra dei fuochi. Aggiungo, però, che oltre a migliorare il pacchetto normativo — cosa che spero il Parlamento abbia già in mente — ci si deve preoccupare di migliorare anche la capacità operativa delle forze dell’ordine».
Non siete all’altezza?
«Lo siamo e il livello medio è alto, ma il testo costituisce una sfida nuova per tutti noi, perché per poter presentare una notizia di reato in base alla nuove norme è necessario prima conoscere la materia tecnico-ambientale».
E gli investigatori la conoscono, questa materia?
«Ovviamente dipende dalle varie forze dell’ordine. Il Corpo forestale ha la conoscenza più elevata per sua specifica natura e per vocazione, così come il Noe dei carabinieri. Gli altri si occupano prioritariamente d’altro».
Senza dimenticare che spesso a intervenire sono gli agenti della polizia locale.
«Il loro livello di conoscenza tecnico-ambientale, tranne casi particolari come il compianto Michele Liguori dei vigili urbani di Acerra, non è altissimo. E per questo è importante che le forze dell’ordine vengano assistite dalle agenzie regionali di protezione ambientale, alle quali però vanno forniti gli strumenti».
A proposito delle indagini, l’articolo sull’inquinamento ambientale richiede che la compromissione dell’ambiente sia «significativa» e «misurabile». Ci spiega come farà ad accusare qualcuno sulla scorta di quella norma?
«Guardi, ci sono alcuni articoli della legge fatti bene, e penso innanzitutto al disastro ambientale, al ravvedimento operoso, all’impedimento del controllo. Altri sono scritti sufficientemente bene, come quello sulle prescrizioni...».
Non mi sta rispondendo, generale...
«Ci stavo arrivando. Altri articoli ancora, invece, sono arricchiti di tecnicismi scientifici prestati alla materia giuridica che lasciano un po’ perplessi.Significativo è concetto che si presta a diverse interpretazioni. E, quanto allamisurabilità, cosa accade se nello stesso terreno si verificano due reati ad opera di soggetti diversi? Come si misura il danno provocato dal primo e quello arrecato dal secondo? Dubbi che, verosimilmente, saranno risolti dalla Cassazione penale quando arriveranno lì i ricorsi relativi ai dibattimenti».
Prima quei processi vanno celebrati. Oggi potrebbe arrestare chi interra un fusto?
«Sinceramente?».
Sinceramente.
«Dovrei prima stabilire che il danno sia significativo, magari in base a ciò che quel fusto contiene. Poi dovrei misurare il danno, accertando quanto quel fusto abbia contribuito ad avvelenare un sito magari già inquinato. Diciamo che si tratta di un’operazione molto complicata, ai limiti dell’impossibile. Il tutto senza tralasciare la circostanza che gli imputati potranno contare su consulenti scientifici molto accorsati. Alla fine, però, sarà il libero convincimento del giudice a fare giurisprudenza. E, dunque, la capacità dell’investigatore nell’esporre la situazione».
Quel convincimento arriverà dopo la valutazione degli atti. Onestamente, se da un lato c’è la sua indagine e dall’altra una perizia di tre super-esperti, a chi darà ragione il tribunale?
«Ragionevolmente accoglierà le loro tesi, purtroppo. Ma non per questo rinunciamo a raccogliere la sfida. E ad arrestare quei criminali».

© RIPRODUZIONE RISERVATA di Gianluca Abate 

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