08/09/2009 05:15 Il dirigente dell'Arpa Latina, il dott. Ennio Zaottini, è stato infatti convocato dal Comune di Latina per illustrare i dati evidenziati nel corso del monitoraggio e quindi stabilire il grado di inquinamento della discarica. In quella sede, inoltre, si dovrà cominciare a lavorare sul percorso di bonifica del sito, stabilire, cioè, se sia il caso di rimuovere il materiale ferroso, con il suo contenuto, oppure lasciarlo interrato ad una profondità tra i cinque e i dieci metri. Il nodo da sciogliere è capire se il materiale in questione abbia già inquinato la falda acquifera sottostante oppure se tale pericolo possa esserci nel caso si tenti di rimuovere i rifiuti stessi. Una situazione delicata, alla luce anche delle risultanze dei primi dati palesati dal monitoraggio che hanno confermato la tendenza emersa nelle scorse settimane, vale a dire quella secondo cui il materiale ferroso interrato sarebbe riconducibile ai fusti contenenti sostanze tossiche. Il sospetto della presenza di tali fusti era stato avanzato già nel 1996 dai cittadini di Borgo Montello, che si erano costituiti nel «Comitato per la Tutela Ambientale dei Borghi». Il gruppo aveva poi inviato alla Procura di Latina lo studio redatto dall'ENEA nel 1995 da cui risultava la presenza di materiale ferroso sotto la discarica, presumibilmente riconducibile a fusti contenenti rifiuti. Lo studio, riportato alla luce solo di recente dopo che Comune e Provincia ne avevano perso le tracce, ha portato la Regione a disporre accertamenti affidati all'Arpa. Nel 1996, alcune dichiarazioni rilasciate dal collaboratore di giustizia Carmine Schiavone sul traffico di rifiuti della camorra avevano fatto esplicito riferimento alle discarica di Latina come base per lo smaltimento illecito di migliaia di fusti di rifiuti tossici, che potrebbero quindi trovarsi anche in altri siti di Montello oltre che nella discarica «S0».
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