martedì 26 settembre 2023

il fatto quotidiano in edicola le anticipazioni CDM, CONDONO SUGLI SCONTRINI E (MINI) MANCETTA PER I CARBURANTI. RDC, LEGGI INATTUATE E CORSI AL PALO

 tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-25-settembre-2023/

La giornata in cinque minuti

 Ascolta il podcast del Fatto di domani

CDM, CONDONO SUGLI SCONTRINI E (MINI) MANCETTA PER I CARBURANTI. RDC, LEGGI INATTUATE E CORSI AL PALO. Il governo affronta in consiglio dei ministri il nuovo condono edilizio, ma rilancia aggiungendone anche un altro sulle irregolarità commesse su scontrini fiscali e fatture. Poi c’ la proroga degli sconti in bolletta per i meno abbienti colpiti dai rincari e una mancetta per i carburanti (solo il 5% sull’iva, per dire). Salvini continua a tenere il punto sulla sanatoria edilizia: “Per quanto riguarda l’edilizia con piccole irregolarità che possono essere sanate portando tanti soldi nei comuni, ne parleremo col ministro dell’Economia”. Mentre si discute, però, l’agenzia di rating Standard & Poor’s lancia l’allarme sulla tenuta europea: “L’eurozona sta entrando in un periodo prolungato di bassa crescita e alti tassi di interesse. E una flessione pronunciata del mercato del lavoro potrebbe spingere l’economia dell’area euro verso la recessione”. Una situazione complicata per l’economia – specie quella italiana caratterizzata da bassa crescita, inflazione alta e produzione industriale negativa – che peserà ancora di più sulla fascia di popolazione più debole. Fascia colpita anche dal taglio del Reddito di cittadinanza, tema su cui – come vedremo sul Fatto di domani – continuano a pesare i problemi: vedremo quali sono quelli legati alla nuova piattaforma che in teoria dovrebbe offrire corsi di aggiornamento, necessari per ottenere il contributo. Corsi che non in tutte le regioni sono sufficienti a coprire la domanda degli ex percettori. Ma vedremo anche che le leggi che riguardano il mondo del lavoro che più soffre: in parte ancora inefficaci e spiegheremo il perché. Poi vi racconteremo dell’ennesima cabina di regia per il Pnrr, il cui tema di discussione era la rimodulazione anche degli obiettivi previsti per la quinta rata (dopo quelle precedenti, con i ritardi annessi). Mentre i tavoli con le parti sociali sono stati riprogrammati per i prossimi giorni.


MORTO MESSINA DENARO, I SUOI SEGRETI SEPOLTI CON LUI. L’ultimo stragista mafioso, il superboss di Castelvetrano, è morto a 62 anni in carcere, stroncato da un tumore al colon. Quando è stato arrestato fuori da una clinica di Palermo 9 mesi fa, dopo 30 anni di latitanza, aveva detto ai carabinieri: “Mi avete preso solo per la mia malattia”. Il tumore gli era stato diagnosticato mentre era ancora ricercato, nel 2020. Dopo la cattura, era stato sottoposto alla chemioterapia nel supercarcere dell’Aquila e a due operazioni chirurgiche. La Procura ha disposto l’autopsia sulla salma, ma dall’esame autoptico non emergeranno i segreti del “Siccu”, che molto probabilmente finiranno con lui nella tomba. Come ha detto Salvatore Borsellino, né dalla morte né dal suo arresto si è ricavato un atomo in più di verità. In carcere il boss aveva detto che non si sarebbe mai pentito. Lo ha ricordato oggi il procuratore generale di Caltanissetta Antonino Patti, che ha seguito l’ultimo processo per le stragi: “Alla fine ha prevalso la mentalità del mafioso vecchio stampo. È morto portando con sé questi misteri”. Sul Fatto di domani leggerete un ampio speciale sulla figura del boss. Marco Lillo elencherà tutti i buchi e le omissioni che restano da chiarire sulla stagione in cui Messina Denaro è stato il capomafia più rilevante. Poi approfondiremo il radicamento di Cosa Nostra a Trapani e provincia in un’intervista al pm Gabriele Paci, che da agosto regge l’ufficio inquirente della città.


GLI INTELLETTUALI, LA GIUSTIZIA, LA COSTITUZIONE: INTERVISTA A TUTTO CAMPO A GUSTAVO ZAGREBELSKY. “Sono apprendisti stregoni che vanno contro la Costituzione”: il grande giurista italiano sintetizza così il suo giudizio sui piani del governo Meloni per riformare, nell’ordine, la giustizia, i rapporti tra Stato ed enti locali con l’autonomia regionale e l’ordinamento politico del nostro Paese con il premierato. Come leggerete sul Fatto di domani, in un’ampia intervista, Gustavo Zagrebelsky può tracciare il filo che unisce questi progetti di legge all’apparenza sconnessi, ma legati dal suo punto di vista da un disegno culturale comune: la maggioranza di centrodestra sta completando un “rovesciamento della giustizia” per cui la politica, dall’essere la rappresentazione delle istanze sociali, diventa imposizione dall’alto da parte di un’élite di governanti.


GUERRA, ARRIVANO I PRIMI TANK USA PER KIEV: “NON IN PRIMA LINEA PERCHÉ SAREBBERO DISTRUTTI”. L’esercito russo è tornato a colpire con missili e droni la regione di Odessa e la città di Kupiansk e Kherson. Gli ucraini hanno risposto con un raid su Kursk e su Sebastopoli, nella Crimea occupata. In quest’ultimo attacco sarebbe morto il comandante della flotta russa nel Mar Nero, il vice ammiraglio Viktor Sokolov, secondo le forze ucraine. L’istituto per lo studio della guerra (Isw) scrive che il presidente russo Vladimir Putin avrebbe ordinato al ministro della Difesa russo Sergei Shoigu di fermare la controffensiva di Kiev entro l’inizio di ottobre. Ma oggi sono stati consegnati agli ucraini i primi 31 carri armati Abrams, di fabbricazione statunitense. E altri arriveranno nei prossimi mesi, garantiscono fonti del Pentagono citate dal New York Times. La settimana scorsa Joe Biden aveva approvato un nuovo pacchetto di aiuti da 325 milioni di dollari. Il capo dell’intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov ha affermato che i tank americani non saranno schierati in prima linea, ma usati “per operazioni molto specifiche e ben congegnate”, questo per evitare vengano distrutti subito, come è successo ai primi Leopard usati nella controffensiva a giugno. La situazione tra i due fronti è ancora di sostanziale stallo. La Polonia ha ribadito che non invierà a Kiev armi nuove, ma vecchie, perché ha bisogno di tenere per sé le attrezzature moderne. Il governo britannico nel solito bollettino militare sul conflitto afferma che i russi hanno fallito i tentativi di riconquistare i territori di Bakhmut e Orichiv. Intanto, da Ginevra il team investigativo incaricato dalle Nazioni Unite di accertare i crimini di guerra ha fatto sapere di avere le prove di torture e violenze sessuali sistematiche e brutali da parte dei soldati di Mosca sugli ucraini. Sul Fatto di domani torneremo su uno dei gialli più seguiti di questa guerra: il sabotaggio del gasdotto Nord Stream, faremo il punto sulle indagini.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Migranti, cresce il livello dello scontro tra Italia e Germania. “Ho appreso con stupore che il tuo governo avrebbe deciso di sostenere con fondi rilevanti ong impegnate nell’accoglienza sul territorio italiano e in salvataggi nel Mediterraneo. Entrambe le possibilità suscitano interrogativi”: così ha scritto il 23 settembre Giorgia Meloni al cancelliere tedesco Olaf Scholz. La lettera è stata resa nota oggi, giorno in cui Berlino ha replicato che Roma sapeva tutto dallo scorso novembre. Intanto la portavoce della Commissione europea ha specificato di essere a conoscenza delle proposte del nostro governo: “È necessario che tutte queste decisioni siano prese in base a una valutazione individuale”.

Niger, la Francia ritira i soldati e richiama l’ambasciatore. Ennesimo fallimento per la politica estera d’Oltralpe: ieri il presidente Macron ha annunciato che, entro la fine dell’anno, i soldati francesi lasceranno il territorio del Niger e l’ambasciatore sarà richiamato a Parigi dopo il colpo di Stato.

Il Parlamento canadese e gli applausi al veterano nazista, il presidente si scusa. È successo durante la visita del presidente ucraino Zelensky: la Camera dei comuni canadese ha reso omaggio, venerdì scorso, a Yaroslav Hunka, 98 anni, un veterano ucraino che combatté con i nazisti durante la seconda guerra mondiale, ignorando il fatto che aveva prestato servizio nelle SS. La comunità ebraica ha preteso e ottenuto le scuse del presidente.


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Scommessa libera: il divieto agli spot c’è, ma non si vede

di Leonardo Bison

Se seguite lo sport, in particolare il campionato di calcio, avrete la sensazione di essere circondati da pubblicità di scommesse. A bordo campo, sulle magliette dei calciatori, durante gli intervalli, prima delle partite, dopo le partite, durante le partite, sui quotidiani, si è ricoperti di nomi di siti che strizzano l’occhio agli scommettitori con suffissi come bet, poker, vegas e simili, mentre siparietti illustrano quali siano le “quote” per chi dovesse scommettere su questo o quel risultato. Anche il concessionario ufficiale, ed esclusivo, delle partite di Serie A, Dazn, ha iniziato a promuovere il suo Daznbet durante le trasmissioni. Ma dal 2018 in Italia è vietata “qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro nonché al gioco d’azzardo, comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni e i canali informatici, digitali e telematici, compresi i social media”. Più chiaro di così… Che è successo allora?

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