tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-27-aprile-2023/
GRAN PASTICCIO DI GOVERNO: SALTA L’APPROVAZIONE DEL DEF PER GLI ASSENTI. CDM CONVOCATO DI CORSA. Giorgia Meloni oggi era a Londra per incontrare il premier britannico Rishi Sunak. Ma a Roma è scoppiato un caos politico senza precedenti in Parlamento, mentre alla Camera si votava il Documento di economia e finanza. Alla maggioranza sono mancati i voti per approvare il testo a maggioranza assoluta, come prevede il regolamento: gli assenti nella maggioranza erano 25. La seduta di Montecitorio è stata sospesa, ma a cascata è saltato l’intero iter di approvazione del documento economico. In Parlamento vige infatti il principio che vieta di votare per due volte lo stesso atto parlamentare, quindi il governo non potrà riproporre il testo del Def e lo stesso scostamento di bilancio per 3,4 miliardi nel 2023 e 4,5 miliardi nel 2024 essenziale per varare l’annunciato taglio del cuneo fiscale. Ciò ha costretto il governo a convocare un nuovo Consiglio dei ministri oggi alle 18.30 in fretta e furia, con la premier all’estero costretta a collegarsi in video collegamento. “Oggi lo sfasamento era 4,35-4,50%. Se non è stato approvato quello bisognerà correggerlo al ribasso, ad esempio 4,49%”, ha dichiarato il viceministro all’Economia Maurizio Leo. “È inesperienza, non c’è dietro alcun segnale politico”, ha dichiarato Maurizio Lupi, ma le sue parole più che rassicurare hanno provocato sconcerto. Pd e 5S, che pure sul testo si erano astenuti (quindi non avevano fiutato l’opportunità), sono andati all’attacco dell’esecutivo: “La maggioranza ha fallito. Gli italiani non si meritano questo spettacolo indecoroso”, ha detto in aula Chiara Braga, capogruppo del Pd. Francesco Silvestri dei 5S ha accusato: “Dite ai percettori di Reddito di cittadinanza di andare a lavorare, ma veniteci voi a lavorare! Il presidente Meloni vada subito al Quirinale a farsi guidare. State creando una instabilità finanziaria che non possiamo permetterci”. Sul Fatto di domani leggerete tutti gli aggiornamenti su queste ore convulse per il centrodestra. Vedremo anche che quella di oggi è solo l’ennesima dimostrazione di incapacità del governo Meloni, che ha già toccato il record di decreti non convertiti in legge. 1° MAGGIO, LA DESTRA PREPARA LA FESTA AI LAVORATORI: PIÙ PRECARIETÀ E MENO REDDITO. LA CEI CONTRO L’ABOLIZIONE DEL SUSSIDIO. Il governo prepara il decreto per tagliare il Reddito di cittadinanza e dare mano libera ai contratti precari. Meloni vorrebbe approvare la misura nel Consiglio dei ministri del primo maggio, ma la bocciatura del Def potrebbe far slittare i piani. Il governo tuttavia non procede unito. Fratelli d’Italia punta ad abolire già dal 2024 il sussidio agli occupabili, circa 213 mila persone. Per loro, da agosto fino a fine anno, l’assegno continuerà ad arrivare (decurtato fino alla somma di 350 euro) e assumerà la sigla Pal: Prestazione di Accompagnamento al Lavoro. La ministra del lavoro Marina Calderone invece vorrebbe mantenere il sussidio da 350 euro al mese per tutto il prossimo anno. Secondo Calderone “lasciare 400 mila persone per strada è un problema sociale”. La pensano allo stesso modo i sindacati, convocati domenica prossima a palazzo Chigi per discutere della riforma. Alle organizzazioni dei lavoratori verrà illustrato il testo, senza possibilità di interventi. Oltre alla riforma del sussidio, il governo vuole modificare il decreto Dignità, che consente i contratti a tempo determinato – oltre 12 mesi – solo con le causali. L’idea è dare briglia sciolta alle imprese come chiede Confindustria: saranno i consulenti del lavoro pagati dalle aziende a certificare le causali dei contratti. Ovvero, il controllore remunerato dal controllato. Anche la Cei è critica con il governo. Sul lavoro “bisogna fare molto di più”, ha ammonito il segretario generale, monsignor Giuseppe Baturi. Ma il governo considera il taglio del cuneo fiscale, con l’aumento di 16 euro al mese in busta paga, una misura sufficiente: un regalino per la festa dei lavoratori. MELONI A LONDRA PER RINFORZARE L’ASSE DEI CONSERVATORI. Ignara di quello cui sarebbe andato incontro il suo esecutivo, Giorgia Meloni è volata a Londra per una visita di due giorni in cui ha incontrato il premier Rishi Sunak, lasciandosi alle spalle le polemiche sul 25 aprile. “Un nuovo inizio” nelle relazioni tra Italia e Regno Unito, secondo la premier, dopo il faccia a faccia pomeridiano è stata accompagnata dal suo omologo britannico in una visita all’Abbazia di Westminster, dove sono in corso i preparativi per l’incoronazione di re Carlo III il 6 maggio. Secondo le veline governative diffuse da britannici e italiani, Sunak ci avrebbe tenuto a organizzare un momento simbolico con Meloni per testimoniare l’ottima intesa, che è anche un’intesa politica tra leader conservatori, entrambi quarantenni ed entrambi freschi di leadership. Un’intesa incardinata sul contrasto all’immigrazione illegale, dal loro punto di vista. I giornali di destra britannici hanno accolto la visita oggi con l’auspicio che si crei un asse per affrontare la crisi dei migranti in Europa, di concerto con la Polonia e gli altri Paesi del fronte orientale di Ue. Italia e Uk hanno gli stessi valori, ha ribadito Sunak, che poi ha elogiato la politica economica del governo Meloni. Non era al corrente del caos scoppiato oggi in Parlamento. Che però non è certo l’emblema di un governo solido, vista l’ondata di scandali e dimissioni che ha investito il suo governo come tutti i precedenti esecutivi guidati dai Tories. Sul Fatto di domani approfondiremo il senso politico della visita di Meloni a Londra. “TRATTATIVA” STATO-MAFIA, CASO CHIUSO: LA CASSAZIONE ASSOLVE MORI E IL ROS. Assolti per non aver commesso il fatto i tre ex investigatori del Ros: Mario Mori, Giuseppe De Donno e Antonio Subranni. I giudici della Suprema Corte hanno confermato l’assoluzione d’appello, con una motivazione diversa: per la Corte d’assise, infatti, il fatto non costituiva reato. Confermata l’assoluzione anche per Marcello Dell’Utri. I mafiosi Leoluca Bagarella e Antonino Cinà la fanno franca con la prescrizione, grazie alla riformulazione del reato: non più violenza e minaccia a corpo politico dello Stato, bensì un mero “tentativo”. Sul Fatto di domani approfondiremo il verdetto degli ermellini per comprenderne tutte le implicazioni. Niente appello bis, dunque, come richiesto dalla Procura generale di Palermo. La sentenza d’appello era arrivata il 23 settembre 2021 con la condanna dei mafiosi Cinà e Bagarella, ribaltando il verdetto di primo grado del 2018. Il 20 aprile di cinque anni fa i giudici condannarono tutti gli imputati: 28 anni di carcere a Bagarella, 12 anni per Dell’Utri, Mori, Subranni e Cinà, 8 anni per De Donno. Il processo riguarda la cosiddetta trattativa tra settori deviati dello Stato e Cosa Nostra: in cambio dell’attenuazione delle condizioni detentive, la mafia avrebbe fermato le stragi che insanguinarono l’Italia nel 1992 e 1993. LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE Il diavolo veste Schlein. Un’intervista della segretaria Pd a Vogue Italia ha sollevato un’eco di critiche. Non per i suoi contenuti politici, ma estetici: Schlein ha rivelato infatti avere una consulente di abbigliamento, esperta di armocromia. Ucraina, per il premier “entro l’anno trattative per ingresso in Ue”. “Stiamo implementando ora tutte le riforme che sono necessarie, nonostante la guerra. Saremo completamente pronti e preparati per il procedimento di trattativa entro la fine di quest’anno”, ha detto il premier ucraino Denis Shmyhal in una conferenza stampa a Roma. “Aspettiamo il report dell’Unione in merito entro la fine della primavera, questo ci porterà al passaggio successivo”. Di Maio, un altro passo avanti verso l’incarico nel Golfo. Come previsto, la nomina è stata ratificata come una formalità e senza discussione dalla riunione degli ambasciatori Ue nel Comitato Politico e di Sicurezza. La nomina dell’ex ministro degli Esteri italiano dovrà essere ratificata dal Consiglio Ue. La procedura di ratifica, teoricamente, non prevede dibattitti. In caso positivo Di Maio entrerà in carica come inviato Ue nel Golfo dal primo giugno. Archiviata l’inchiesta sul Metropol. Si chiude con un’archiviazione l’inchiesta sulla presunta trattativa sul caso Metropol, l’hotel di Mosca dove il 18 ottobre 2018 si è tenuto l’incontro tra il presidente dell’associazione Lombardia Russia Gianluca Savoini, l’avvocato Gianluca Meranda, l’ex bancario Francesco Vannucci e tre presunti intermediari russi. L’argomento di discussione, stando agli audio diffusi in seguito, era una compravendita di petrolio che avrebbe dovuto avere lo scopo di alimentare con 65 milioni di dollari le casse della Lega. La vicenda è ricostruita in una puntata del podcast di FQ Extra Le mani nel sacco. Scopri le nostre newsletter. Clicca qui |
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