giovedì 2 dicembre 2021

Ilva inquina e noi paghiamo 600 mila € un inutile commissario

 da ilfatto quotidiano del 2 dicembre 2012

 Bonifica Ilva, stipendio d’oro per il garante IL GOVERNO HA PREVISTO UN COMPENSO DI 600 MILA EURO IN TRE ANNI PER CHI CONTROLLERÀ L’A Z I E N DALA “TA SSA” I fondi vengono sottratti agli stanziamenti per il dissesto idroge ologico e per il risanamento del territorioDuecentomila euro all’anno per l’ennesimo incarico burocratico. È quello che prevede il Decreto sull’Ilva, all’articolo 3 comma 2, che mette a bilancio, così, un costo complessivo di 600 mila euro per i tre anni di durata dell’attività del Garante. Si tratta di una figura, “di indiscussa indipendenza, competenza ed esperienza” inca - ricato di vigilare sull’attuazione delle disposizioni stabilite “dal presente decreto”. COME nella miglior tradizione italiana, quindi, per far affermare un diritto occorre pagare. Nonostante le disposizioni già esistenti, come quella emanata dal Gip di Taranto, Patrizia Todisco, nel luglio scorso che ha già individuato le norme a cui l’Ilva dovrebbe attenersi e anche le persone, i custodi giudiziari, incaricate di esigerne il rispetto. Il decreto, invece, nell’intento di dare una veste accettabile al sostanziale via libera all’attività produttiva dell’Ilva, ha voluto creare un nuovo incarico con tutti gli orpelli conseguenti. “Il Garante - si legge nel provvedimento - avvalendosi dell’Istitu - to Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, e sentendo le rappresentanze dei lavoratori, acquisisce le informazioni e gli atti ritenuti necessari, che l’azienda, le amministrazioni e gli enti interessati devono tempestivamente fornire”. Una volta acquisite le informazioni, avviene la segnalazione al Presidente del Consiglio dei ministri, al ministro dell’Am - biente e a quello della Salute, riguardo a “even - tuali criticità riscontrate nell’attuazione della predetta autorizzazione (cioè l’autorizzazione integrata ambientale che consente all’Ilva di operare, ndr) e proponendo le idonee misure, ivi compresa l’eventuale adozione di provvedimenti di amministrazione straordinaria, anche in considerazione degli articoli 41 e 43 della Costituzione”. Al Garante, quindi, viene anche affidato il compito di proporre un’eventuale provvedimento di espropriazione dell’azienda come regolato dagli articoli della Costituzione citati. Un’ipotesi piuttosto remota, come ha assicurato ieri Passera e che, in ogni caso, non sarebbe immediatamente operativa. Il garante, infatti, può solo proporre il provvedimento di espropriazione che però va determinato dall’autorità pubblica, in questo caso il governo. Il quale potrebbe utilizzare il “Testo unico sulle espropriazioni per pubblica utilità” anche se il decreto parla di “provvedimenti di amministrazione straordinaria”, il che fa pensare al ricorso alla legge Marzano (che però serve a gestire le aziende insolventi). RESTA IL FATTO di uno stanziamento di fondi pubblici, “pari a complessivi 600 mila euro”, per gli anni 2013, 2014, 2015. Chi paga? Le risorse provengono dai fondi assegnati da due delibere Cipe: quella per “interventi di contrasto del rischio idrogeologico di rilevanza strategica regionale nel Mezzogiorno” e le “risorse nel Mezzogiorno nei settori ambientali depurazione acque e bonifica di discariche”. Quindi, si tratta di fondi sottratti all’ambiente. A scagliarsi contro il decreto, però, non sono in molti. Lo fa il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, che accusa il provvedimento di ignorare il rafforzamento dei presìdi sanitari a Taranto. La Fiom, invece chiede rassicurazioni sulle risorse disponibili da parte dell’Ilva in mancanza delle quali occorrerebbe passare subito “al - l’Amministrazione straordinaria”. Cioè all’esproprio. Il più duro, invece, è il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, secondo il quale “a Taranto ora si può inquinare per decreto”. Bonelli attacca anche l’istituzione del garante perché sostituisce “l’azione di vigilanza sul rispetto delle leggi” che spetta alla magistratura. Per quanto riguarda la nomina, l’idea del governo è di darle ampia risonanza con un coinvolgimento diretto del presidente Napolitano. Tra i nomi, sono iniziati a circolare esponenti del mondo ambientalista, e parlamentari Pd, come Ermete Realacci (che smentisce seccamente) e Roberto Della Seta (lo stesso che, secondo le intercettazioni della magistratura, avrebbe subìto pressioni per i suoi inverventi parlamentari a sfavore dell’Ilva). Raggiunto dal Fatto , Della Seta interviene sul merito: “Mi fa piacere che circoli il mio nome ma non ne so nulla. L’importante è che il garante abbia voce in capitolo”. Il ministro Clini, però, nell’intervista qui a fianco, esclude categoricamente l’ipotesi di un incarico a uomini politici e tira in ballo persone di assoluta competenza. Altri tecnici, sembra di capire, forse un magistrato. Un altro dei nomi possibili è l’attuale capo dei Vigili del Fuoco, Alfio Pini. Ma filtra anche quello di Umberto Veronesi, l’oncologo nazionale che il presidente Ilva, Bruno Ferrante, ha indicato come un suo amico del “club del venerdì”. Sa. Can. Il fatto quotidiano 2 dicembre 2012

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