dall'articolo de il fattoquotidiano del 2 dicembre 2012
di Giorgio Meletti Ministro Clini, l'estate scorsa ha detto che non farebbe vivere al quartiere Tamburi di Taranto un suo nipotino. Adesso, dopo il decreto che non è salva-Ilva ma salva-tutto, deve dire quando manderebbe il nipotino a Taranto. Conto di vedere i primi risultati in sei mesi. Ma stavolta niente battute. Il piano di risanamento, che adesso è legge, porterà il primo miglioramento quando le famiglie del Tamburi potranno stendere i panni senza vederli anneriti dalle polveri del parco minerario, appunto, credo, in primavera. Entro il 2014 ci sarà aria pulita? Per quanto riguarda l’Ilva sì. Però non dimentichi che a Taranto c'è anche altro. Adesso ci viene detto che produrre acciaio in modo pulito è possibile, ma finora il governo non ci credeva. Io ci ho sempre creduto. È l’Ilva che ha cambiato idea. Per mesi ha sostenuto che i costi per risanare l’av re b b e ro messa fuori mercato. Il presidente Bruno Ferrante ha capito che la famiglia Riva, senza cambiare atteggiamento, avrebbe perso l’azienda. Co m ’è andata? Noi abbiamo approvato l'Autorizzazione integrata ambientale, con le prescrizioni per ridurre l’inquinamento. A quel punto l’azienda doveva presentarci un piano di interventi conseguente. Quando l’ha fatto, ho chiamato Ferrante e gli ho chiesto: cos’è questa roba? Che cos’era quella roba? Pensavano di cavarsela seguendo i normali ritmi della manutenzione. Gli ho detto che non gli stavamo chiedendo manutenzione ma trasformazione. E che, se il loro obiettivo era chiudere, non avrebbero trovato una sponda nel ministero dell'Ambiente. Ha detto a Ferrante che, se pensavano di chiudere, lo Stato si sarebbe ripreso l’a cc i a i e r i a? Più o meno. In pochi giorni ci è arrivato un piano adeguato. Con interventi stimabili in tre miliardi di euro in tre anni. Se i Riva si accollano un costo finanziario di 5-600 milioni all’anno, o pensano di rifare i furbi, o ammettono che l’acciaio è molto più redditizio di quanto non appaia dai loro bilanci. Non ho mai pensato che la siderurgia non fosse redditizia, per questo ho sempre insistito sugli investimenti. I Riva si sono arresi. Ma anche voi avete cambiato atteggiamento. Fino a pochi giorni fa ve la prendevate solo con i magistrati, e siete sembrati accondiscendenti con l’azienda. Ma quando mai? Quando a fine luglio c’è stato l'arresto di Riva era già in corso da mesi un braccio di ferro con l'Ilva. Prima di Ferrante non c’era nessun dialogo con l'azienda. Scusi se insisto. Siete passati dall’accusare la magistratura di aver espropriato al governo la politica industriale a un decreto che punta alla tempia di Emilio Riva l’ar ticolo 43 della Costituzione, con la minaccia di nazionalizzazione. Non è che non lo voglio ammettere, ma non abbiamo cambiato linea. Semplicemente le polemiche ci hanno spinto a essere più chiari, non potevamo lasciare il dubbio che facevamo un decreto per l’Ilva. A chi è venuto in mente l'articolo 43? È uscito dal Consiglio dei ministri. Vede che le nostre lunghe riunioni servono? Quanto valgono gli impegni dell’ex prefetto Ferrante, indagato dalla procura di Taranto per aver violato i divieti imposti dai giudici a luglio? Non entro nel merito delle accuse. L’Aia è legge, e con il decreto, se l’Ilva non rispetta le scadenze, rischia da una multa pari al 10 per cento del fatturato alla nazionalizzazione. L'estate scorsa questi toni risoluti li avevate solo per i magistrati, li trattavate come pazzi irresponsabili perché si erano permessi di dire basta a Riva, già stato condannato due volte per l'inquinamento di Taranto. Non li ho mai trattati come pazzi. Io non ho cambiato opinione, il sequestro non era una decisione proporzionata per il risanamento. E comunque a me non interessano le discussioni sui principi, vorrei discutere nel merito. Un decreto legge che sospende la legge penale non è cosa astra tta. Senta, io sono il ministro dell'Ambiente, e vorrei discutere di una cosa sola: la nostra Aia è efficace o no? Se qualcuno ha obiezioni nel merito sono pronto ad ascoltarlo. Sennò ripetiamo l’errore di un anno passato invano: da agosto 2011, approvazione della prima Aia del ministro Prestigiacomo, ad agosto 2012, si sono viste tante carte bollate, con l’Ilva che ha inondato il Tar di ricorsi, vincendoli regolarmente, e nessun risultato. Gli avvocati hanno lavorato, gli ingegneri sono rimasti con le mani in mano. E adesso arriva anche il garante. Non è che ci sistemate qualche politico trombato? Sarà un professionista competente e indipendente. Escludo che sia un politico. Twitte r@ giorg iomeletti Il fatto quotidiano 2 dicembre 2012
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