COLLEFERRO: CONSIGLIO COMUNALE
STRAORDINARIO SU MINERVA
In questi mesi l’attenzione
dell’opinione pubblica è stata focalizzata sul Covid-SARS2 e sulle gravissime
ricadute sanitarie, economiche e sociali, che ha avuto e avrà nella Fase 3. Nel
frattempo tante altre cose sono continuate ad accadere nelle nostre realtà
cittadine di cui è arrivato il momento di discutere pubblicamente.
Oggi Venerdì 5 giugno 2020
alle ore 12.30 si riunisce, su iniziativa dell'opposizione, il Consiglio
comunale di Colleferro, in seduta straordinaria, presso la Sala
Konver, in via degli Esplosivi, con all’ordine del giorno la situazione
del consorzio Minerva scarl.
È dovere dell’Amministrazione
comunale, anche in virtù delle misure di sicurezza anti-covid, rendere
usufruibile ai cittadini la seduta del Consiglio in diretta streaming.
Il Sindaco e la Giunta comunale
dovranno rispondere sulla proposta di ricapitalizzazione del consorzio per
ripianare la perdita di esercizio; sui contratti di servizio scaduti con Lazio
Ambiente spa e di quelli mai sottoscritti direttamente con Minerva (nuovo
gestore) e sull’affitto del ramo d’azienda; sul licenziamento del Direttore
generale, dott. Fabio Ermolli, anche facendo seguito alle affermazioni
dell’Amministratore unico, Alessio Ciacci, susseguite al comunicato del
Comitato residenti Colleferro del 30 aprile 2020; sull’aumento della Tari e
sugli scenari futuri.
Sulla proposta di aumento
del capitale sociale del consorzio Minerva evidenziamo la poca
trasparenza dei Comuni soci, fatta eccezione per Carpineto Romano, e la
mancanza di una informativa da parte di Ciacci quale Amministratore unico:
organi politici e amministrativi ne hanno parlato solo dopo che la notizia era
ormai di domino pubblico, evitando accuratamente di metterla in relazione alla
perdita di bilancio che si è registrata in soli 3 mesi di operatività.
L’insorgenza di perdite di
esercizio invero imporrebbe alla società consortile di procedere sin da
subito all’esame e all’accurato accertamento delle cause che hanno determinato
il risultato negativo, ma così non è stato.
La neonata società consortile,
che attualmente gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti ed igiene urbana
in 7 Comuni (capofila Colleferro, Labico, Genazzano, Carpineto Romano, Nemi,
Gavignano, Gorga) parte con un capitale sociale di 66.302,08 €.
Nel piano economico-finanziario
pluriennale, fatto asseverare da un istituto bancario, si dichiara che, con
quel capitale, l’organizzazione/programmazione economica della società è in
grado di sostenersi, svilupparsi e rappresentare una soluzione efficiente ed
efficace per i Comuni soci.
Oggi, l’Amministratore unico Ciacci,
afferma che il capitale è irrisorio e che i Comuni soci dovranno
farsi carico di un aumento di capitale per almeno 1 milione di € (parte in
liquidità, parte in immobili da cedere a Minerva), necessario a evitare la
messa in liquidazione della società consortile per effetto dei debiti che
superano di 2/3 il capitale sociale.
La giurisprudenza della Corte dei
conti fissa dei limiti ben precisi al “soccorso finanziario” da parte di
un’Amministrazione pubblica in favore delle società partecipate, in virtù del
fatto che la società di capitali (nel nostro caso Minerva) risponde, in genere,
limitatamente alla quota di capitale detenuta, mentre l’Ente pubblico resta
esposto nei confronti dei creditori.
Le disposizioni dell’Unione
europea vietano di beneficiare di diritti speciali ed esclusivi o, comunque, di
privilegi di qualsiasi natura in grado di alterare la normale esplicazione dei
meccanismi di concorrenza nel mercato; sempre esperibile in caso di violazione,
il ricorso al Giudice amministrativo.
Ora le ipotesi di ricapitalizzazione,
a fronte delle perdite, per evitare la messa in liquidazione del consorzio,
sono due: coloro che hanno redatto ed approvato il piano sono degli assoluti
incompetenti, oppure si è volutamente “nascosta” l’incongruenza per evitare che
i Sindaci non aderissero. In entrambi i casi esiste una illegittimità di fondo
in quanto si è presentato un piano non veritiero per non ricorrere al libero
mercato.
Tale grave situazione, che
avrà ricadute sui bilanci comunali e sulla TARI, dimostra che da parte
dell’Amministratore unico non è stato operato alcun controllo analogo, in
spregio della normativa sulla gestione in house delle partecipate pubbliche.
Ora, ci devono spiegare per
quale ragione non è stato detto all’inizio che il capitale sociale era
irrisorio, che i Comuni soci avrebbero dovuto sborsare centinaia di migliaia di
Euro e cedere immobili a Minerva a fondo perduto per avere un servizio
che altre società offrono senza tali esborsi, forse qualitativamente migliore,
e senza il vincolo del blocco delle tariffe TARI verso
il basso, per almeno 8 anni, come prevede il piano di Minerva, anche in
presenza di un’oggettiva riduzione dei costi per l’incremento della raccolta
differenziata o per auto-riciclo dell’umido.
Per i contratti di servizio di
igiene urbana con raccolta e smaltimento dei rifiuti, i Comuni soci sono andati
avanti con quelli stipulati con Lazio Ambiente spa, scaduti il 31/12/2017,
rinnovati con il consenso delle Amministrazioni comunali solo una volta e,
sebbene sia stata prevista una proroga, non autorizzata da tutti i Comuni
soci, anche questa risulta scaduta. Di fatto, a tutt’oggi, non esiste
un contratto di servizio con il gestore ufficiale “Minerva Scarl” e
non esiste più neanche un contratto con Lazio Ambiente spa. Praticamente, i
Comuni soci di Minerva, e per essi i cittadini, pagano un servizio senza che il
fornitore (Minerva) abbia alcun impegno/onere formale, scritto, nei loro
confronti.
Inoltre, essendo trascorsi più
di 7 mesi senza la messa in atto del piano economico-finanziario di Minerva
approvato dai soci, riteniamo sussista la seguente violazioni di legge:
uso illegittimo della proroga tecnica nella conclusione e attuazione dei
contratti.
Non avendo Know-how,
attrezzature, “capitali”, e iscrizioni agli Albi, per poter effettuare i
servizi di igiene pubblica, Minerva ha pensato bene di affittare il ramo
d’azienda di Lazio Ambiente spa (con bilanci fallimentari, messa sul
mercato e rimasta invenduta) e, praticamente, di finanziare la Regione
(proprietaria di Lazio Ambiente). Così, lo stesso servizio, con lo stesso
contratto (scaduto), che prima pagavamo direttamente a Lazio Ambiente oggi lo
paghiamo a Minerva con l’aggiunta degli oneri del canone d’affitto (scadenza
29/1/2021) a favore di Lazio Ambiente spa e Regione Lazio. Che genialità!
Venendo all’uscita di scena
del Direttore generale, dott. Ermolli, l’Amministratore unico, Ciacci,
ha pubblicamente riferito che la sua assunzione non è stata confermata prima
dello scadere del periodo di prova contrattuale (in pratica, licenziato), in
quanto non si è dimostrato capace di risolvere quelle criticità da lui
stesso evidenziate.
Pur essendo sua prerogativa il
licenziamento di un dipendente, riteniamo che, per il ruolo svolto dal
Direttore generale, tali criticità, in virtù del controllo analogo, debbano
essere rese pubbliche e discusse in Consiglio comunale e non nascoste in un
cassetto.
Senza dover ripercorre tutte le
discusse vicende sulla nomina del management va però evidenziato come sia stato
prima nominato il Direttore generale, Ermolli, e 6 mesi dopo l’Amministratore
unico, Ciacci. Ci chiediamo, peraltro, come quest’ultimo possa assicurare a
Minerva un impegno professionale costante visto che esercita lo stesso ruolo
anche in una società toscana e quello di
presidente in altra società della Val di Susa (rispettivamente per la Cermec
spa e per la Acsel spa), entrambe operanti nel settore dei rifiuti.
Dalle recenti affermazioni di
Ciacci, pare che questi voglia affidare il ruolo occupato dal dott. Ermolli ad
uno dei Direttori generali delle società di raccolta e smaltimento rifiuti, una
a Marino, la Multiservizi dei Castelli di Marino spa (capitale sociale €
3.521.000,00 detenuto dal Comune di
Marino quale socio unico) e l’altra nei Comuni di Albano Laziale, Lariano e
Velletri, la Volsca Ambiente e Servizi spa (capitale sociale € 2.500.090,00),
entrambe società in house (ossia aziende pubbliche in forma societaria). Società
che, a detta dello stesso Ciacci, sono meglio strutturate e organizzate
di Minerva. Allora, sorge spontaneo domandarsi perché costituire Minerva
Scarl se poi erano e sono presenti realtà migliori per offerta del servizio sul
mercato locale?
04/06/2020 Coordinamento
Intercomunale
Salute Ambiente e Territorio
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