giovedì 24 ottobre 2019

Rapporto indipendente sui campi elettromagnetici e diffusione del 5 G -European Consumers- Medici per l'ambiente ISDE

Riporto sotto un estratto di tale rapporto.
http://www.europeanconsumers.it/wp-content/uploads/2019/09/Rapporto-indipendente-isde_ec-sui-campi-elettromagnetici.pdf
Autori: Pietro Massimiliano Bianco (European Consumers) Agostino Di Ciaula (ISDE) Patrizia Gentilini (ISDE) Eugenio Odorifero (European Consumers) Marco Tiberti (European Consumers)
- per approfondire le varie tematiche: visionare il convegno d'informazione sul 5G a Trento, ad es. l'intervento del presidente dell'AIE  è un buon riassunto (durata: 36 minuti) 
Inoltre, si può firmare la petizione "Limiti più cautelattivi per i CEM e conseguente STOP al 5G"  https://www.change.org/p/presidenza-del-consiglio-dei-ministri-limiti-pi%C3%B9-cautelativi-per-i-campi-elettromagnetici-e-conseguente-stop-al-5g

e diffondere la notizia dell'evento:
5 NOVEMBRE A ROMA: Manifestazione nazionale STOP 5G. CONVEGNO INTERNAZIONALE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI (programma: https://www.elettrosensibili.it/)
Inoltre, si può firmare la petizione "Limiti più cautelattivi per i CEM e conseguente STOP al 5G"  https://www.change.org/p/presidenza-del-consiglio-dei-ministri-limiti-pi%C3%B9-cautelativi-per-i-campi-elettromagnetici-e-conseguente-stop-al-5g

ESTRATTO RAPPORTO ISDE:

Estratto (p. 79): 

Alla luce delle considerazioni esposte e dei contenuti del presente documento, si
ritiene che il rapporto ISTISAN 19/11:
• Ai fini della tutela della salute pubblica ritiene adeguati e sufficienti gli
standardICNIRP, basati in modo arbitrario sulla sola possibilità di indurre effetti
termici acuti e ignorando i risultati di numerosi studi che suggeriscono effetti
biologici non-termici successivi a esposizioni croniche anche inferiori ai limiti
attuali. Ai fini di proteggere in maniera adeguata e piena la popolazione
dovrebbero essere considerate tutte le evidenze scientifiche disponibili sugli effetti
delle radiofrequenze e non solo una parte di esse.
• Ignora completamente il documentato rischio di patologie non-oncologiche da
esposizione a radiofrequenze e l’ipersensibilità ad esse.
• Nelle conclusioni parla timidamente di incertezze scientifiche ma evita di
esplicitare la sostanza di tali incertezze e non propone quale utilizzo farne a fini
diprevenzione primaria, data l’affermata maggiore vulnerabilità dei bambini, alla
quale sarebbe da aggiungere quella verosimile delle donne in gravidanza, e dei
soggetti elettrosensibili.
• Basa le sue conclusioni su un esame della letteratura incompleto degli studi
descrittivi dei trend di incidenza dei tumori de sistema nervoso centrale. Nel
riferimento ad alcune meta-analisi, ignora il fatto che in esse sono stati inseriti
studi “negativi” con limiti dichiarati dagli stessi Autori. Infine, sono sottovalutate
le evidenze sperimentali robuste e recenti che hanno confermato in maniera
diretta la capacità delle radiofrequenze di promuovere la cancerogenesi anche per
esposizioni inferiori a quelle dei limiti ICNIRP.
• Afferma che “le evidenze scientifiche correnti, sebbene non consentano di
escludere completamente la possibilità di effetti a lungo termine … non
giustificano modifiche sostanziali all’impostazione corrente degli standard
internazionali di prevenzione dei rischi per la salute” senza specificare quali
indicazioni e quali evidenze giustificherebbero modifiche sostanziali.
• Riconosce come la normativa nazionale sia in questo momento inadeguata a
verificare l’esistenza di livelli di esposizione alle frequenze del 5G certamente
sicure per la salute pubblica, che lo sviluppo del 5G avverrà “in un futuro non
facilmente prevedibile”, che “al momento, non è possibile formulare una
previsione sui livelli di campo elettromagnetico ambientale dovuti allo sviluppo
delle reti 5G” e che “sarà dunque necessaria una revisione della normativa
nazionale”. Tuttavia, non propone alcuna soluzione immediata finalizzata a
garantire la piena tutela sanitaria degli esposti né misure di prevenzione
primaria. E’ da ricordare che già attualmente l’infrastruttura 5G ha interessato in
via “sperimentale” circa 4 milioni di italiani ed è in fase di avanzata
implementazione su tutto il territorio nazionale.
Per le motivazioni sinteticamente descritte, si propone il ritiro del documento da
parte dell’Istituto Superiore di Sanità e una sua rielaborazione più ampia (non
limitata alle sole patologie oncologiche), che:
- utilizzi in maniera completa e adeguata la letteratura scientifica esistente;
-  consideri nel dettaglio gli effetti delle esposizioni che deriveranno
dall’integrazione dell’infrastruttura 5G con gli attuali sistemi di
radiotelefonia e, preliminarmente i rischi potenziali che queste potrebbero
comportare alla luce delle evidenze scientifiche già esistenti e dei limiti della
normativa vigente.
- Ai fini della prevenzione primaria e della tutela della salute pubblica non-
appare giustificabile ignorare o sottovalutare ciò che già sappiamo e
declassificare come irrilevante ciò che ancora non sappiamo. Questo
potrebbe trasformarsi in un’inaccettabile rilevazione e quantificazione a
posteriori di danni altrimenti evitabili;
- rivaluti i limiti oggi utilizzati alla luce delle incertezze emergenti dai risultati-
degli studi epidemiologici e di quelli sperimentali;
- fornisca indicazioni concrete in termini di prevenzione primaria che-
tengano soprattutto in considerazione le fasce più vulnerabili della
popolazione.


Altro estratto (p. 46 e seg.)

La diffusione dei cellulari e la loro pretesa innocuità è stata largamente
contraddetta da recenti dati scientifici (si veda tab. 15 e 16) e sono i tumori
cerebrali quelli che più appaiono correlati all’esposizione a telefoni cellulari e
cordless. I tumori cerebrali registrano ovunque un aumento, specie nelle fasce di
età più giovani. [...]

Gran parte delle indagini che hanno riscontrato effetti “sanitari”, come
l’incremento di tumori legato all’uso del telefono mobile, sono state finanziate in
prevalenza da fondi pubblici (Huss et al., 2007; Myung 2009; Dubeyet al., 2010;
Myung et al., 2009; Levis et al., 2012; Hardell 2013a). Questi sono gli unici lavori
che riteniamo scientificamente validi. Nella nostra analisi abbiamo volutamente
depennato tutti gli articoli di “scienziati” i cui curriculum mostrano contatti con le
stesse multinazionali delle cui “innovazioni” parlano. [...]

I dati epidemiologici e la ricerca scientifica di base supportano un' associazione
significativa tra l'uso del telefono cellulare e i tumori cerebrali ipso-laterali (stesso
lato) con un uso a lungo termine. Le ricerche (vedi ad es. Hardell et al., 2013,
2015, 2017a, b; Momoli et al., 2017) hanno ampiamente dimostrato un aumento
statisticamente significativo dei tumori cerebrali correlati con l’espansione
dell'uso del telefono cellulare negli ultimi 10 anni. Il contradditorio Interphone
Study Group (2010), preso come base dagli organismi regolatori, che sminuiva
questi rischi, presenta notevoli errori metodologici27.
Più precocemente una persona inizia a usare un telefono cellulare, più forte è
l'associazione. Le ricerche indicano un raddoppiamento del rischio con 10 anni di
utilizzo del cellulare e una triplicazione del rischio con 25 anni di utilizzo. I dati
statistici mostrano un aumento dei tumori cerebrali benigni negli Stati Uniti, in
Svezia e in Italia.
Vari articoli scientifici dimostrano un aumento del rischio di tumori benigni del
cervello come il neurinoma acustico (aka-vestibolare Schwannoma). Secondo
l'American Brain Tumor Association (ABTA) i tumori cerebrali sono il tumore più
comune nelle età 0-19 anni, seguiti da quelli ai testicoli e dalla leucemia. (Ostrom
et al, 2015). Ma i tumori cerebrali sono in aumento anche tra i 20 e i 29 anni
(Inskip, 2010).
Nel corso del periodo 1995-2015 in Inghilterra è stato riscontrato un aumento
sostenuto e significativo nell'incidenza del Glioblastoma Multiforme (Philips et al.,
2018)28. Risultati simili si sono riscontrati anche in Svezia (Carlberg & Lennart,
2017), con tassi crescenti di tumori del cervello di tipo sconosciuto diagnosticati
nel periodo 2007-2015 già nella fascia di età fra i 20 ed i 40 anni. I glioblastomi
ed i tumori del sistema nervoso centrale sono in aumento nei giovani americani,
proprio nelle aree del cervello che assorbono la maggior parte delle radiazioni a
microonde emesse dai cellulari.

È stato rilevato che l'incidenza di astrocitoma anaplastico, tumori delle meningi,
tumori della regione sellare e tumori non classificati sono aumentati nei giovani
adulti statunitensi tra i 15 ed i 35 anni di età (Ostrom et al., 2016). [...]
Varie meta-analisi recenti segnalano un aumento significativo del rischio di
tumori cerebrali e in particolare del glioma con uso a lungo termine (Hardell et
al., 2103; Wang et al., 2016; Yang et al., 2017, Bortkiewicz et al., 2017; Prasad et
al., 2017).
È stata dimostrata una chiara evidenza di cancerogenicità delle radiazioni dei
telefoni cellulari anche per i tumori del cuore e un'associazione significativa con i
tumori del pancreas e delle ghiandole surrenali (National Toxicology Program,
2018).
Il Dr Jonathan Samet (University of Southern California, USA), presidente
generale del gruppo di lavoro IARC che si è riunito il 24-31 Maggio 2011, ha
ammesso che:
"la prova, mentre ne stanno ancora accumulando, è forte abbastanza per
sostenere una conclusione e la classificazione 2B. La conclusione significa che
ci potrebbe essere qualche rischio, e quindi abbiamo bisogno di mantenere una
stretta vigilanza nel collegamento tra telefoni cellulari e rischio di cancro (…).
Il Direttore della IARC Christopher Wild ha detto:
“Date le potenziali conseguenze per la salute pubblica di questa classificazione
e di questi risultati è importante che ulteriori ricerche vengano condotte nel
lungo termine, visto il pesante uso di telefoni cellulari. In attesa della
disponibilità di tali informazioni, è importante prendere misure pragmatiche
per ridurre l'esposizione, come i dispositivi o sms a mani libere" .
Studi sugli animali hanno dimostrato danni ossidativi e del DNA, cambiamenti
patologici nei testicoli degli animali, ridotta mobilità e vitalità degli spermatozoi e
altre misure di danno deleterio alla linea germinale maschile (Dasdag et al, 1999;
Yan et al, 2007; Otitoloju et al, 2010; Salama et al, 2008; Behari & Kesari, 2006;
Kumar et al., 2011, 2012).
Vari studi concludono che l'utilizzo di telefoni cellulari, l'esposizione a radiazioni
di telefoni cellulari o l'archiviazione di un telefono cellulare vicino ai testicoli dei
maschi umani influenzano il numero di spermatozoi, la motilità, la vitalità e la
struttura (Aitken et al, 2005; Agarwal et al, 2008; Erogul et al., 2006).
[...] Ricordiamo che numero e concentrazione di
spermatozoi nei maschi occidentali si sono ridotti dal 1973 al 2010 di oltre il 50%
(Levine et al 2017).
Secondo uno studio su 83,884 coppie madre-bambino da 5 coorti Danimarca
(1996-2002), Korea (2006-2011), Olanda (2003-2004), Norvegia (2004-2008),
Spagna (2003-2008) l'uso materno del cellulare durante la gravidanza può essere
associato ad un aumentato rischio di problemi comportamentali, in particolare
problemi di iperattività/disattenzione, nella prole (Birks, 2017).


Elenco studi non considerati dal rapporto ISS (p.75):

In ogni caso, secondo gli Autori del rapporto ISTISAN, i risultati degli studi
epidemiologici (in particolare caso-controllo) che riportano “notevoli incrementi di
rischio in relazione all’uso intenso e prolungato… non sono coerenti con
l’andamento temporale dei tassi d’incidenza dei tumori cerebrali e potrebbero
essere dovute a recall bias e ad altre distorsioni”.

Nonostante i dubbi metodologici sull’utilizzo dei trend temporali, questa
affermazione non appare comunque essere in linea con le seguenti evidenze
epidemiologiche disponibili:

- Uno studio recente ha dimostrato un aumento progressivo del glioblastoma
multiforme in Inghilterra tra il 1995 e il 2015, con indici di incidenza
standardizzati per età più che raddoppiati (da 2.4 a 5) e con un aumento del
numero di casi da 983 a 2531 (Philips et al., 2018).
- Uno studio sull’incidenza di tumori cerebrali in Australia mostrava un
incremento di tumori primitivi cerebrali nel periodo 2000-2008, oltre i 65 anni di
età, soprattutto per i tumori frontali e temporali (Dobes et al., 2011).
- Gli Autori del report ISTISAN parlano di un “quadro di sostanziale stabilità
temporale dell’incidenza di tumori maligni cerebrali nel Regno Unito” citando una
pubblicazione del 2011 di de Vocht et al. (2011). Questa pubblicazione è stata
criticata (Kundi, 2011) ed una rivalutazione successiva (de Vocht, 2017) dei dati
da parte dello stesso Autore (che comunque riportava un incremento dei tumori
del lobo temporale) mostrava un incremento di incidenza del glioblastoma
multiforme in Inghilterra nel periodo 1985-2014.
- Un incremento di tumori del lobo frontale e temporale (per la maggior parte
glioblastoma multiforme) è stato documentato negli USA nel periodo 1992-2006,
con una riduzione di incidenza in altre sedi (Zada et al., 2012).
- Un incremento (x 2.2 volte) di incidenza di glioblastoma è stata riportata in
Olanda nel periodo 1989-2010 (Ho et al., 2013).
- Nella regione di Leiden (Olanda), un’analisi condotta sul registro tumori ha
mostrato un incremento di 4 volte dell’incidenza di Schwannoma vestibolare tra il
2001 e il 2012 (da 0.8 a 3.3 x 100,000)(Kleijwegt et al., 2016) 74.
- Uno studio condotto in USA ha dimostrato una correlazione significativa tra il
numero di sottoscrizioni di telefonia cellulare e l’incidenza di tumori cerebrali in
19 Stati USA nel periodo 2000-2004 (Lehrer et al., 2011).
- Il Central Brain Tumor Registry of the United States (CBTRUS) ha pubblicato
report annuali dal 2007 al 2016 con dati registrati dal 2004 al 2013
www.CBTRUS.org), mostrando il raddoppio (da 0.88 a 1.73 x 100,000)
dell’incidenza annuale di Schwannoma vestibolare
Questi incrementi epidemiologici suggeriscono la possibilità che nell’intervallo di
tempo esaminato ci possa essere stata una modificazione di fattori ambientali tale
da determinare un aumento di incidenza degli outcome esaminati.
D’altra parte, la relazione con l’esposizione ai telefoni cellulari farebbe supporre
un incremento non dei tumori cerebrali “in toto” ma di quelli localizzati nelle sedi
cerebrali omolateralmente più esposte (lobi frontale e temporale) e alcune
evidenze epidemiologiche (Dobes et al., 2011; Zada et al., 2012) sembrerebbero
confermare la validità di questa ipotesi, come anche i trend temporali riportati.

 

Nessun commento: