lunedì 21 agosto 2017

Se il paradiso è taroccato: il mare al carbonato di calcio di Rosignano Marittimo La suggestione caraibica provocata dagli scarichi chimici delle industrie. Migliaia di turisti arrivano con i bus: “Questo è un luogo incantevole”

INVIATO A ROSIGNANO MARITTIMO (LIVORNO)
I caraibi col trucco sono una lunga distesa di sabbia troppo bianca affacciata su un mare azzurro innaturale. Domenica d’agosto, vento rinfrescante, non un nuvola. Alle undici di mattina la famiglia Granata parcheggia la monovolume nera in uno dei rari pertugi liberi del maxi-piazzale lungo l’Aurelia al costo di 8 euro. Scendono nell’ordine: padre acciaccato da quattro ore di guida, madre abbronzatissima e figlioletta dall’aria assonnata. «Siamo partiti alle 5 da Pavia per evitare il traffico. Alloggiamo in un bungalow a Cecina, ma abbiamo deciso di passare qui il primo giorno di vacanza. Come perché? Perché qui è bellissimo». Non sono i soli a pensarlo. Ma è un paradiso tarocco: il colpo d’occhio tropicale non è merito della natura, ma l’effetto di decenni di scarichi chimici in mare. 



La spiaggia abbagliante lunga quattro chilometri si srotola a sud di Rosignano Solvay, frazione di Rosignano Marittimo, comune di 16mila abitanti in provincia di Livorno. Qui migliaia di bagnanti ogni weekend si dedicano alla tintarella. Arrivano in bicicletta, in auto, con il trenino turistico e sui bus low cost che partono da Firenze. «Non avevamo mai visto così tanta gente come quest’anno», raccontano al chiosco nascosto nella pineta. Poche decine di metri più in là svettano le ciminiere del più grande polo chimico dell’Italia centrale, fondato nel 1912 da Ernest Gaston Joseph Solvay, imprenditore e politico belga. Nei corso dei decenni lo stabilimento dell’azienda famosa per il bicarbonato viene ampliato e arriva a dare lavoro a migliaia di operai. I politici locali non lesinano riconoscenza: il quartiere, lo stadio, la scuola e pure il cinema prendono il nome di Solvay.  



Ma oltre alla toponomastica, cambia anche il panorama. L’azienda scarica in mare tonnellate di residui delle lavorazioni chimiche. L’antico arenile marroncino scolorisce, vira al giallino, poi diventa bianco, infine bianchissimo. «Così ci si abbronza meglio», sorride Chiara Morelli. Livornese, 32 anni, tatuatissima, racconta di essere una habitué della Miami low cost toscana: «Fino a qualche anno fa era un posto tranquillo, adesso nel weekend è invaso dai turisti. Significa che il mare non è così inquinato come sostiene qualcuno». Olandesi, tedeschi, inglesi: arrivano da mezza Europa, stregati dalla suggestione caraibica. Gli enti locali pubblicizzano il litorale tra le perle della costa maremmana, su Tripadvisor le recensioni sono centinaia. Ci sono i corsi di kitesurf, gli ambulanti con le false borse di Gucci, il venditore di cannoli e quella di frutta fresca. Abbarbicato in cima alla torretta, il bagnino scruta il mare: «Quando i turisti mi chiedono se possono fare il bagno, io rispondo che non c’è alcun problema. La verità è che questa è una delle spiagge più inquinate d’Italia». 


Ma qual è la formula chimica del mare abbagliante? «Le spiagge bianche sono tali perché scarichiamo calcare e gesso», spiega Davide Papavero, direttore dello stabilimento Solvay di Rosignano. Che assicura: «Si tratta di materiali inerti, atossici e assolutamente non pericolosi». Però gli ecologisti accusano l’azienda di aver inquinato la costa anche con mercurio, cromo, arsenico, cadmio e piombo. «Nel sottosuolo ci sono metalli pesanti, ma i bagnanti non lo sanno oppure fanno finta di niente», commenta sconsolato Angelo Ferrara, attivista del circolo Legambiente Costa Etrusca. Quel che è certo è che il mare di Rosignano Solvay ha superato l’esame dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale. «Qualità delle acque: eccellente», recita beffardo il cartello all’ingresso delle spiagge bianche. «Ma va precisato che il test riguarda solo la presenza dei batteri fecali, mentre non prende in considerazione altri inquinanti», spiega Guido Spinelli, direttore tecnico dell’Arpa. Nell’annuario 2017 lo stato chimico del mare di Rosignano è definito «non buono». Ci sono tracce di mercurio e tributilstagno, presenti tuttavia in concentrazioni simili lungo altri tratti del litorale toscano. 


Alle tre di pomeriggio i tropici al carbonato di calcio sono una distesa di asciugamani colorati e ombrelloni. Il divieto di balneazione è limitato a un tratto di mare lungo cento metri, a ridosso della foce del canale che riversa in mare gli scarti industriali. Ma anche nella spiaggia proibita un gruppo di giovani tedeschi s’immerge incurante dei cartelli. Poco più in là Simone, sette anni, sfodera il sorriso orfano dei dentini da latte. Si butta in acqua cercando di domare il materassino a forma di coccodrillo. I genitori lo sorvegliano dal bagnasciuga. Più che gli scarti della Solvay, a preoccuparli sono le onde: «Resta vicino alla riva, non andare dove non tocchi». Nei caraibi toscani tutto è relativo. «Macché inquinamento - dice la mamma - Noi abitiamo in periferia a Milano, dove non c’è un centimetro di verde. Quello sì che è un posto inquinato. Qui invece sembra di stare in paradiso». Già, sembra.  http://www.lastampa.it/2017/08/17/italia/cronache/se-il-paradiso-taroccato-il-mare-al-carbonato-di-calcio-di-rosignano-marittimo-f6L4j4KEGPXMtXU8OWFmPM/pagina.html

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