L’AVIARIA torna a far paura. Circa
un milione di animali tra galline ovaiole,
tacchini e oche da carne è stato abbattuto
fin’ora in una ventina di allevamenti
intensivi diVeneto, Lombardia e, in
un caso isolato, in Emilia. Si tratta del virus
H5N8. Questo ceppo non costituisce una
minaccia per l'uomo perché non è in grado
di passare alla nostra specie, ma l'emergenza
rimane vista la rapida diffusione. In
un allevamento il virus ha contagiato il
90% degli animali in 24 ore e alcune centinaia
di migliaia di capi sono stati soppressi
dai veterinari nel giro di poche settimane.
Anche se i numeri non sono ancora
quelli dell'epidemia a cavallo del
2000, c'è preoccupazione per la diffusione
del virus che è stato veicolato nel nostro
paese dagli uccelli migratori provenienti
dalla Siberia e dall'Europa dell'Est
l'anno scorso e che hanno contagiato anche
la selvaggina stanziale. L’altra anomalia
è che questa malattia solitamente si
affaccia nei mesi invernali ma questa volta
si è diffusa anche in estate. In qualche
caso si è arrivati al blocco della produzione. L’allevamento intensivo, dove decine e a
volte centinaia di migliaia di animali sono
spesso ammassati in capannoni chiusi in
condizioni tali da indebolire il loro sistema
immunitario, è una situazione ideale per
far attecchire ceppi virulenti e per la loro
rapida diffusione. Ma come ricorda Ciwf
Italia, associazione italiana no profit che
lavora per la protezione e il benessere degli
animali allevati a scopo alimentare, molti
degli abbattimenti di massa sono eseguiti
con la CO2 direttamente negli allevamenti,
in condizioni in cui gli animali non perdono
coscienza rapidamente, facendone
aumentare le sofferenze. Inoltre la facilità
della diffusione delle malattie tra animali
allevati in spazi ristretti induce gli allevatori
a usare alte dosi di antibiotici. L’Italia è
il terzo più grande utilizzatore negli allevamenti
in Ue: il 71% degli antibiotici venduti
in Italia sono destinati agli animali negli
allevamenti intensivi.
L’antibiotico resistenza è un’e m e rge n za
sanitaria grave a livello planetario e la presenza
di batteri resistenti negli animali da
allevamento si fa sempre più preoccupante.
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