mercoledì 9 agosto 2017

Il compostaggio e il mito del fertilizzante pulito

Quando si pensa al compost, nella mente si focalizza l’immagine del fertilizzante dall’odore acre che i nostri nonni gettavano sui campi da coltivare dopo un minimo di macerazione al latere della stalla, spesso casalinga. Un po’ la stessa associazione di idee che si realizza quando si beve il latte industriale pensando che provenga da “Lola” la mucca allevata al pascolo, portata a spasso con un cappio e munta a mano in una romantica alba. La realtà, le inchieste giornalistiche e gli studi, hanno dimostrato il contrario. Perché non lo si faccia anche nel settore dei rifiuti resta un mistero.
Perché al netto di illustri scienziati e studiosi che però di volta in volta vengono tacciati di essere portatori di interessi di parte, sono le stesse aziende che producono compost a dire che, nel loro prodotto definito di qualità (non da loro ma dalle istituzioni preposte al controllo) rimangano comunque materiali ferrosi e plastiche. Plastica e ferro, esatto. Che poi verranno sparsi (fortunatamente gli agricoltori che acquistano compost derivante da lavorazione dei rifiuti sono davvero pochi) sui campi di insalata e pomodori che poi finiscono sulle nostre tavole.
Analizziamo ad esempio quanto pubblicato dalla Eco Call di Vibo Valentia, attiva dal 2003 (l’autorizzazione è del 1997): ebbene questa conferma la presenza nel suo prodotto finale di frammenti di vetro e plastica dura con un’incidenza di circa l’8% sul quantitativo totale di Forsu (frazione organica del rifiuto solido urbano) trattata. Ma negli impianti di compostaggio non entra solo il rifiuto che i cittadini gettano nel cassonetto dedicato all’organico, sarebbe un sogno. No, in quegli impianti finisco anche i fanghi biologici (quello che rimane dalla lavorazione delle acque reflue, ossia quello che passa attraverso i depuratori. Avete presente tutto quello che gettate nel water e nel lavandino? Esatto quello).
La stessa lavorazione, per ammissione di molti tecnici, non permette la liberazione totale da elementi ferrosi e plastici, che vengono molto spesso solo sminuzzati ma rimangono nel compost.
Si dirà: va bene, è un sistema che non funziona me se gli agricoltori non si fidano il problema è risolto? No, per nulla. Perché il compost se non acquistato, viene comunque disperso sui terreni, diventando parte integrante di questi.
Altra domanda che sorge spontanea è però questa: cosa fare dei fanghi biologici, dell’organico casalingo e industriale se la direzione da tutti accettata è quella della raccolta differenziata? Le soluzioni potrebbero essere due. Da una parte il compostaggio domestico (utile soprattutto per agricoltori e allevatori) dall’altra la lavorazione dell’umido all’interno di impianti Tmb che trattano l’indifferenziato e che, bio-essicando il rifiuto in entrata, sarebbero facilitati da una presenza maggiore di umido. Un indirizzo contrario a quello dato, ad esempio nel Lazio, dalla Regione, che ha vietato l’ingresso nello stabilimento di Rida Ambiente del comparto organico aumentando simultaneamente il conferimento alla Sep di Pontinia. A questa azienda è stato concesso un aumento del conferimento fino a 250 tonnellate al giorno (G09022 27/06/2017). Un aumento che, ipotizzando che i giorni di lavoro per ogni anno siano solo 300, porterebbe in Sep 75.000 tonnellate di rifiuti organici all’anno, una cifra ben superiore alle 49.500 tonnellate autorizzate dalla stessa Regione nel 2015. Un tetto massimo destinato a essere sforato visto che la Sep, con il blocco di Rida, rimane l’unico stabilimento nella zona a poter ricevere umido. Un problema, quest’ultimo, non solo matematico. Si pensi infatti che uno stabilimento di compostaggio che riceve mille tonnellate l’anno di rifiuti dovrebbe avere a disposizione sei mila metri quadri al coperto per la sola stabilizzazione del prodotto che, se non avviene in modo corretto e controllato, rischia di provocare proprio quei miasmi lamentati dai cittadini.
Luce de Andrè https://laziosociale.com/2017/08/09/il-compostaggio-e-il-mito-del-fertilizzante-pulito/

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