sabato 24 dicembre 2016

Salvatore Settis L’UNICA GRANDE OPERA NECESSARIA La messa in sicurezza d ell’ambiente e il restauro dei paesaggi sono la sola grande opera di cui c’è bisogno

Le periferie obese
e la rovina chic
dei centri storici
COMUNITÀ IN CENERE
I governi puntano sull’e dili z i a
in nome non dei cittadini
ma delle imprese e soffiano
sul fuoco di un’au ste r ità
La difesa
dell’ambiente
non è
un lusso
estetico
di anime
belle, ma
un diritto
nell’intere sse
della
collettività
Edifici
storici
vanno
in rovina
e la sola
ricetta è
agghindarl i
a scapito
delle caratteristiche
storiche
Da Palermo a Venezia Lo strazio dei territori e delle città:
una devastazione civica che comporta vere e proprie patologie
» SALVATORE SETTIS
n questa Italia delle crisi e dei
veleni, sempre più fuoco cova
sotto sempre meno cenere.
Lo segnalano con forza crescente
le battaglie per il diritto
al lavoro, ma anche quelle
per il diritto al paesaggio, sancito
dalla Costituzione ma
calpestato dalla bassa politica.
Dagli orrori che ci circondano
può venire qualche speranza?
Forse. A Palermo due
convegni rivali, convocati
sullo stesso tema lo stesso
giorno (16 dicembre), hanno
gettato sul tappeto il tema del
recupero della costa sud-est,
sette chilometri di discariche
e pessima edilizia in un
paesaggio che fu di miracolosa
bellezza, e questo mentre
in Comune si lavora a possibili
piani di recupero, in bilico
fra vera resurrezione di
un’area deturpata e pretese
esigenze di un turismo straccione.
È dunque tempo di
parlare dei meccanismi che
devastano non solo città e
paesaggi, ma anche la cultura
civile e giuridica sulla quale
per secoli si è fondata la loro
tutela e la loro bellezza. La dimensione
di questo tradimento
obbliga a pensare con
urgenza alle prospettive di
un possibile riscatto, prendendo
coscienza di un dato elementare
ma dimenticato:
la difesa dell’ambiente e dei
paesaggi non è un lusso estetico
di anime belle, ma un diritto
da reclamare nell’i n t eresse
della collettività.
CON PERVERSAmetamorfosi,
le nostre città si tramutano in
agglomerato di periferie, divorando
al tempo stesso il loro
cuore antico (il “cent ro
s t o ri c o ”) e la circostante
campagna o, come a Palermo,
la costa.

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