TreMonti è una discarica vecchia di 40 anni, che sorge in una zona franosa e sismica. Nonostante la Valutazione di Impatto ambientale sia favorevole, i dati di alcuni campionamenti in corrispondenza del fiume Rio Rondinella e nei terreni limitrofi alla discarica di Imola, sono poco rassicuranti. Il comitato “Vediamoci Chiaro“ ha trovato i medesimi valori tossici registrati da Arpa: cromo esavalente, arsenico, nichel, (tutti composti cancerogeni e mutageni), solfati e nitriti, in misura dalle tre alle sette volte superiore al valore limite, oltre alla presenza di stagno, piombo, alluminio e manganese. La discarica doveva contenere solo rifiuti inerti e non pericolosi ma evidentemente qualcosa di diverso vi è stato sversato illegalmente nel tempo e per quantità rilevanti.
Qualche mese fa la Soprintendenza ha bocciato l’ampliamento perché insisterebbe su territori sottoposti a tutela paesaggistica. Non potendola allargare, allora la Regione decide di alzarla. Via libera al progetto di sopraelevazione fino a una capacità di 375mila tonnellate di rifiuti, per un massimo di tre anni.
Comitati, cittadini, l’associazione Medici per l’Ambiente (Isde) sono fortemente preoccupati. Il Position paper di Isde Italia sulla “Gestione sostenibile dei rifiuti solidi urbani”, riporta una lunga e documentata lista di gravi patologie in popolazioni che abitano in prossimità di discariche. E’ noto che le discariche siano anche la destinazione finale della maggior parte delle ceneri prodotte dalla combustione di rifiuti, tranne quelle da combustibili solidi secondari (Css) utilizzati nei cementifici e utilizzate nella produzione di clinker/cemento.
Alcune città come Forlì, coraggiosamente, stanno cercando di gestire la raccolta in house, slegandosi dal monopolio Hera.
Ma non aspettiamoci che il cambiamento venga solo dall’alto. Dovremmo anche cambiare la nostra mentalità di cittadini, il nostro stile di vita. Ridurre i rifiuti, gli imballaggi e la plastica usa e getta, perché come dice il recente rapporto dell’Istituto superiore per la Protezione e la ricerca ambientale (Ispra), è più quella che si brucia, che quella che si ricicla. Il progetto “Rifiuti zero” permetterebbe di far rifiorire l’economia locale: negozi sfusi, mercatini, calzolai, sarti, falegnami, centri di riuso, piccoli produttori, aggiustatutto e robivecchi.
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