lunedì 23 maggio 2016

Olio di palma nei cibi per bambini. Dall'oliva al girasole, le alternative possibili

Le analisi del Test Salvagente dimostrano che il grasso tropicale, di cui l'Efsa ha rivelato la tossicità, è presente anche nei latti in polvere per neonati. Ma esistono validi sostituti, non dannosi per la salute, a disposizione dell'industria alimentare. E qualcosa si muove anche in Parlamento
Che l’olio di palma faccia male ormai è un dato scientificamente provato. Lostudio dell’Efsa, l’agenzia europea per la sicurezza alimentare, ha dimostrato che i processi di raffinazione degli oli vegetali generano alcune sostanze tossiche per la salute umana. E il palma è quello che ne produce più di tutti.
 
Alcune aziende, tra cui il colosso italiano della distribuzione Coop, hanno annunciato che correranno ai ripari e sostituiranno l’olio tropicale con altri tipi di grassi vegetali nei loro prodotti, dalle merendine, ai biscotti, ai crackers, ai latti in polvere per neonati. Perché, come spiega un’inchiesta pubblicata sull’ultimo numero del mensile dei consumatori IlTest-Salvagente  (dal 24 maggio in edicola), questo grasso tropicale è molto utilizzato anche nei prodotti per la prima infanzia: cominciamo dunque ad assumerlo nei primi giorni di vita e continuiamo fino all’età adulta.
 
Il principale accusato: il 3-Mcpd. Il problema non è solo l’olio di palma in sé, che contiene molti grassi saturi e andrebbe in ogni caso assunto con moderazione per salvaguardare il sistema cardiovascolare. Ma, come detto, sono i trattamenti chimici (di cui l’industria era ben consapevole da anni) cui il palma è sottoposto a farne schizzare verso l’alto la concentrazione di alcune sostanze tossiche: ad esempio il 3-Mcpd (monocloropropandiolo) classificato come nefrotossico (ossia dannoso per i reni), che passa da 31 microgrammi per chilo d’olio di palma puro a ben 2.920 microgrammi di quello raffinato. Non a caso l’Efsa infatti ha più che dimezzato la dose giornaliera consigliata di questa sostanza, specificando che i più esposti sono i bambini che consumano merendine e biscotti. Lo stesso ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha scritto alla commissione Ue chiedendo di avviare con urgenza l’esame del parere Efsa per adottare eventuali misure preventive.
 
REP DATA: L'olio di palma nel latte per bambini
 
La domanda di fondo. A parte l'extravergine di oliva - che viene lavorato a freddo, ma che ha costi molto alti - quali sono le alternative vegetali a disposizione dell’industria alimentare?
 
Le ragioni dell’industria alimentare. L’industria italiana finora non ha risposto, ma ha cercato di fornire rassicurazioni: "Le indicazioni dell’Efsa sono fondamentali per noi e faremo le scelte giuste per tutelare la salute dei consumatori. Siamo già in contatto con il ministero della Salute per valutare come procedere", ha fatto sapere l’Aidepi, l’associazione di Confindustria della pasta e delle aziende dolciarie. Ma ha anche chiarito che l’abbandono dell’olio di palma non sarà automatico. L’attenzione delle aziende si concentrerà, piuttosto, sul sistema di raffinazione, perché, sostiene ancora l’Aidepi "non è scontato che passare ad altri grassi vegetali sia in questo senso risolutivo". Anche sull’opportunità di utilizzare in sostituzione del palma olio d’oliva o altri grassi vegetali, l’associazione di Confindustria lascia di fatto libertà di scelta ai suoi associati, in attesa di indicazioni chiare anche sul piano normativo. I punti di forza del palma del resto, sono molteplici: non irrancidisce, resiste all’ossidazione, si presta alle alte temperature, non altera il sapore degli alimenti. E poi l’aspetto fondamentale, quello economico: costa di meno. Poco importa se fa male alla salute o se la foresta del Borneo sta andando in fumo per piantare palme da olio.
 
Le alternative possibili. Ritorniamo quindi alla domanda di partenza. Ci sono alternative vegetali al palma non nocive per la salute? Un altro olio è possibile? Le analisi, commissionate dal Test Salvagente (le prime finora in Italia) e condotte dal professor Alberto Ritieni presso il laboratorio di Chimica degli alimenti dell’Università di Napoli, dimostrano di sì. Tra i 38 oli di semi esaminati esistono famiglie di prodotti con tenori medio-alti di 3-Mcpd e tipi di semi che garantiscono basse presenze. Le concentrazioni più basse le troviamo nell'olio di semi misti (20 mcg/kg) o quello di girasole (24 mcg/kg). In mezzo il mais (25 mcg/kg) e l’olio di oliva vergine (37 mcg/kg), un po' più in alto l'arachide (64mcg/kg). Numeri che dimostrano che altri oli e grassi vegetali sono meno esposti al contaminante da processo denunciato dall’Efsa. Certo, come già spiegato, i costi di produzione potrebbero lievitare, ma una soluzione va trovata. E L’Ue potrebbe presto fissare un limite per il 3-Mcpd negli oli.
 
REPDATA: Dal girasole al mais, le alternative al palma
 
La proposta di legge anti-palma. Intanto qualcosa si muove anche in Parlamento. Al Senato Francesco Campanella, ex M5s ora Sinistra Italiana, ha presentato un disegno di legge per aumentare l’Iva sull’olio di palma e di palmisto dall’attuale regime agevolato del 4%, previsto per i prodotti agricoli, al 22%. "La stessa misura verrebbe applicata anche alle bevande zuccherate. L’intento è scoraggiare la produzione e il consumo di junk food, il cibo spazzatura - spiega Campanella -  e prevenire così l’obesità e le patologie cardiovascolari. Proponiamo inoltre di impiegare il maggiore introito legato all’aumento dell’Iva per programmi di educazione alimentare nelle scuole".
 
L'altra proposta, ancora in cantiere, è del senatore pentastellato Carlo Martelli, che la illustrerà mercoledì 25 maggio nel corso di un convegno alla Camera organizzato dal M5s. http://www.repubblica.it/ambiente/2016/05/23/news/olio_di_palma_le_alternative_possibili-140399837/?ref=HREC1-32 di Monica Rubino 23 maggio 2016

Nessun commento: