lunedì 2 maggio 2016

EMERGENZA CULTURA, VERSO IL 7 MAGGIO IN DIFESA DELL'ARTICOLO 9 : MANIFESTAZIONE 7 MAGGIO - CONVEGNO SEMINARIALE 6 MAGGIO



Il prossimo 7 maggio il popolo dell’articolo 9 scenderà in piazza,
a Roma:
perché è emergenza per la cultura.

Ci incontreremo in
Piazza della Repubblica alle ore 11.00
e terremo un comizio a Piazza Barberini dalle 13.00 in poi.

Il 6 Maggio si svolgerà un incontro seminariale prima della manifestazione del 7 al
Centro Congressi Cavour in Via Cavour, 50 dalle 15.00 alle 20 


  • Per dire sì al progetto di una Repubblica che «promuove la cultura»: e cioè che investa in cultura almeno il doppio di quello che sta facendo ora.
  • Per dire sì a una Repubblica che promuova «la ricerca scientifica e tecnica»: e cioè che assuma giovani ricercatori. E che finanzi la ricerca: quella pubblica!
  • Per dire sì a una Repubblica che «tutela il paesaggio»: e cioè che la smetta con le Grandi Opere e investa nella messa in sicurezza di un territorio allo stremo.
  • Per dire sì a una Repubblica che «tutela il patrimonio storico e artistico della Nazione»: e cioè che lo mantenga, lo restauri, lo renda accessibile a tutti, non lo mercifichi.
Per chiedere al governo Renzi di ritirare le leggi che mettono in pericolo
"IL PAESAGGIO E IL PATRIMONIO STORICO E ARTISTICO DELLA NAZIONE"
  • Per dire di no allo Sblocca Italia che ha regalato il territorio della Repubblica alle trivelle e al cemento.
  • Per dire di no alla distruzione sistematica della tutela attraverso il silenzio assenso delle soprintendenze e attraverso la contrazione e la confluenza di queste ultime in uffici diretti dalle prefetture, e cioè dal governo stesso.
  • Per dire di no alle una tantum delle assunzioni, provvedimenti propagandistici che impediscono ai nostri giovani di immaginare una vita di lavoro in Italia.
  • Per dire di no alla rimozione della storia dell’arte dalle scuole.

Se «il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione» sono oggi in gravissimo pericolo, è a causa di queste scelte sbagliate. Le generazioni future rischiano di non ricevere in eredità l’Italia che noi abbiamo conosciuto.



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