(ANSA) - ROMA, 24 MAG - Bruciare tutte le riserve note di combustibili fossili "infiammerebbe" il pianeta Terra. A questa conclusione arriva uno studio condotto da ricercatori dell'Università canadese di Victoria secondo il quale la temperatura media del pianeta potrebbe portarsi di 8 gradi centigradi sopra i livelli preindustriali, mentre l'Artico sopporterebbe il peso maggiore di questo surriscaldamento con temperature in aumento potenzialmente anche di 17 gradi centigradi.
Illustrato su Nature Climate Change, lo studio ha elaborato scenari per i prossimi tre secoli ipotizzando che si continui a bruciare petrolio, gas, carbone senza alcuno sforzo di limitarne le emissioni. A un ritmo simile i ricercatori stimano che nel 2300 verrebbero rilasciati nell'atmosfera circa 5 mila miliardi di tonnellate di carbonio, principalmente sotto forma di anidride carbonica. In questo scenario i livelli di CO2 sarebbero quantificati in circa 2 mila parti per milione (ppm), cinque volte di più dei livelli attuali e sette volte di più rispetto ai livelli preindustriali. Il rilascio nell'atmosfera di una tale quantità di anidride carbonica provocherebbe un aumento di temperatura compreso tra 6,4 e 9,5 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali. L'Artico, che già si sta riscaldando più velocemente di altre aree del mondo, affronterebbe un aumento compreso tra 14,7 e 19,5 gradi centigradi.
Tra le altre conseguenze dello sfruttamento senza freni ai combustibili fossili del pianeta gli scienziati indicano anche un aumento di piogge nel Pacifico tropicale e per contro possibili siccità in aumento in altre zone: Australia, Mediterraneo, Africa meridionale e settentrionale, Amazzonia, America centrale. Le conseguenze sugli ecosistemi polari e tropicali, sulle barriere coralline, sarebbero enormi.(ANSA).
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Tra le altre conseguenze dello sfruttamento senza freni ai combustibili fossili del pianeta gli scienziati indicano anche un aumento di piogge nel Pacifico tropicale e per contro possibili siccità in aumento in altre zone: Australia, Mediterraneo, Africa meridionale e settentrionale, Amazzonia, America centrale. Le conseguenze sugli ecosistemi polari e tropicali, sulle barriere coralline, sarebbero enormi.(ANSA).
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