tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-1-marzo-2024/
Ascolta il podcast del Fatto di domaniDOSSIERAGGI ALL’ANTIMAFIA, INDAGATO IL MAGISTRATO ANTONIO LAUDANI. Il ministro della Difesa Guido Crosetto l’aveva detto, ad agosto 2023: “Sono in atto dossieraggi”. Dopo il suo esposto, il 31 ottobre 2022, la procura di Roma aveva aperto un fascicolo. Ma le indagini sono passate a Perugia, competente sui magistrati della Capitale. Lo scandalo infatti ha investito il sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia (Dna) Antonio Laudati. È l’ex capo della procura di Bari che indagò su Berlusconi e Giampi Tarantini. All’Antimafia ha guidato l’ufficio sulle segnalazioni sospette dell’antiriciclaggio, fino all’arrivo di Giovanni Melillo. Nei giorni scorsi ha ricevuto un mandato di comparizione: è indagato nel capoluogo umbro per abuso d’ufficio, falso e accesso abusivo a sistema informatico. L’ultimo reato è contestato anche al suo ex collaboratore, il maresciallo della Finanza Pasquale Striano, fino a pochi mesi fa in servizio alla Dna. I due avevano accesso alle banche dati dell’Antimafia e alle “sos”, segnalazioni di operazioni sospette. Sono i passaggi di denaro in odore di riciclaggio: quando le somme sono ingenti e il contesto opaco, Banca d’Italia e gli istituti di credito lanciano l’avviso all’Antimafia e alla Finanza per le verifiche del caso. Secondo gli inquirenti di Perugia, centinaia di accessi agli archivi digitali sarebbero avvenuti in spregio alle regole, senza segnalazioni sospette. A che scopo? È la domanda che si pongono gli investigatori. In alcuni casi, per girare notizie alla stampa: gli indagati sarebbero circa 15, almeno tre i cronisti. Diversi casi di dossieraggio sono contestati a Laudati. All’invito di comparizione, la toga avrebbe risposto picche avvalendosi della facoltà di non rispondere, stando a Repubblica: notizia smentita dall’avvocato Andrea Castaldo. Al quotidiano, Laudati ha dichiarato di “poter chiarire tutto”. L’invito di comparizione è arrivato anche a Striano. Secondo la procura, avrebbe “spiato” centinaia di persone con migliaia di accessi abusivi ai database. Lui si è detto innocente, giustificando le ricerche con le esigenze investigative. Tra gli “spiati”, secondo Repubblica, molti big del centrodestra: Guido Crosetto, Ignazio la Russa, Daniela Santanchè, Matteo Renzi, Denis Verdini. Ma anche vip come Francesco Totti, oppure il n. 1 della Federcalcio Pasquale Gravina. Sul Fatto di domani, vi racconteremo i retroscena e i risvolti dell’indagine. CORTEI E REPRESSIONE: DOMANI PISA CI RIPROVA, LA DESTRA SI TRINCERA DIETRO LA POLIZIA. Non si placano le polemiche sulla gestione disastrosa dell’ordine pubblico durante il corteo di studenti a Pisa e Firenze della scorsa settimana. A riaccendere la schermaglia politica sono state le parole di ieri del ministro dell’interno Matteo Piantedosi, che in Parlamento non solo ha difeso l’operato delle forze dell’ordine, ma anche rigettato la colpa su chi manifesta parlando di un clima di contestazione crescente. In realtà, come ha mostrato un sondaggio pubblicato sul Fatto di oggi, una buona maggioranza di italiani pensa che i rischi siano più che altro causati dall’atteggiamento repressivo del governo. Oggi la maggioranza prosegue nel solco della “linea” dettata da Giorgia Meloni: “È molto pericoloso togliere il sostegno delle istituzioni a chi ogni giorno rischia la sua incolumità per garantire la nostra”, aveva detto la premier mercoledì. Parole che avevano fatto pensare a Mattarella, ma oggi Fratelli d’Italia si è adoperata per disinnescare la polemica con la più alta carica dello Stato. E così resta la trincea ideologica: la polizia non si critica, ha dichiarato chiaramente Matteo Salvini, seguito da un coro di leghisti e meloniani. Le opposizioni rispondono che chiedere chiarezza sulla carica di Pisa non è andare contro alla polizia (il Pd) e che manifestare è un diritto (il M5S). Semmai sia Meloni a scegliere da che parte stare, visto che in passato ha criticato il contenimento dei cortei dei no vax, affonda Giuseppe Conte. Domani a Pisa è prevista un’altra manifestazione degli studenti: sono attesi migliaia di partecipanti, che chiederanno le dimissioni del Questore. Stavolta il corteo è autorizzato. Sul Fatto di domani vedremo com’è il clima in città alla vigilia del corteo. L’ECONOMIA NON PERDONA MELONI: SALE IL PIL MA AUMENTA IL DEFICIT, SCENDONO GLI OCCUPATI. Il pil andrà pure di qualche decimale meglio del previsto, ma sono i dati del deficit a preoccupare. Nel 2023 l’economia italiana ha registrato una crescita dello 0,9%, ha comunicato oggi l’Istat. Il dato è superiore alle previsioni della Nadef del governo che fissavano la crescita del Pil 2023 allo 0,8%. Ma il rapporto deficit/Pil è al 7,2%, peggio delle stime della Nadef, che erano al 5,3%. Per il governo, però, colpevole è presto trovato: il superbonus. “I numeri ci dicono che l’emorragia dell’irresponsabile stagione del Superbonus ha avuto un effetto pesante sul 2023, andando purtroppo oltre le già pessimistiche prospettive”, così il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Però nel 2023 c’era il governo Meloni, ed è quindi difficile dare responsabilità all’esecutivo precedente, che ha passato la mano nell’autunno 2022. Inoltre, come ha ricordato l’ex ministro 5S Stefano Patuanelli, durante la stagione del superbonus il pil è cresciuto molto di più: “di 12,3 punti, e il rapporto debito/PIL si è ridotto di 14 punti”. Sul Fatto di domani vedremo però che anche i dati dell’occupazione non depongono a favore delle scelte del governo. Scendono gli occupati e aumentano gli inattivi, ossia coloro che non cercano neanche un lavoro. E il taglio al Reddito di cittadinanza ha aumentato le persone in povertà senza alcun sostegno economico, come abbiamo raccontato sul Fatto di oggi. Intanto l’Arera prevede un calo di solo il 2% delle tariffe del gas per il mese di febbraio, e solo per gli utenti vulnerabili: un risparmio di circa 76 euro l’anno. Per il mercato elettrico, dove il prezzo si calcola a trimestri, si deciderà tra un mese e la riduzione dovrebbe essere dell’8%. GUERRA ISRAELE-HAMAS, MICHEL (UE): “INDAGINE INDIPENDENTE SUL MASSACRO DEI CIVILI A GAZA”. E CHIEDE CHE SIA L’UNRWA A GESTIRE GLI AIUTI. L’EGITTO: TREGUA POSSIBILE ENTRO IL 10 MARZO. La strage di civili che si accalcavano per ricevere gli aiuti umanitari nella Striscia, avvenuta ieri, pone diversi obblighi. La comunità internazionale vuole sapere da Israele come sono andati i fatti; il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, sollecita una inchiesta indipendente, rispetto alle due versioni: quella di Hamas, che accusa i soldati di aver aperto il fuoco sulla folla, e l’altra dello Stato ebraico che ammette di aver sparato ma solo per disperdere la massa che metteva a rischio la sicurezza dei militari; i 112 morti e le centinaia di feriti sarebbero stati conseguenza del caos e del panico. Gli Stati Uniti si muovono su un doppio binario: hanno bloccato durante la riunione del consiglio di sicurezza dell’Onu, una dichiarazione di condanna verso Israele. Ma non è un mistero che il presidente Biden sia stanco della linea oltranzista assunta dal premier israeliano Netanyahu. La Casa Bianca, ieri, aveva ammesso che la ventilata tregua che sarebbe dovuta scattare da lunedì, ora è più difficile da raggiungere. Dopo 147 giorni di conflitto – scaturito dalla strage firmata da Hamas il 7 ottobre, con 1.200 morti e più di 300 ostaggi – quanto accaduto nella Striscia ripropone il tema della gestione degli aiuti umanitari. Israele non si fida più dell’Onu, che con l’Unrwa si occupa di aiutare i rifugiati palestinesi, perché sostiene che diversi suoi impiegati abbiano partecipato in modo attivo al massacro del 7 ottobre. Il quotidiano inglese Guardian però scrive che a distanza di giorni da queste accuse, non sono state presentate prove. Per il presidente Michel “è necessario un cessate il fuoco per consentire agli aiuti umanitari forniti da agenzie specializzate come Unrwa di raggiungere i civili”. La Commissione europea procederà al pagamento di 50 milioni di euro all’Unrwa e ad aumentare il sostegno ai palestinesi di 68 milioni nel 2024. Le trattative per giungere ad una tregua, nonostante tutto, proseguono: oggi il ministro degli Esteri egiziano, Shoukry, ha detto che il cessate-il-fuoco potrebbe maturare entro l’inizio del Ramadan, il 10 marzo. Sul Fatto di domani leggerete altri dettagli sulla situazione al fronte: secondo Hamas, sette ostaggi israeliani sono morti a causa dei bombardamenti dell’Idf. LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE A Mosca i funerali di Navalny: migliaia di persone sfidano Putin tra le restrizioni. L’accesso alla chiesa era stato consentito solo ai familiari e a un ristretto gruppo di persone. Esclusi anche i diplomatici stranieri, ma più di duemila persone si sono radunate fuori da una chiesa alla periferia sud di Mosca dove si sono svolti i funerali dell’oppositore russo, blindati dalla presenza massiccia delle forze di sicurezza in assetto antisommossa. Un lungo corteo ha seguito poi a piedi il feretro (camminando sui marciapiedi) fino al cimitero. Tra gli slogan: “La Russia sarà libera!” e “Putin assassino”. Non c’era la vedova Yulia che ha pubblicato un messaggio d’addio su X: “Cercherò di renderti felice per me e orgoglioso di me”. Nessun commento del Cremlino, che con Peskov fa sapere di non avere nulla da dire alla famiglia. Meloni a Washington. La premier è atterrata oggi in Maryland per la sua seconda visita alla Casa Bianca, stavolta condotta in qualità di presidente di turno del G7. Alle 19 ora italiana ha incontrato Joe Biden, mentre domani l’appuntamento è con il premier canadese Justin Trudeau. Elon Musk fa causa a OpenAi. L’ex socio e fondatore della startup di ChatGPT , leader nel settore dell’intelligenza artificiale, ha avviato una causa contro OpenAI e il suo amministratore delegato Sam Altman accusandoli di aver compromesso la missione originale di creare sistemi di IA a beneficio dell’umanità dando priorità ai profitti. Il motivo scatenante sarebbe l’accordo tra OpenAI e Microsoft. OGGI LA NEWSLETTER IL FATTO INTERNAZIONALE Europee, gli 007 indagano sulla lista politica pro Russia dell’ex supporter di Marine Le Pendi Luana De Micco Secondo Le Monde, i servizi segreti interni francesi, la DGSI, avrebbero aperto sin dall’autunno 2023 un’inchiesta sulla costituzione sospetta di una lista politica in Francia “che serve gli interessi della Russia e potrebbe avere il sostegno di Mosca”, con un evidente obiettivo di “destabilizzare le elezioni europee del prossimo 9 giugno”. L’informazione sarebbe stata confermata al giornale da fonti interne al ministero dell’Interno. Ma per il momento non ci sono conferme ufficiali, neanche da parte del ministro degli Esteri, Stéphane Séjourné, che è stato sentito tra l’altro sull’argomento stamattina sulla radio France Inter. “La Francia ha tardato a capire che, in guerra, la propaganda è pericolosa quanto i colpi di cannone”, ha scritto Le Monde. La creazione di questa lista pro-russa fa capo a Jean-Luc Schaffhauser, una figura notoriamente pro-russa in Francia vicina all’estrema destra. |
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