giovedì 22 febbraio 2024

Il Fatto di domani. Assange, il pugno duro degli Usa: furto, non giornalismo. Morti sul lavoro, Calderone vuole l'inasprimento delle pene, ma Nordio la zittisce

 tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-21-febbraio-2024/

La giornata in cinque minuti

 Ascolta il podcast del Fatto di domani

ASSANGE, LA TESI AMERICANA: “IL SUO NON FU GIORNALISMO, MA SPIONAGGIO. PER QUESTO L’ATTIVISTA DEVE ESSERE PROCESSATO NEGLI USA”. Il secondo giorno dell’audizione dinanzi all’Alta Corte inglese sul caso di Julian Assange, il co-fondatore di Wikileaks in prigione a Londra dal 2019, è dedicato ai rappresentanti del governo degli Stati Uniti. Ieri, come abbiamo raccontato sul Fatto, gli avvocati dell’attivista hanno chiesto ai due magistrati di accettare l’appello contro l’estradizione in America, perché Assange, divulgando le notizie coperte da segreto fornite dal militare Bradley Manning – poi divenuto donna con il nome di Chelsea – su quanto avveniva nei conflitti in Iraq e Afghanistan, ha solo fatto il suo mestiere di giornalista. Non la pensa così il Dipartimento di Stato Usa: Assange ha commesso un reato ben preciso, quello di aver hackerato i documenti. Non si limitò – secondo la versione di Washington – a ricevere i dossier, ma incoraggiò Manning a rubarli. Dunque, non si tratta di attività giornalistica, ma di furto. Inoltre, la divulgazione delle informazioni riservate, che riguardavano anche i contatti americani nell’ambito dell’antiterrorismo, costrinse molti operatori che lavoravano sul campo a fuggire per salvarsi la vita; per questo gli Usa vogliono procedere con 18 accuse di spionaggio. I sostenitori di Assange restano dunque con il fiato sospeso: i due magistrati inglesi potrebbero comunicare la loro decisione nelle prossime ore. Se non accoglieranno il ricorso degli avvocati di Assange, dato che l’allora ministra inglese Priti Patel, nel 2022, firmò l’ordine di estradizione negli Usa, al collegio difensivo resterà solo la carta dell’appello alla Corte europea per i diritti dell’uomo. Sul Fatto di domani leggerete altri approfondimenti sulla giornata, sugli umori della piazza che fuori dall’Alta Corte è tutta per l’attivista australiano, e un profilo di Victoria Sharpe, uno dei due magistrati dell’Alta corte inglese impegnata nella delicata decisione.


LA FINE DI NAVALNY, IL TIMES: “UCCISO CON UN PUGNO AL CUORE”. IL REGNO UNITO SANZIONA I RUSSI, L’ESTREMA DESTRA TEDESCA DIFENDE PUTIN. Se da un lato Mosca fa di tutto per non far filtrare notizie sulle cause della morte di Aleksei Navalny – avvenuta cinque giorni fa, come abbiamo raccontato, in un carcere siberiano – che per 20 anni è stato una spina nel fianco del presidente Putin e dei suoi funzionari più fidati, dall’altro i canali alternativi cercano di rompere questa cortina. Il dissidente Vladimir Osechkin, che da Parigi cura il sito anticorruzione Gulagu.net, ha detto a un giornalista del Times di Londra che Navalny sarebbe stato ucciso con “un pugno al cuore, in perfetto stile Kgb”, asserendo di aver saputo alcuni particolari dalle sue fonti: Navalny è stato tenuto per due ore e mezza in isolamento a – 27 gradi con l’obiettivo di rallentare il suo battito cardiaco e poi è stato ucciso con un pungo al cuore secondo una tecnica utilizzata dai servizi speciali Kgb, oggi Fsb. L’articolo sul sito del quotidiano, però, è poi stato rimosso dall’homepage del giornale e il sito Gulagu.net è finito offline. Le autorità russe continuano a non mostrare il corpo del dissidente alla madre, tanto che la donna ha presentato un esposto in tribunale, che però sarà discusso non prima del 4 marzo. Sempre in ambito di contro informazione, Rotonda, un canale Telegram indipendente, ha raccontato che sei tra i ragazzi fermati durante le manifestazioni di cordoglio, a San Pietroburgo, hanno ricevuto avvisi di arruolamento nelle forze armate. Una “cartolina” di richiamo temuta, visto che prosegue il conflitto tra Russia e Ucraina. Lo scopo potrebbe essere proprio quello di intimidire chi intende manifestare a favore della causa di Navalny, il cui testimone è stato raccolto dalla moglie, Yulia. Londra ha annunciato sanzioni contro sei ufficiali russi. Si tratta di Vadim Kalinin, comandante della colonia penale siberiana in cui Navalny è morto, e cinque suoi vice. Solidarietà al presidente Putin la mostra l’AfD, il partito di estrema destra tedesco. Timo Chrupulla, il leader, ha dichiarato che attorno alla morte di Navalny è stata creata una “sceneggiata a fini politici” e le accuse a Putin sono “insopportabili”. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari sulla vicenda.


CROLLO DI FIRENZE, I SINDACATI EDILI SCIOPERANO, CALDERONE PROPONE LA STRETTA MA NORDIO È CONTRARIO. Dopo la strage di operai nel cantiere Esselunga di Firenze, dove ieri è stato recuperato il quinto cadavere di un operaio, il governo prova a dare una risposta all’indignazione contro la piaga delle morti sul lavoro. Lo ha fatto nel Consiglio dei ministri di oggi, dove la ministra competente, Maria Elvira Calderone, ha proposto un pacchetto di misure per aumentare la sicurezza sul lavoro. Che è tutto un proliferare di sanzioni. Interdizione dagli appalti da due a cinque anni in caso di “gravi violazioni” o di “accertata responsabilità penale”. Sospensione e decadenza dai benefici fiscali e contributivi per le imprese irregolari, ripenalizzazione delle sanzioni su appalti e subappalti e lavoro nero. Le misure non sono state però neanche discusse con i sindacati di categoria. Ma il vero problema è un altro. In un question time alla Camera, il ministro della Giustizia Carlo Nordio si è detto contrario a introdurre il reato di omicidio sul lavoro (depotenziando di fatto ogni stretta penale sulle morti bianche) e anche all’istituzione di una procura nazionale unica per giudicare i casi, che renderebbe efficaci le norme. Le categorie edili di Cgil e Uil hanno indetto oggi pomeriggio uno sciopero nazionale di due ore, dalle 16.30 alle 18.30, le ultime due dell’orario di lavoro del cantiere. Secondo dati interni, la partecipazione è stata molto ampia, ma presidi e manifestazioni si sono tenuti in tutto il Paese. Le richieste loro sono di altro segno: parlano meno di sanzioni e più dell’estensione delle tutele dei contratti, del divieto di ribasso sui costi della manodopera nei subappalti e l’equità dei trattamenti economici. I morti sul lavoro sono una media di 3 al giorno (oggi è morto un collaudatore di moto nella pista Porsche di Nardò). Calderone ha dovuto riconoscere che sui cantieri la percentuale di irregolarità è alta: il 76,48% secondo i dati dell’ispettorato del lavoro 2023. Ma ha trovato subito il capro espiatorio: il superbonus 110%, dove sostiene la ministra l’irregolarità media supera l’85,2%. La ministra ha promesso più ispettori. Sul Fatto di domani vedremo qual è la differenza tra le dichiarazioni vuote del governo e le vere necessità del settore.


ELEZIONI IN SARDEGNA, IL CENTRODESTRA FA UNO SFORZO DI UNITÀ PER SCONGIURARE LA SCONFITTA. La battaglia politica per le regionali in Sardegna è alle battute finali. Si voterà domenica, dalle 6,30 alle 22 per eleggere presidente e consiglio regionale. Oggi sull’isola sono sbarcati i leader del centrodestra: Antonio Tajani è giunto a Cagliari in mattinata, Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno preso invece lo stesso volo di linea al termine del Consiglio dei Ministri. Sul palco del capoluogo hanno chiuso la campagna elettorale di Paolo Truzzu, il candidato del centrodestra. La Cgil sarda ha organizzato una contestazione per denunciare le morti sul lavoro, Meloni è scesa a incontrarli. “Sono convinto che qui ci sono tutte le condizioni per vincere”, ha detto Tajani. Anche il governatore uscente (suo malgrado) Christian Solinas non si è tirato indietro, e ha dichiarato che “questa formula (la stessa che lo ha eletto, ndr) merita continuità”. Il candidato unitario, Paolo Truzzu di Fratelli d’Italia, è dato testa a testa con la sfidante unitaria del centrosinistra, la 5S Alessandra Todde. Ma come ha spiegato oggi sul nostro giornale Massimo Zedda, consigliere regionale e leader dei Progressisti, l’eventuale vittoria di Todde sarebbe “la prima sconfitta per Meloni, e la Sardegna sarebbe l’apripista per una coalizione di centrosinistra, che deve essere il nostro obiettivo”. Certo, bisognerà capire quanti voti sottrarrà allo schieramento Renato Soru, sostenuto da cinque liste con la Coalizione sarda. Oggi l’ex governatore è stato protagonista di un siparietto con i giornalisti, durante l’ultimo confronto tra candidati andato in onda su Rai3. “Da giorni e da settimane il tempo nei Tg e lo spazio sulle pagine dei giornali è totalmente sproporzionato per il fatto che siamo invasi da ministri e sottosegretari – ha denunciato Soru – È sbagliato che i quotidiani sardi continuino a negare la mia esistenza in vita”. Elly Schlein, pure sull’isola per la chiusura di campagna elettorale, è stata contestata da una persona in un mercato. Sul Fatto di domani leggerete la nostra cronaca dal comizio del centrodestra in Sardegna, un ritratto di Renato Soru e un’analisi degli umori politici dell’isola.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Si è dimesso il capo di gabinetto di Nordio. Alberto Rizzo, capo di gabinetto del ministro della Giustizia Carlo Nordio, si è dimesso. Rizzo, al ministero fin dall’inizio del mandato del Guardasigilli nel 2022, ha formalizzato oggi la rinuncia al suo incarico e depositato al Consiglio superiore della magistratura la richiesta di rientro in ruolo.

Il Csm contro la riforma Nordio sull’abuso d’ufficio: “Senza, alcuni soprusi (veri) non sono punibili”. Il Consiglio superiore della magistratura ha preparato un parere sul ddl Nordio, che il Fatto ha visto in anteprima, in particolare sulla parte che abolisce la fattispecie penale più odiata dai primi cittadini. Nel documento licenziato all’unanimità dalla Sesta Commissione i consiglieri di palazzo dei Marescialli inseriscono una rassegna di casi concreti tratti dalla giurisprudenza della Cassazione per mettere in guardia il Parlamento sulle conseguenze dell’abrogazione. Ne viene fuori “un quadro alquanto variegato delle condotte di abuso di vantaggio (profittatorio) o di danno (vessatorio, discriminatorio, ritorsivo o prevaricatorio)” che con la nuova legge non costituiranno più reato. Salvando i sindaci disonesti, certo, ma non solo loro.

Ferragni, la Finanza allarga le indagini anche sul caso Oreo. La Guardia di finanza di Milano ha effettuato nuove acquisizioni nell’ambito dell’inchiesta per truffa aggravata a carico di Chiara Ferragni, di Alessandra Balocco e altri. Per raccogliere documenti, i finanzieri si sono recati nelle sedi delle società della influencer, della Dolci preziosi e di altre aziende per i casi che riguardano le uova di Pasqua, la bambola Trudi e i biscotti Oreo. Questo in aggiunta alle acquisizioni dei mesi scorsi per il caso del pandoro Pink Christmas. Con perquisizioni a Milano, Bari e Udine.

Inquinamento in Lombardia e non solo: l’accordo in Ue è buono solo a metà. L’accordo tra Europarlamento e Consiglio Ue sulla direttiva della qualità dell’aria non farà rientrare gli inquinanti nei limiti indicati dall’Organizzazione mondiale della sanità, ma mantiene il diritto al risarcimento per i cittadini proposta dalla Commissione Ue.

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