giovedì 25 gennaio 2024

il fatto quotidiano di domani in edicola, le anticipazioni. PER LEGITTIMARE UN GIUDICE NON BASTANO LE LEGGI, MA SERVE “LA FIDUCIA DEI CITTADINI”. PINELLI DEL CSM RIBALTA LO STATO DI DIRITTO

 tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-25-gennaio-2024/

La giornata in cinque minuti

 Ascolta il podcast del Fatto di domani

PER LEGITTIMARE UN GIUDICE NON BASTANO LE LEGGI, MA SERVE “LA FIDUCIA DEI CITTADINI”. PINELLI DEL CSM RIBALTA LO STATO DI DIRITTO. I tempi sono cambiati, nel rapporto tra politica e giustizia. Succede, oggi, che il vicepresidente del Consiglio Superiore della magistratura, il consigliere laico Fabio Pinelli, nel suo discorso all’inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione, invochi una revisione nientemeno del principio di separazione dei poteri, che è uno dei cardini dello Stato di diritto (oltre che della Costituzione). Come ha notato Paolo Frosina, Pinelli, che è un avvocato eletto al Csm in quota Lega, auspica il “superamento del principio della sottoposizione del giudice solo alla legge”. Che tradotto in parole povere significa che il giudice, nella sua attività, non debba ritenersi completamente avulso dal contesto politico del Paese, perché è vero che è sottoposto alla Legge, ma “nel tempo presente” questa non basta da sola a garantire la funzione del magistrato, che, argomenta Pinelli, “trova il proprio riconoscimento giuridico e sociale e nella modalità con cui esercita la propria funzione e, conseguentemente, nel rapporto di fiducia che si instaura con i cittadini”, dice Pinelli. Quindi deve ascoltare in qualche modo il pensiero della maggioranza dell’elettorato? Le parole sembrano un assist molto chiaro al concetto di Giustizia di Carlo Nordio. Che del resto oggi all’evento ha detto che ­“Si apre nel 2024 una nuova fase per la giustizia”. Sul Fatto di domani leggerete in che termini. Ne parleremo anche con il costituzionalista Michele Ainis.


AUTONOMIA, DE LUCA ANNUNCIA IL RICORSO ALLA CONSULTA (E NON ESCLUDE LA PIAZZA): TUTTE LE CONTRADDIZIONI DEI DEM. Il governo va dritto verso lo spezzatino d’Italia, con la legge sull’Autonomia approvata alla Camera martedì scorso. Il testo dovrà ricevere il sì del Senato. Intanto, gli oppositori del regionalismo affilano le armi. Il governatore dem della Campania Vincenzo De Luca, in conferenza stampa, ha chiamato a raccolta il popolo e gli amministratori pubblici meridionali, per scongiurare la “secessione dei ricchi”. Il presidente della giunta non ha escluso la mobilitazione di piazza ma ha già annunciato il ricorso alla Corte Costituzionale. Anche Oltretevere nutrono dubbi: per il Cardinal Parolin, con l’Autonomia è in gioco “la dignità della persona e del suo benessere”. Con il ddl Calderoli, infatti, il governo potrà cedere alle Regioni ampi poteri su temi decisivi: sanità, scuola, energia, infrastrutture. Mentre il Parlamento starà a guardare: infatti a siglare le intese per il passaggio delle funzioni (dunque dei soldi del personale) saranno Palazzo Chigi da un lato e i governi regionali dall’altro. L’Aula potrà promuovere o bocciare quelle intese, senza modificarle. Neppure sui Lep gli eletti toccheranno palla: i Livelli essenziali delle prestazioni dovranno essere definiti prima del passaggio di consegne, su 14 materie delle 23 in gioco, con i Decreti del presidente del consiglio (i famigerati dpcm). Con due paradossi: la nazionalista Giorgia Meloni promuove l’Autonomia benché la bocciasse in passato; il Partito democratico di Elly Schlein invece sarebbe in trincea. malgrado alcuni dem, come il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, abbiano ammiccato al regionalismo. Sul Fatto di domani vi racconteremo tutte le contraddizioni degli schieramenti in campo.


L’ASSALTO DELLE LOBBY A BRUXELLES PER ORIENTARE LA POLITICA. Ci sono quelle dei big dei fossili, delle industrie chimiche, delle grosse aziende tecnologiche, dei farmaci, per non parlare del caso di corruzione ad opera del Qatar che ha acquistato la benevolenza di molti pezzi grossi delle istituzioni Ue. Bruxelles è un via vai di lobbisti che – senza trasparenza alcuna – incontrano politici e funzionari delle istituzioni europee, cercando di pilotarne l’azione legislativa. E il più delle volte ci riescono, anche a suon di soldi e prebende. Per esempio uno studio di “Big Toxics and their lobby firepower” pubblicato da Corporate Europe Observatory poco tempo fa, dice che le 21 Big Toxics – le principali compagnie dell’industria chimica – spendono più delle Big Tech per le loro costose operazioni di lobbying negli uffici dell’Unione europea. Ma ci sono anche confederazioni come Confindustria italiana che portano avanti le loro pressioni a favore di determinate aziende. Sul Fatto di domani leggerete un reportage – fatto in collaborazione con MediapartPolitico ed El Pais – sull’interferenza delle lobby a Bruxelles per condizionare la direttiva sulle plastiche. E vedremo anche cosa stanno facendo le istituzioni Ue per arginare il fenomeno.


ISRAELE DESECRETA DOCUMENTI PER CONTESTARE L’ACCUSA DI GENOCIDIO. GAZA, SPARI SULLA FOLLA: 20 MORTI. LIBANO, COLPITA LA PISTA DEI DRONI USATA DA HEZBOLLAH. Israele ha divulgato 30 documenti “classificati” per dimostrare, un giorno prima del pronunciamento della Corte internazionale dell’Aja, che non esiste una finalità di genocidio nei confronti dei palestinesi. L’accusa è stata mossa dal Sudafrica. Lo Stato ebraico si difende dicendo che la sua azione militare nella Striscia di Gaza è una risposta all’attacco subito il 7 ottobre, durante il quale Hamas ha ucciso 1.200 persone, e ne ha rapite più di 300. I documenti sono stati rivelati dal New York Times e mirano a evidenziare che, qualsiasi cosa abbiano detto gli esponenti del governo Netanyahu, non corrispondono poi alle azioni intraprese dal gabinetto di guerra e ordinate dal comando dell’Idf rispetto alla tutela dei civili, per quanto possibile in un conflitto come quello di Gaza. In attesa della decisione dell’Aja, la guerra continua: fonti palestinesi hanno accusato Israele di aver aperto il fuoco sui civili che erano in fila per avere razioni di cibo, lamentando 20 morti e 170 feriti. Tel Aviv ha disposto verifiche. Feroce la battaglia nel sud della Striscia, a Khan Younis. Resta tesa anche la situazione sul secondo fronte, quello con il Libano. Oggi Israele ha bombardato una pista utilizzata da Hezbollah – il partito armato sostenuto dall’Iran – per far partire i droni contro lo Stato ebraico. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari sull’attesa decisione della Corte internazionale dell’Aja, e sugli sviluppi del conflitto.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Pozzolo indagato anche per porto abusivo d’armi. Il deputato di FdI, sospeso, era già indagato per lesioni colpose e omessa custodia per il caso dello sparo alla festa di Capodanno in cui è rimasto ferito un 31enne. La nuova ipotesi di reato deriva dal fatto che la pistola, di proprietà di Pozzolo, era registrata come arma da collezione, quindi il deputato non avrebbe dovuto portarla in giro. La procura ha sospeso il suo porto d’armi dopo i fatti.

Le balle sul Rdc e le falle dell’assegno di inclusione. Le ultime bugie Meloni le ha dette ieri durante il question time in Parlamento: 600 mila domande evase e importo superiore a quello del sepolto Reddito di cittadinanza. Ma – come leggerete domani – la realtà dell’assegno di inclusione è un’altra: c’è una buona fetta di domande per l’assegno di inclusione bloccate per problemi burocratici.

Matteo Messina Denaro fu fermato ad un posto di blocco, ma non lo riconobbero. La rivelazione è stata fatta da Maurizio de Lucia, procuratore di Palermo che ha coordinato le indagini fino alla cattura del capomafia, avvenuta il 16 gennaio 2023. Parlando con alcuni studenti a Casal di Principe, in provincia di Caserta, il magistrato ha raccontato un particolare inedito: sette anni fa, in provincia di Trapani, il latitante, sfuggito all’arresto per 30 anni, era incappato in un posto di controllo dei carabinieri. Ma i militari non lo riconobbero: “Messina Denaro confidava sul fatto che le forze dell’ordine avevano sue foto vecchie; ma c’era anche chi lo avvisava dei movimenti degli investigatori” ha concluso il procuratore.

Ferragni-Oreo, nessun “accordo di beneficenza”. La società Mondelez Italia, titolare del marchio dei biscotti, ha fornito al Codacons le informazioni relative all’iniziativa di solidarietà avviata nel 2020 dall’influencer, che pubblicizzò su Instagram una capsule collection realizzata in collaborazione con l’azienda. In seguito “all’emergenza Covid – ha fatto sapere Mondelez – Ferragni ha deciso autonomamente, al di fuori dell’accordo commerciale, di donare in beneficenza l’ammontare dei proventi della vendita della parte della capsule collection nella sua disponibilità. Venuti a conoscenza della sua decisione di procedere in tal senso, anche Oreo ha deciso di effettuare una donazione allo stesso ente”.

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