lunedì 21 febbraio 2022

è il GSE il nemico delle rinnovabili? Rinnovabili e “green”, il muro digitale di chi dovrebbe garantirli Quasi impossibile accedere al sito del gestore dei servizi energetici che gestisce 15 miliardi di incentivi statali. Dismesso il contact center che funzionava DI GAIA GIULIANI

 tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/21/rinnovabili-e-green-il-muro-digitale-di-chi-dovrebbe-garantirli/6501032/

com'è strano che nessuno parli dei problemi del sito del GSE, delle inchieste delle procure e della Corte dei Conti, dei ritardi verso le energie rinnovabili, dei danni, dei soldi persi da operatori e aziende, oltre che dai cittadini, dall'articolo di Gaia Giuliani il fatto quotidiano: "sono stati oggetto negli ultimi anni di truffe da “svariate centinaia di milioni” ai danni della società, specifica ancora la Corte. Che sottolinea come i controlli effettuati dal Gse sugli im…
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IL NEMICO

Rinnovabili e “green”, il muro digitale di chi dovrebbe garantirli

DI GAIA GIULIANI

21 FEBBRAIO 2022

Irraggiungibile, monocratico, bacchettato dalla Corte dei conti negli ultimi report, il Gse (gestore dei servizi energetici) è una chiave di volta per la transizione ecologica. Passato sotto il controllo del ministero della Transizione ecologica, gestisce i miliardi – 15 l’ultima stima – degli incentivi pubblici per l’energia verde. Ma per molti è il nemico. Pessime le recensioni su Google e Facebook (il quarto post sul profilo ufficiale è di un utente: “Li mort… vostra” (mai cancellato). Innumerevoli i problemi. “Da due anni aspetto l’ok per la variazione di un paio di impianti fotovoltaici installati ai clienti. Tutto concordato e autorizzato dal gestore, manca il suggello finale. Finché non arriva non mi pagano”, racconta Massimo Venturello, tecnico specializzato in rinnovabili e fondatore dell’Ater, associazione no profit. “Se poi – spiega ancora – si fa manutenzione e l’impianto si ferma, dopo il riavvio ci vogliono mesi prima che il Gse riprenda i pagamenti. Ma c’è chi ha fatto un leasing con la banca e non può aspettare”. Anche Gioia Granito ha atteso due anni per i bonifici sull’energia prodotta dai suoi pannelli, anni di battaglie con un “sito inutile, un labirinto informatico che a loop portava allo stesso punto”.

Matteo Ciucci, ingegnere, progetta e costruisce impianti green. “Fino a qualche anno fa c’era un contact center fantastico, persone preparatissime che risolvevano tutto con rapidità. Poi il tracollo, li hanno smantellati?”, si chiede. Il numero sul sito non si trova più ed è un fiorire di consulenti e studi legali che offrono aiuto, remunerato s’intende, per le frequenti impasse del sistema. Ma i 72 addetti storici al contact center ci sono ancora, messi all’angolo dal sito del gestore (“farraginoso”, “inutile”, altre recensioni) dove devono indirizzarti in prima battuta quando cerchi risposte. Se non usi Chrome o Explorer (ormai obsoleto) però non puoi registrarti e accedere a incentivi o altro, il sito dà sempre errore.

Mai internalizzati seppure “infungibili”, cioè insostituibili perché parte del suo “core business”, come scriveva lo stesso Gse, da un decennio rimbalzano da una società all’altra. Nel 2015 hanno fatto ricorso in blocco per appalto illecito. Divisi dal tribunale in due tranche da 15 e 70 persone (nel frattempo qualcuno si è arreso), la prima ha vinto anche in appello. Stesso il ricorso, stesso il giuslavorista, Pierluigi Panici che ricorrerà in Cassazione. Tra dicembre e gennaio hanno scioperato per 20 giorni, perché nonostante il mezzo milione di contatti ricevuto l’anno scorso, a periodi alterni vanno anche in cassa integrazione (ma la richiesta di straordinari arriva). Durante la pandemia Almaviva, la società che li ha in gestione, li ha messi in smart working. Chi non aveva pc o connessioni casalinghe per sostenere un servizio pubblico – va ricordato – se l’è dovuti pagare da solo, nessun rimborso. Molte le interrogazioni parlamentari, l’ultima di gennaio, a chiedere perché l’unico sportello col mondo del Gse, che aiuta privati, imprese, Comuni, nella transizione verso un’energia ecologica debba essere oscurato, forse dismesso.

Eppure i soldi per il personale ci sono: nell’ultimo bilancio societario analizzato dalla Corte dei Conti si sottolinea la “consistente voce” delle prestazioni professionali esterne, 11 milioni (molte quelle legali, i contenziosi sono migliaia). Che si aggiunge ai 50 milioni per quelle interne, in aumento ogni anno. E per cui, sempre la Corte, ha richiamato l’ente ad adottare nella selezione criteri di “trasparenza” e “meritocrazia”. Sette anni fa M5s presentò un’interrogazione sulla parentopoli interna al Gse, ma è storia vecchia.

Nel 2020 il gestore doveva essere commissariato su richiesta del governo Conte, c’erano stati forti dissidi interni alla dirigenza. Non è successo. Oggi lo guida Andrea Ripa di Meana, solo al comando senza consiglio d’amministrazione (è previsto dallo statuto). Manager di lungo corso dell’energia, e aiuto di Draghi all’epoca della direzione del Tesoro, nel curriculum ha 5 anni al vertice della Csea, la cassa pubblica che conguaglia al Gse parte degli incentivi. Come i certificati bianchi, strumento essenziale per promuovere la sostenibilità, pagati a chi risparmia energia. Si possono anche rivendere e sono stati oggetto negli ultimi anni di truffe da “svariate centinaia di milioni” ai danni della società, specifica ancora la Corte. Che sottolinea come i controlli effettuati dal Gse sugli impianti siano stati “contenuti”, “esigui” cosa che fa dubitare “dell’adeguatezza degli stessi”. Le procure, diverse, indagano sulle frodi. Questi soldi, prima dei tagli (temporanei) arrivavano dagli oneri di sistema delle bollette, in media il 20% del costo totale. Schizzate comunque alle stelle, mettendo in affanno gli italiani. Che se vogliono passare alle rinnovabili, si scontrano con un muro digitale.

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