martedì 25 gennaio 2022

Il Fatto di domani. Quirinale, schede bianche e scambi di "rose". Centrodestra e giallorosa discutono di nomi, Draghi perde quota

 dalla newsletter de ilfattoquotidiano

QUIRINALE, IL CENTRODESTRA LANCIA LA SUA TERNA: PERA, MORATTI E NORDIO. Anche oggi le maggiori forze politiche hanno scelto di votare scheda bianca. Lo hanno annunciato in giornata sia il blocco giallorosa sia quello di centrodestra. Ma se dal punto di vista del voto quella di oggi è stata ancora una giornata interlocutoria, in realtà entrambi gli schieramenti hanno provato a fare un passo avanti verso il Colle. Il centrodestra e il centrosinistra hanno tenuto riunioni di coalizione, per valutare una rosa di candidati ufficiali. I primi ad annunciare pubblicamente dei nomi sono stati Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, che hanno fatto proposto Marcello Pera, Letizia Moratti e Carlo Nordio, “sperando che vengano accolti con voglia di dialogo”, ha detto Matteo Salvini nella conferenza stampa di oggi, rivendicando (con Giorgia Meloni) che stavolta tocca al suo campo politico di nominare il capo dello Stato. È il meglio del centrodestra in campo, ha detto il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani. Messi da parte, almeno per ora, i nomi della presidente del Senato Casellati e di Pierferdinando Casini. Già annunciate le prossime riunioni: Forza Italia riunirà i grandi elettori domattina. Mercoledì (si voterà dalle 11), potrebbe essere una giornata di svolta, anche perché da giovedì (quarto scrutinio) si comincerà a votare a maggioranza semplice e i partiti non possono permettersi di arrivare senza un loro candidato da difendere.

LA GUERRA DELLE ROSE, CONTE STRIGLIA LETTA SUL SÌ A DRAGHI. Le proposte del centrodestra hanno trovato subito una risposta dall’altra parte del campo politico. A caldo il segretario del Pd, infatti, ha detto di considerare i nomi di Pera, Moratti e Nordio “sicuramente di qualità e li valuteremo senza spirito pregiudiziale”. Pd, Movimento 5 Stelle e Leu hanno convocato una riunione, da cui ci si attende che emergerà una contro-proposta, una sorta di “terna giallorosa”. Ma prima c’è un problema più fondamentale da affrontare: l’elezione del Quirinale ha spaccato la nascente alleanza di centrosinistra. Il motivo è proprio Mario Draghi, che il segretario Pd ha continuato a mettere in cima alla sua lista dei preferiti per il prossimo capo dello Stato, almeno fino a queste ore. Tanto che in un’intervista di stamattina dice testualmente che il suo ruolo è “proteggere Mario Draghi ed è assolutamente importante averlo nelle istituzioni del Paese”. Gli ha risposto duramente Giuseppe Conte, entrando in riunione con gli altri leader giallorosa, Giuseppe Conte: “Il mio ruolo non è difendere Draghi ma l’interesse nazionale”. Così, il leader M5s ha chiuso ancora una volta all’ipotesi del trasferimento del premier al Quirinale. Draghi è un timoniere e non può abbandonare una nave che è ancora in difficoltà, ha detto Conte. Sul Fatto di domani capiremo cosa si sta muovendo nel centrosinistra. E poi racconteremo la seconda giornata dell’elezione del prossimo presidente della Repubblica dall’osservatorio privilegiato del Transatlantico, il corridoio di Montecitorio dove da sempre le forze politiche e i giornalisti si incontrano e si scambiano punti di vista e segnali. E poi analizzeremo anche il modo in cui i media stanno seguendo la sfida del Quirinale, tra share in calo e ospiti (ma soprattutto opinioni) sempre uguali. Prosegue invece il nostro programma di approfondimento Quirinal Tango con Antonio Padellaro e tante firme del Fatto. L’appuntamento è tutti i giorni alle 17 in streaming sul fattoquotidiano.it e sui social.

LA POLITICA MANDA IL PREMIER GIÙ DAL COLLE. Non deve aver fatto bene a Mario Draghi leggere l’editoriale dell’Economist di domenica. Il settimanale britannico, attualmente di proprietà della Exor di John Elkann, non solo valutava che il posto migliore di Draghi, per garantire la stabilità del Paese rispetto ai mercati, è Palazzo Chigi, ma suggeriva anche che l’attuale premier avrebbe fatto meglio a non mettersi nella corsa al Quirinale, che ha indebolito inevitabilmente il suo governo, mettendone comunque a rischio la continuazione, elezione al Colle o no. Stamattina anche il commissario europeo per il Bilancio, Johannes Hahn, ha detto che la Commissione europea “ha tutto l’interesse affinché la situazione attuale continui”, chiaramente perché questa è una garanzia che i soldi del Recovery fund “siano ben spesi”. Insomma, la stabilità viene prima di tutto, per i mercati, anche prima del coronamento delle ambizioni personali di Draghi. Le quotazioni del premier per il Colle stanno scendendo, e non è detto che il governo ne resterà indenne.

COVID, ANCORA 468 MORTI. LE SPERANZE DI NOVAVAX. L’assemblea dei presidenti di Regione è tornata alla carica con la richiesta di superare il sistema dei colori, considerato obsoleto e, soprattutto, troppo rigido visto il ritmo attuale dei contagi. La richiesta è pronta per essere reiterata al governo non appena sarà finita la partita del Quirinale, anche se non è detto che l’esecutivo sarà lo stesso. Intanto i dati del bollettino pandemico di oggi continua a registrare un numero molto alto di vittime da Covid. Sono 468 quelle contate nelle ultime 24 ore, in aumento rispetto a ieri ma in alcune Regioni sono stati recuperati decessi avvenuti nei giorni scorsi e non registrati. I nuovi casi positivi sono invece 186.700. Sul Fatto di domani torneremo a parlare di vaccini e in particolare del nuovo vaccino Novavax, che con la sua struttura più tradizionale sembra avere le carte in regola per convincere una parte degli scettici che non si sono ancora immunizzati. Alcune Regioni hanno garantito che le prime dosi arriveranno a metà febbraio, vedremo sul giornale di domani dove e con quali criteri.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Caos Generali. La consigliera indipendente del gruppo assicurativo, Sabrina Pucci, ha comunicato le sue dimissioni dal suo incarico stamattina. Sul Fatto di domani ricostruiremo la battaglia in corso sul controllo di una delle ultime multinazionali a marchio italiano.

Il (quasi) fronte ucraino. Prosegue il nostro reportage da Kiev, questa volta tra i gruppi paramilitari di ultradestra che sono sempre più influenti nel Paese.

Berrettini fa la storia. Agli Australian open il tennista romano ha battuto il francese Guy Monfils e affronterà Nadal in semifinale.


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Draghi o Schettino? (free)

Noi, che siamo gente semplice, avevamo capito che un anno fa Draghi avesse accettato controvoglia l’estremo sacrificio di guidare il nuovo governo e salvare la Patria per non restare insensibile allo straziante grido di dolore di un Mattarella affranto dal fallimento della politica e dalle sorti della pandemia e del Pnrr. Perciò ieri, con altri […]

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