"Ci sono Stati che non vogliono chiudere le centrali a carbone, come India e Cina che, nel frattempo, fa incetta di gas e petrolio a prezzi fuori mercato. Paesi che oggi vedono nell’olio nero l’unica possibilità di uscire da gravi crisi economiche, come il Venezuela e altri per i quali il gas non è solo fonte di energia, ma anche strumento politico. È il caso della Russia di Putin. E poi ci sono potenze che cercano di influenzare i giudizi scientifici sulla cattura e lo stoccaggio di CO2. D’altronde anche l’Arabia Saudita punta su cattura e stoccaggio di anidride carbonica, oltre che sull’idrogeno blu (quindi sul gas), mentre promette per il 2050 emissioni nette zero. Che non significa zero emissioni, ma saldo zero tra emissioni e cattura di CO2. Per farsi un’idea di ‘chi rema contro cosa’ e quali sono i Paesi che formano lo zoccolo duro con cui negoziare prima al G20, e poi alla COP 26, serve capire da quali fonti energetiche dipendono e quali sono gli interessi in gioco. Basta pensare ai petro-Stati, la cui economia è basata sull’estrazione e sull’esportazione di petrolio o gas naturale. Toccherà, dunque, convincere le economie dove le lobby hanno maggior peso e, prioritariamente, i Paesi che inquinano di più."