Nella giornata mondiale del ranger, il WWF lancia un appello per affrontare il problema dell’aumento delle vittime, della scarsa tutela medica e della mancanza di assicurazione per i ranger che difendono la natura.
31 luglio 2108. Un ranger su sette (il 14%) di quelli intervistati fra Asia e Africa Centrale, negli ultimi 12 mesi, è stato gravemente ferito sul lavoro. Lo rivelano gli ultimi dati pubblicati dal WWF in occasione della giornata mondiale del ranger. I dati sono p...
Continua a leggere31 luglio 2108. Un ranger su sette (il 14%) di quelli intervistati fra Asia e Africa Centrale, negli ultimi 12 mesi, è stato gravemente ferito sul lavoro. Lo rivelano gli ultimi dati pubblicati dal WWF in occasione della giornata mondiale del ranger. I dati sono parte della più grande indagine condotta sulle loro condizioni di lavoro dalla Federazione Internazionale dei Ranger (IRF) e dalla Thin Line Foundation (TGLF) e sono stati ricavati dal bilancio ufficiale fra luglio 2017 e 2018.
Il numero di vittime stimate è di 107, rispetto ai 101 morti registrati lo scorso anno. Questo dato porta a 871 il numero totale di ranger che hanno perso la vita mentre svolgevano la loro attività a partire dal 2009, anno in cui IRF e TGLF hanno iniziato a registrare ufficialmente i dati. Gli esperti, tuttavia, ritengono che il numero effettivo dei morti sia molto più alto di quello riportato.
"48 delle 107 vittime erano donne ranger: uccise sul posto di lavoro proprio mentre stavano proteggendo parchi e specie a rischio. Altre 50 ranger sono morti a causa di incidenti sul posto di lavoro. Qui però non si tratta solo di numeri, ma di uomini e donne, che lasciano le loro famiglie, spesso con il poco supporto che gli possiamo fornire ha affermato Sean Willmore, presidente dell'IRF e ideatore della fondazione benefica TGLF. - Come comunità mondiale dobbiamo fare di più per migliorarne l’addestramento e dotare i ranger di mezzi idonei al loro compito".
Il sondaggio del WWF, che sarà pubblicato prossimamente, è più completo grazie al contributo dei ranger che operano in Asia e in Africa Centrale. Il WWF, in questo momento, sta eseguendo il sondaggio anche nell’Africa orientale. Queste regioni sono note come le più pericolose per svolgere questa professione, a causa dell’alta presenza di bracconaggio che risponde alla domanda di prodotti commerciali illegali di fauna selvatica, proveniente soprattutto dalla Cina e dai Paesi vicini.
“In tutto il mondo stiamo assistendo a un rapido declino della natura, che riguarda anche alcune delle nostre specie più amate. I ranger sono in prima linea per la protezione della maggior parte di questi rari animali selvaggi: non ci sorprende affatto che rischino di affrontare situazioni che possono mettere in pericolo la loro vita. La cosa scioccante è che, nonostante la loro volontà di affrontare gravi rischi per salvare le nostre specie, sono in pochi a ricevere adeguato stipendio, assicurazione e formazione”, ha affermato Rohit Singh, responsabile del progetto WWF Zero Bracconaggio e presidente della federazione dei ranger in Asia.
L’86% dei ranger intervistati pensa che il proprio lavoro sia pericoloso e i tragici incidenti accaduti di recente dimostrano che queste preoccupazioni sono fondate.
Quest'anno la ranger Rachel Katumwa è stata uccisa mentre era in servizio al parco nazionale di Virunga, nella Repubblica Democratica del Congo e sempre l', solo un mese prima, alcuni vracconieri hanno assassinato cinque ranger e il loro autista. Si è trattato del peggiore attacco nella storia di Virunga, l’ultimo di una lunga serie di tragici incidenti in cui i ranger hanno perso la vita per difendere il patrimonio naturale del pianeta.
Nonostante gli alti rischi provocati dalle armi dei bracconieri, dall’esposizione dei ranger a incontri pericolosi con le specie e a malattie infettive come la malaria, nell’ultimo anno solo il 15% dei ranger intervistati è stato addestrato all’attività di pronto soccorso ealmeno sei ranger su dieci (il 58%) hanno dichiarato che quando c’è stato bisogno di cure mediche, il servizio ricevuto non gli è sembrato sufficiente.
Il sondaggio evidenzia, poi, la mancanza di un’assicurazione a tutela dei ranger e dei familiari a loro carico. In Asia, un ranger viene pagato in media 292 dollari al mese, mentre in Africa Centrale 150 dollari, cifre che molto spesso sono la principale (o l’unica) fonte di reddito per tutta la famiglia.
Nonostante gli evidenti rischi a cui sono sottoposti i ranger, solo il 36% degli intervistati ha detto di possedere una copertura assicurativa per certi eventi: se i ranger si infortunano e non sono più in grado di lavorare - o peggio ancora vengono uccisi - l'intera famiglia viene lasciata in condizioni di povertà.
Il WWF invita i governi a rivedere e migliorare urgentemente gli aspetti che mettono in pericolo la vita delle guardie che difendono la natura ogni giorno. Un adeguato addestramento (compreso quello di primo soccorso adattato all’attività dei ranger), un più efficace piano di trattamento medico in caso di emergenza, attrezzature e dispositivi di comunicazione appropriati alle condizioni sul campo, dovrebbero essere fra le questioni che necessitano più urgentemente una revisione. Inoltre, una copertura assicurativa del 100% in caso di lesioni gravi e morte, rappresenta un passo in avanti cruciale per i ranger e per le loro famiglie.
Alla prossima Conferenza di Londra sul commercio illegale di specie selvatiche, che si svolgerà a ottobre di quest'anno, si verificheranno gli impegni presi dai leader mondiali nei Paesi in cui viene praticato il bracconaggio, per avere un numero idoneo di ranger adeguatamente equipaggiati, addestrati e assicurati.
L'obiettivo del WWF è quello di lavorare con i Governi e i soggetti interessati, per garantire un dignitoso sostegno e riconoscimento a professionisti che mettono a rischio la propria vita per garantire un mondo migliore.
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