domenica 5 giugno 2016

giornata mondiale dell'ambiente Fauna italiana tra segnali di speranza e specie ad alto rischio

La biodiversità della penisola per valutare lo stato dell'ambiente in tutto il continente. In ripresa stambecchi, lupi e camoscio appenninico; molto meno bene gli animali legati all'ecosistema acquatico. Per questo non si può abbassare la guardia

Anche i carnivori, che hanno bisogno di grandi spazi e sono quindi particolarmente vulnerabili, stanno meglio oggi di qualche decennio fa e più di metà delle specie sono in aumento. Lo sciacallo dorato, che fino agli anni ’80 era presente solo nel sud dei Balcani - tra Grecia e Bulgaria - si è progressivamente espanso, è oggi presente in buona parte del nord est del nostro Paese, sta rapidamente colonizzando ampie porzioni dell’Europa orientale ed è arrivato fino alle coste del Mar Baltico. La lontra, quasi estinta solo un ventennio fa, è oggi in recupero, si sta espandendo sia nel centro sud Italia che al nord, con alcuni esemplari che sono entrati in Italia dall’Austria e dalla Slovenia e hanno ricolonizzato alcuni fiumi del Friuli e dell’Alto Adige. I circa 100 lupi che erano sopravvissuti negli anni ’70, sono diventati oggi oltre 2000, e hanno ricolonizzato l’arco alpino, dal quale erano assenti da un secolo.

La situazione è molto meno positiva per le specie legate agli ambienti acquatici, perché fiumi, laghi e stagni sono ancora oggi minacciati da captazione delle acque, inquinamento e distruzione delle rive. Il risultato è che il 40% delle specie legate agli ambienti umidi sono a rischio di estinzione. Anche per queste però ci sono segnali incoraggianti. Il raro euprotto sardo, una salamandra che vive solo nella Sardegna orientale, è oggetto di un piano di recupero che si spera potrà metterne al sicuro le poche popolazioni residue. I pesci dei nostri fiumi sono uno dei gruppi animali più minacciati, a causa delle dighe che ne ostacolano gli spostamenti e dell’introduzione di pesci esotici fatte dai pescatori. Tuttavia ci sono alcuni misure di conservazione che potrebbero avere effetti positivi, come le scale di risalita costruite tra Italia e Svizzera per permettere l’accesso alle aree di riproduzione, e misure più rigide di regolamentazione dei rilasci a scopo di pesca.

Ci sono segnali di speranza anche per le 250 specie di uccelli che nidificano in Italia. Per 37 specie c’è stato un forte aumento delle popolazioni negli ultimi decenni, soprattutto per le specie legate agli ambienti umidi, dove le misure di protezione sono state particolarmente efficaci. Anche per gli avvoltoi, che la persecuzione dell’uomo aveva fatto scomparire da quasi tutta Italia, c’è qualche dato incoraggiante: il gipeto, che con un’apertura alare di quasi tre metri è il più grande rapace che vola nei nostri cieli, oggi è in aumento sulle nostre Alpi, per le reintroduzioni operate in quattro parchi della Francia, Svizzera e Austria.

Questi dati positivi sono anche il risultato di una maggiore tutela dell’ambiente – oggi le aree protette coprono oltre il 10% del nostro territorio, percentuale che supera il 20% se contiamo anche le aree tutelate dalla rete Natura 2000 – di una più rigorosa regolamentazione della caccia, e degli interventi di recupero fatti nei decenni passati. Ma non si può abbassare la guardia, perché la distruzione degli habitat continua, alcuni ambienti - in particolare le coste e i corsi d’acqua - sono ancora oggi fortemente minacciati, e il futuro di molte specie rimane quindi a rischio. 

* Responsabile del servizio consulenza faunistica dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) http://www.repubblica.it/ambiente/2016/06/05/news/specie_a_rischio_italia_ambiente-141270259/?ref=nrct-4

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