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Dentro la “Policrisi”: come gli shock globali si intrecciano e trasformano il nostro futuro

Viviamo in un tempo in cui le crisi non arrivano mai da sole. Alluvioni e siccità si sommano a crisi finanziarie, instabilità politica, pandemie e guerre. Sempre più spesso, gli shock che colpiscono le società non si presentano isolati, ma si intrecciano, amplificandosi a vicenda. È questo il cuore della “policrisi”, concetto che sta ridefinendo il nostro modo di guardare al rischio e alla resilienza.
Un gruppo di ricercatori internazionali – tra cui studiosi del CMCC di Milano e dello Stockholm Resilience Centre – ha analizzato quasi cinquant’anni di dati (1970–2019) in 175 Paesi, costruendo un database unico che raccoglie sei grandi categorie di shock: climatici, geofisici, ecologici, economici, tecnologici e conflitti.
Cosa emerge dall’analisi
- Dal 1970 al 2000: forte aumento delle co-occorrenze di crisi, in particolare tra clima, conflitti e tecnologie.
- Dopo il 2000: il trend globale si stabilizza o cala, ma con dinamiche molto diverse tra regioni. L’Asia mostra livelli alti di co-occorrenza, mentre altre aree come Africa e America Latina seguono traiettorie più moderate.
- Alcuni shock si presentano spesso insieme: alluvioni e crisi valutarie, conflitti interni e attacchi terroristici, eventi climatici estremi e incidenti tecnologici.
Perché è importante
Lo studio mette in discussione l’idea diffusa che la frequenza e l’intreccio delle crisi crescano in modo lineare e uniforme. Al contrario, la policrisi ha un carattere regionale e tipologico: ogni contesto geografico sperimenta combinazioni specifiche di shock, che rivelano vulnerabilità strutturali.
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