giovedì 21 marzo 2024

Climate Fiction Days: due giorni a Pistoia dedicati alla letteratura sul cambiamento climatico, dall'articolo di Marco Talluri ambiente e non solo

 tratto da https://ambientenonsolo.com/climate-fiction-days-due-giorni-a-pistoia-dedicati-alla-letteratura-sul-cambiamento-climatico/

Climate Fiction Days: due giorni a Pistoia dedicati alla letteratura sul cambiamento climatico

In programma dal 22 al 23 marzo il primo evento in Italia di questo genere 

Recensione di Franco Pistono

“Pistoia si prepara a ospitare il primo evento in Italia dedicato interamente alla letteratura sul cambiamento climatico”. Il comunicato stampa dell’evento Climate fiction days inizia così e, al suo dettaglio, nulla c’è da aggiungere, a livello informativo. Ciò che invece mi stimola a scrivere è, oltre all’argomento in sé, il fatto che sia organizzato da una donna: Alessandra Repossi. Il binomio di partenza – letteratura e cambiamento climatico -, viene così impreziosito da una tanto piacevole, quanto significativa, connotazione femminile.

La circostanza mi riporta alla mente una lettura specifica, “vissuta” tre anni or sono: La collina delle farfalle, di Barbara Kingsolver. 

Ecco i fatti di ieri, congiunti ai pensieri di oggi.

Nel 2021, precisamente il 6 maggio, partecipai a un seminario organizzato dall’Università di Firenze, nell’ambito del ciclo interdisciplinare “Estetica, ecologia, biodiversità”. In quell’occasione conobbi, ascoltandola, Daniela Fargione; titolo del suo intervento, “Un esempio di ecologia letteraria: Flight behavior di Barbara Kingsolver” (Flight behavior è il titolo originale del libro della Kingsolver).

La relazione della professoressa Fargione fu coinvolgente, intensa e mi spinse, oltre ad acquistare all’istante il romanzo, a caccia di suoi corsivi, per conoscerne meglio il pensiero; finì con la piacevole occasione di potere altresì entrare in dialogo con lei. 

Riaffiorano oggi queste memorie e, volentieri, attingo proprio a un suo articolo[1], per introdurre le ragioni per le quali il Climate fiction days, a mio giudizio, in forza delle qualità citate, sia un evento davvero importante.

«In molte occasioni – scrive la studiosa – le storie sui cambiamenti climatici sono narrate con una buona dose di incertezza, in altre si colorano di tinte melodrammatiche attraverso profezie di impellenti apocalissi e incitamenti a fatalistiche rassegnazioni. Pertanto, l’assuefazione alle previsioni della scienza e la persistente sfiducia nei confronti delle buone pratiche si sono sovente trasformate in disimpegno civile». Questo sottrarsi a una ormai necessaria, indifferibile azione, affonda le proprie radici «nella specificità dei discorsi e dei linguaggi adottati dagli esperti, che inevitabilmente non riescono ad appassionare il vasto pubblico». La professoressa continua spiegando che «come conseguenza più immediata, alla graduale scientifizzazione del discorso sull’ambiente è corrisposto un analogo processo di mascolinizzazione»; ciò, nonostante il fatto che il degrado ambientale, specie in particolari zone e condizioni, incida più pesantemente sulle donne. 

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