Secondo la Procura di Bari si è accertato che il gestore dell’opificio aveva trasferito all’esterno gran parte del ciclo produttivo aziendale, collocando tra l’altro all’aperto numerosi e ingombranti contenitori flessibili di rifiuti speciali privi di copertura e maleodoranti. La struttura era, inoltre, dotata di un impianto di trattamento delle acque non certificato e non collaudato, il cui uso ha gravemente compromesso il sottosuolo e la falda sottostante per l’accertata presenza di fango e percolato. Inoltre, è risultato Incompleto e non certificato anche l’impianto antincendio.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento