Comunicato stampa
http://www.isprambiente.gov.it/files2020/area-stampa/comunicati-stampa/pulvirus.pdf
Roma, 29 aprile 2020 - Offrire a istituzioni e cittadini informazioni, risposte e indicazioni, sulla base
di dati scientifici, competenze ed esperienze in tema di inquinamento atmosferico e COVID-19.
Nasce con questi obiettivi l’alleanza scientifica fra ENEA, Istituto Superiore di Sanità (ISS) e Sistema
Nazionale per la Protezione Ambientale (SNPA, composto da ISPRA e dalle Agenzie Regionali del
Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) annunciata oggi con l’avvio di un progetto di
ricerca congiunto denominato PULVIRUS. Si tratta di un’iniziativa di respiro nazionale in raccordo
con il Servizio pre-operativo nazionale in via di definizione “Qualità dell’Aria - Mirror Copernicus”
e in stretto rapporto con il progetto europeo Life-Prepair sul bacino padano, che si propone di mettere
a fattor comune rilevanti insiemi di dati, competenze ed esperienze in corso di cui dispongono le tre
istituzioni e di verificare gli strumenti che la comunità scientifica si è data per supportare le policy
ambientali e sanitarie.
In particolare il progetto vuole approfondire:
- il discusso legame fra inquinamento atmosferico e diffusione della pandemia,
- le interazioni fisico-chimiche-biologiche fra polveri sottili e virus
- gli effetti del “lock down” sull’inquinamento atmosferico e sui gas serra.
Il progetto utilizzerà per lo studio di interazione fra particolato atmosferico e virus sia analisi “in
silico”, ossia la riproduzione dell’interazione fra virus e particolato atmosferico mediante la
simulazione matematica al computer, sia un modello biologico rappresentativo delle caratteristiche
di SARS-CoV-2.
PULVIRUS si svilupperà sull’arco di un anno, ma fra pochi mesi saranno comunque disponibili alcuni
risultati significativi, fra i quali l’analisi di fattibilità di un sistema di rivelazione precoce da attivare
possibilmente prima della prossima stagione autunnale. Inoltre dati, modelli ed elaborazioni, rapporti
e pubblicazioni verranno resi disponibili al pubblico e alla comunità scientifica nazionale attraverso
un apposito sito web, costituendo una formidabile base di dati per gli studi successivi.
“Ciò che si è verificato con il lockdown è un evento eccezionale, e speriamo unico, e rappresenta un
involontario esperimento di blocco delle sorgenti emissive, altrimenti non attuabile, che può
dimostrare l’ampiezza e l’intensità delle misure da porre in essere per rispettare i limiti alle
concentrazioni e fornire indicazioni per affrontare le cosiddette ‘emergenze smog’ che si ripresentano
annualmente”, spiegano ENEA, ISS e SNPA.
Nello specifico, il Progetto parte dall’evidenza che l’introduzione delle misure di contrasto al
COVID-19 ha causato riduzioni delle concentrazioni di alcuni inquinanti atmosferici, riscontrata dai
dati delle reti di monitoraggio della qualità dell’aria. L’analisi preliminare indica che le concentrazioni degli inquinanti non seguono gli stessi andamenti, come è inevitabile che sia per
fenomeni complessi e non lineari. La diminuzione delle concentrazioni di alcuni inquinanti come il
biossido di azoto (NO2) sembra interessare maggiormente le stazioni di monitoraggio vicine al
traffico veicolare e meno quelle lontane dalle sorgenti. Gli andamenti altalenanti della concentrazione
del particolato dipendono dal ruolo che la variabilità meteorologica e le reazioni chimiche in
atmosfera giocano nella sua formazione e dispersione.
L’obiettivo è quindi quello di effettuare un’analisi seria e approfondita su queste tematiche, fondata
su protocolli scientifici verificabili, così da fornire a istituzioni e cittadini informazioni attendibili
utili per la migliore comprensione dei fenomeni e l’assunzione delle opportune decisioni.
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