Doppio no alla Broni Mortara, l'inutile e dannosa autostrada tra Lombardia e Piemonte, che avrebbe sfregiato il Parco del Ticino, patrimonio biosfera dell’Unesco, e le preziose aree agricole lombarde.
La sentenza del 30 luglio 2018 dà ragione all’ambiente, mette in sicurezza la grande biodiversità del Parco del Ticino e del patrimonio di aree naturali e agricole, sottraendole alla cementificazione.
La sentenza del 30 luglio 2018 dà ragione all’ambiente, mette in sicurezza la grande biodiversità del Parco del Ticino e del patrimonio di aree naturali e agricole, sottraendole alla cementificazione.
Contro la VIA negativa del Ministero (2016) c’era stato il ricorso al TAR del ...
Continua a leggereLa sentenza del 30 luglio 2018 dà ragione all’ambiente, mette in sicurezza la grande biodiversità del Parco del Ticino e del patrimonio di aree naturali e agricole, sottraendole alla cementificazione.
Contro la VIA negativa del Ministero (2016) c’era stato il ricorso al TAR del general contractor - Infrastrutture Lombardia Spa - contro cui immediatamente si schieravano, intervenendo a supporto del Ministero, WWF, FAI, Italia nostra, Lipu. Oggi il Tar di Milano, con la sentenza numero 1876/2018, a firma del collegio Bini, De Vita e Cordì, rende merito alla decisione di rigetto della compatibilità ambientale dell’opera, avvalorando le ragioni di Ministero e associazioni.
La Valutazione d’impatto ambientale - sottolinea la sentenza - doveva essere nazionale (non si trattava di mera viabilità locale), e passare, appunto, dal ministero.
WWF, Fai, Italia Nostra e Lipu, rappresentate in giudizio dall’eco-avvocato Paola Brambilla, delegata del WWF Italia per la Lombardia, hanno mosso osservazioni critiche al progetto su varie ragioni.
La prima riguardava l’insostenibilità ambientale per l’assenza dell’opzione zero e di soluzioni alternative; la seconda l’impatto stravolgente che l’autostrada avrebbe avuto sugli ecosistemi pregiati di Rete Natura 2000 e del Parco del Ticino, oltre che sul paesaggio agricolo proprio del sistema delle risaie. A queste si aggiunge l’inadeguatezza dell’impianto rispetto alle reali esigenze trasportistiche locali e dei flussi reali di traffico, per il consumo di suolo realizzato; il disallineamento rispetto alle politiche di disincentivazione del traffico stradale e della riduzione delle emissioni inquinanti nel bacino padano.
In merito a quest’ultima problematica, le associazioni hanno segnalato anche l’avvio della fase giudiziale della procedura di infrazione europea sullo stato della qualità dell’aria e l’assenza di misure strutturali, pianificatorie e progettuali volte a ridurre il grave inquinamento atmosferico, legato anche al traffico su gomma. Inoltre, hanno osservato come il progetto si caratterizzasse per un elevato consumo del suolo, un alto grado di impermeabilizzazione dello stesso, a cui aggiungere gli effetti ulteriori che l’infrastruttura comporterebbe sull’agricoltura in forza della “somma di iniziative di trasformazione innescabili”, con un’interferenza su un elevatissimo numero di aziende agricole, caratterizzate da un indice di impatto da medio ad alto (70,4% delle risicole e 74,2% delle non risicole). Ciò a fronte di benefici esigui in termini di viabilità, come tali non idonei a giustificare i costi economici e ambientali dell’opera.
"E' una grande vittoria per l'ambiente. L’opera avrebbe devastato il Parco del Ticino. Felice di avere assistito WWF, Italia Nostra, Fai e Lipu in questa battaglia a fianco del Ministero dell’Ambiente. Grazie anche a Legambiente e ai tanti comuni del pavese che come sempre si sono fatti sentire" ha detto l'avvocato Paola Brambilla.
Nel ricorso gli ambientalisti hanno contrastato il progetto anche perché incoerente con le scelte localizzative e di sviluppo dettate dalle linee guida strategiche della pianificazione territoriale; incongruente con le nuove prospettive, le scelte e gli orientamenti della legislazione in materia di consumo di suolo e di salvaguardia del territorio agricolo, impattando notevolmente sulla matrice agricola e sul sistema irriguo e perché affetto da gravi carenze nell’analisi e nelle valutazioni di impatto paesaggistico-visivo.
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