tratto da https://ambientenonsolo.com/il-mediterraneo-un-mare-di-biodiversita-da-proteggere/
Il Mediterraneo: un mare di biodiversità da proteggere
Nonostante occupi solo l’1% della superficie degli oceani del Pianeta, il Mediterraneo è un mare sorprendentemente vitale che ospita circa il 7% della fauna marina mondiale, con un gran numero di specie endemiche, circa il 30%.
La ragione di questa sorprendente diversità si deve alla posizione del bacino del Mediterraneo, che collega altri sistemi: l’Oceano Atlantico a Ovest, il Mar Nero e il Mar Rosso a Est. Il profilo irregolare delle sue coste e dei suoi fondali, che arrivano fino a 5.000 metri nei punti più profondi, contribuiscono a rendere il contesto ancora più interessante
Questo stesso mare, che ha nutrito le antiche civiltà dell’Europa Meridionale e del Nord Africa, si trova anche al centro di trasformazioni senza precedenti. La crescita della popolazione e i cambiamenti climatici in corso stanno modificando in modo sostanziale il Mediterraneo, alterando gli ecosistemi costieri, le specie marine che lo abitano e quelle che finiscono sulla nostra tavola.
Purtroppo solo il 9% del Mediterraneo è inserito in aree protette e una percentuale molto inferiore è tutelata in modo efficace. Concentrarsi sulle attività di conservazione e tutela è quindi essenziale per la salute di questo mare e delle popolazioni costiere che beneficiano dei suoi servizi.
I progetti LIFE per la tutela del Mediterraneo
Sono diversi i progetti di ricerca che stanno cercando di mitigare i danni di queste alterazioni, raccogliendo nuovi dati sulla biodiversità, oppure lavorando con azioni concrete di conservazione delle specie minacciate o di sensibilizzazione, volte a creare buone pratiche per la gestione delle coste.
LIFE Conceptu Maris: a tutela di cetacei e tartarughe marine
Nel Mar Mediterraneo si possono incontrare regolarmente 8 specie di cetacei e 3 di tartarughe marine. Questi animali carismatici sono i protagonisti del progetto LIFE Conceptu Maris, che impiega metodi innovativi per studiarli, ricorrendo al DNA ambientale e ai traghet
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