tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-19-settembre-2024/
MALTEMPO IN ROMAGNA, UN ANNO DOPO NON È CAMBIATO NIENTE. IL GOVERNO ACCUSA LA REGIONE (E PURE PICHETTO). Sembrano, purtroppo, scene già viste e in effetti lo sono: la pioggia che è caduta in 48 ore (oltre 350 mm) ha riportato l’Emilia Romagna nell’inferno dello scorso anno. Due persone sono disperse a Bagnacavallo, nel ravennate; gli sfollati sono oltre mille. I fiumi Lamone e Montone e i torrenti Tramazzo e Marzeno sono esondati, allagando il faentino, il forlivese e intere aree appenniniche. L’allerta rossa nel ravennate è stata prorogata fino a domani. Ci sono zone, come ha spiegato il prefetto di Ravenna De Rosa, in cui non si arriva nemmeno con i mezzi anfibi ma solo con gli elicotteri: “Meno fiumi sono stati coinvolti, ma lo scenario è identico”, ha ammesso. Eppure, la politica – o meglio, il governo – ha già trovato il tempo di fare polemica. “Se l’Emilia Romagna potesse farci il favore di farci sapere quanto è stato speso delle risorse assegnate in dieci anni e ci dicesse quali sono i territori più vulnerabili ancora, noi potremmo programmare ulteriori interventi in regime ordinario. Non si può sempre chiamare in causa l’alluvione del 2023” ha detto il ministro per la Protezione Civile Nello Musumeci. “Sono stati fatti tantissimi cantieri, sto già vedendo delle polemiche e mi dispiace anche perché ormai è un leit-motiv, nei momenti di maggiore emergenza – la risposta della presidente facente funzione dell’Emilia-Romagna, Irene Priolo –. Lo sciacallaggio per quanto mi riguarda non è ammesso, soprattutto quando ci sono territori che stanno dando l’anima e il sangue attraverso i propri sindaci e amministratori”. Musumeci se l’è presa anche col collega Pichetto Fratin: “Il piano nazionale sul dissesto idrogeologico è fermo da cinque mesi nelle strutture del ministero per l’Ambiente”. Polemiche pure sull’operato del commissario Figliuolo. Insomma, mentre le persone perdono di nuovo le case, i membri dell’esecutivo trovano il tempo per perdersi in chiacchiere. Sul Fatto di domani, oltre alla cronaca di quanto accaduto, vi racconteremo com’è stato possibile perdere un anno senza fare nulla, o quasi. IL PARLAMENTO UE LIBERA L’UCRAINA DAI VINCOLI SUGLI OBIETTIVI IN TERRITORIO RUSSO. I DEPUTATI ITALIANI DI PD E FORZA ITALIA SI DIVIDONO. Il Parlamento europeo con una risoluzione non vincolante ha liberato Kiev dalle restrizioni sugli obiettivi nemici da colpire in territorio russo con armi occidentali; 425 voti sono stati i voti a favore, 131 contrari e 63 astensioni. Per spiegare questa decisione l’Eurocamera ha scritto che “l’Ucraina non può esercitare pienamente il suo diritto all’autodifesa e rimane esposta ad attacchi contro la popolazione e le infrastrutture”. Il testo approvato dal Parlamento europeo sottolinea che “le forniture insufficienti di munizioni e le restrizioni sul loro uso rischiano di annullare l’impatto degli sforzi compiuti finora e deplora la diminuzione del volume degli aiuti militari bilaterali all’Ucraina da parte dei Paesi dell’Ue”. Gli eurodeputati ribadiscono inoltre l’invito agli Stati membri a rispettare l’impegno assunto nel marzo 2023 di consegnare un milione di munizioni all’Ucraina e ad accelerare la consegna di armi, sistemi di difesa aerea e munizioni, compresi i missili Taurus e condannano la vendita di missili balistici dall’Iran alla Russia, sollecitando altre sanzioni contro Teheran e la Corea del Nord. Sul giornale di domani leggerete ulteriori notizie, e come gli eurodeputati italiani abbiano seguito strade diverse: hanno detto ‘no’ le delegazioni di Lega e Fratelli d’Italia e, a sinistra, Movimento 5 Stelle e Avs. Divisi gli esponenti di Pd (con due astenuti) e Forza Italia. All’Italia era stato rivolto un recente appello del presidente Zelensky, per avere più forniture belliche. MEDIO ORIENTE, I MORTI CAUSATI DALLE ESPLOSIONI DI CERCAPERSONE E WALKIE-TALKIE SALGONO A 37. IL NEW YORK TIMES: “LA SOCIETÀ DI PRODUZIONE ERA UNA COPERTURA ISRAELIANA”. La milizia sciita filo-iraniana Hezbollah non si è ancora ripresa dall’ondata di esplosioni dei “cercapersone”, e poi delle ricetrasmittenti che erano stati affidati ai miliziani per comunicare al posto dei cellulari. Il bilancio delle vittime è salito a 37 morti, secondo i dati forniti dal ministero della Sanità libanese. Hezbollah all’emittente saudita al Hadath ha raccontato che un mese fa aveva ricevuto un carico che includeva IC-V82 e cercapersone da due fonti diverse: “Gli apparecchi esplosi mercoledì erano in possesso di membri incaricati di organizzare eventi religiosi (Ashura), cerimonie commemorative e funebri, a differenza dei cercapersone che erano nella disponibilità di quadri, leader di partito e altri membri dell’organizzazione”. Il quotidiano americano New York Times, nella ricostruzione degli eventi, scrive che la Bac, ditta che aveva assemblato i cercapersone, in realtà è una società di copertura israeliana e che i dispositivi-bomba erano stati prodotti direttamente dallo Stato ebraico. Anche il Daily Mail ha seguito questa traccia, affermando che queste società vengono chiamate “scimmie”. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari sul conflitto in Medio Oriente, dove si teme che, dopo il fronte a Gaza, si apra quello con il Paese dei Cedri: oggi, mentre il leader di Hezbollah, Nasrallah, parlava sui media libanesi, i jet israeliani hanno lanciato una serie di raid sul Libano meridionale e sorvolato Beirut a bassa quota. “Ciò che è accaduto martedì e mercoledì incontrerà la giusta punizione e una resa dei conti difficile, e non parlerò di tempo o luogo”, ha dichiarato Nasrallah. LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE Caso Sangiuliano-Boccia, depositato esposto contro l’imprenditrice. La denuncia era stata annunciata nelle scorse settimana, ma è arrivata in Procura solo oggi. Gli inquirenti, coordinati dal procuratore Francesco Lo Voi, procederanno alla formale apertura del fascicolo e all’iscrizione nel registro degli indagati dell’influencer di Pompei. Processo Regeni, Renzi in aula: “Informato il 31 gennaio, se mi fosse stato chiaro subito, avremmo fatto qualcosa in più”. È la dichiarazione, come testimone, dell’ex premier Matteo Renzi, nell’ambito del processo per la morte di Giulio Regeni. La deposizione del senatore potrebbe essere decisiva nel fare chiarezza sulle date della catena informativa, tra palazzo Chigi e il ministero degli Esteri. Vaticano, nulla osta al culto di Medjugorje ma no alla “Madonna postino”. Il Vaticano ha dato via libera ai raduni di fedeli nella località della Bosnia Erzegovina per i suoi “frutti positivi”. Ma ci sono delle distinzioni, come ha sottolineato il cardinale Manuel Victor Fernandez durante una conferenza stampa: ci sono anche “dei messaggi problematici”, quelli in cui la Madonna darebbe precisi appuntamenti o quello in cui avrebbe indicato la festa per la sua data di nascita. “È il modello della Madonna postino che Papa Francesco rifiuta. Questi messaggi si spiegano solo a partire dai desideri personali dei presunti veggenti”. Palermo, processo Open Arms: allarme per la sicurezza dei magistrati che hanno chiesto la condanna di Salvini. Sono stati migliaia i messaggi di minacce rivolti ai tre pm del processo Open Arms – Marzia Sabella, Gery Ferrara e Giorgia Righi – tanto che la procuratrice generale di Palermo Lia Sava ha lanciato l’allarme al Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica. I tre pm, che il 14 settembre hanno chiesto la condanna a 6 anni per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio del ministro Matteo Salvini, non hanno voluto commentare. Salvini, secondo l’accusa, avrebbe imposto in modo illegittimo il divieto di sbarco alla nave della ong spagnola Open Arms, che aveva a bordo 147 persone. |
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