tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-7-maggio-2024/
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Pontinia (LT) dall'ambiente, alla difesa dei diritti civili e sociali, dalla politica alla tecnica. Si riportano stralciriportandone autori. Nota: qualora si ritenga la pubblicazione (o i commenti) siano lesivi o notizie superate si prega di comunicarlo con mail giorgio.libralato@gmail.com e saranno rimossi. Oppure allo stesso modo si può esercitare il diritto di replica. Qualora si ritenga che una pubblicazione o parte di essa ledano i diritti di copyright o di autore saranno rimossi
tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-7-maggio-2024/
di Elisabetta Ambrosi
Campi crepati e riarsi dal sole, donne con grandi taniche in cammino su sentieri di paesi non meglio identificati, relitti di navi arrugginite sui fondali di un lago, bambini che bevono acqua dalle pozzanghere. Oggi questo immaginario sull’acqua che manca ci appare tristemente scontato, realista, quasi una fotografia. In realtà, come scrive il geografo e docente all’Università di Bergamo Filippo Menga nell’illuminante saggio, ora uscito anche in italiano, “Sete. Crisi idrica e capitalismo” (Ponte alle Grazie), l’immaginario della crisi idrica globale è un prodotto del capitalismo. Di un capitalismo improntato a quello che l’autore chiama “un soluzionismo neoliberalizzato, pseudoreligioso e tecnocratico” messo in campo per risolvere la crisi idrica, che finisce però per rafforzare le diseguaglianze e lo sfruttamento che promette di superare.
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