tratto da https://ambientenonsolo.com/non-chiamiamoli-rifiuti/
Non chiamiamoli rifiuti

Per immaginare il futuro occorrono parole nuove, capaci di accordarsi in armonie di nuovi pensieri e visioni. È necessario, anzi è vitale cambiare il modello socio-economico; non lo dico io, basta guardare ciò che ci circonda o, meglio, ciò di cui facciamo parte, di cui siamo sostanza e che, invece, troppo spesso trattiamo con distacco, come altro da noi. Mi correggo, però: ho detto “basta guardare”, più preciso è “riuscire a vedere”.
Yuval Noah Harari afferma che “in a world deluged by irrelevant information, clarity is power” (in un mondo inondato di informazioni irrilevanti, la chiarezza è potere). Fare chiarezza è un esercizio; richiede tempo, impegno, fatica. Si può insegnare? Non credo. Credo tuttavia che si possa fare qualcosa di meglio: educare. I termini differiscono; il primo richiama l’incidere, il secondo il sollevare, l’accompagnare, è un termine “estrattivo”, dunque di senso opposto.
Consideriamo allora il luogo in cui si può prendere per mano – anche letteralmente – un essere umano, affiancandolo nella crescita, sorreggendolo dolcemente quando vacilla nel cammino, motivandolo a cercare da sé la propria strada, senza tuttavia abbandonarlo. Questo luogo è la famiglia, per il singolo; è la scuola, per la società. Concentriamoci sulla seconda.
Essa non è il laboratorio chiuso in cui si costruiscono professionisti utili al mercato, bensì il giardino aperto in cui coltivare l’essere umano. Pare un discorso utopistico, oggi come oggi; lo è.

Di recente ho letto un libro molto esile, che mi ha spedito la professoressa Filomena Compagno; si chiama “Tutti a scuola di rifiuti zero”.
Ci ho trovato all’interno il desiderio di dare il proprio contributo alla causa della salvaguardia del pianeta. Non è un saggio ma, come dice il sottotitolo, contiene “domande e risposte sulle 5R di Riciclare, Riusare, Ridurre, Riprogettare e Rifiutare.
A valle della introduzione, i capitoli sono dedicati a temi quali eco-scuole, azioni ed eventi di sostenibilità, indicazioni pratiche nel merito delle 5R e così via.
Perché parlo del libro? Perché all’interno si richiama molto spesso un amico coraggioso, determinato, appassionato, cui voglio rivolgere un tributo: Rossano Ercolini, il quale, peraltro, ha curato la prefazione.
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