tratto dalla newsletter de il fatto quotidiano
LO SCHIAFFO DEL SOLDATO TRA LETTA E CALENDA, MISTER ULTIMATUM. Sembra incredibile, ma nell’Italia catapultata alle urne e all’inizio di una campagna elettorale da mercato delle vacche, a dettare l’agenda del principale partito del fu centrosinistra è il detentore del 3,6%. In un infinito botta e risposta che ha del tragicomico. Qui una breve cronistoria della giornata (finora). Carlo Calenda ha dapprima detto no a Di Maio, Bonelli e Fratoianni e poi ha twittato: “Esiste una profonda differenza tra alleanza e sottomissione. Nel primo caso si discute e si trova un compromesso, nel secondo non saprei dire. Non appartiene alla nostra cultura”. E lo ha fatto a pochi minuti dall’avvio della direzione del Pd, convocata dal segretario Letta proprio per fare il punto su una possibile alleanza con Azione. “Se la risposta sarà no, allora, caro Enrico, la responsabilità della rottura sarà tua” ha avvisato l’ex ministro. Come in un rimpiattino, la risposta è stata invece un appello: “Si proceda, senza veti reciproci, a costruire un’alleanza che prosegua nel forte impegno europeista che l’esecutivo guidato da Draghi ha saputo interpretare e che sia in grado di dare all’Italia un governo capace di consolidare la crescita, combattere le diseguaglianze e affrontare con credibilità l’emergenza economica, sociale e ambientale e la difficile situazione internazionale”. Calenda ha quindi rimandato la palla nell’altro campo: “Sei troppo intelligente per considerare questo appello una risposta. Vediamoci oggi con +Europa e chiudiamo in un senso o nell’altro”. E poi, subito dopo, gli ha risposto di nuovo il segretario dem: “Sono disposto ad incontrarli, ma senza preclusioni, no ai veti e no alle sportellate”. “I patti sono chiarissimi, se non riesci chiudiamo la partita”, l’ultima replica di Calenda. Sul Fatto di domani capiremo com’è finita la partita, ma vedremo anche che non è la prima volta che il nipote di Luigi Comencini spaventa (si fa per dire) alleati e avversari con le minacce più improbabili. E sul fronte alleanze, soprattutto rifiutate, sentiremo il parere del sociologo, scrittore e attivista Carlin Petrini.
UN PASSO INDIETRO O UN DOPPIO CARPIATO: QUEL GRAN VARIETÀ DELLE CANDIDATURE. Come stiamo vedendo ormai da giorni, il taglio dei parlamentari sta dando vita a cambi di casacca, mini scissioni, pensionamenti anticipati, posti in prima fila. È di oggi la notizia, per esempio, che il deputato Paolo Russo lascia dopo 27 anni il gruppo di Forza Italia e aderisce ad Azione. E proprio al solito Calenda manda un messaggio persino Bruno Tabacci, che oggi con Luigi Di Maio ha presentato il nuovo progetto politico, Impegno Civico: “Se non vi fosse stato il Centro Democratico neanche Calenda avrebbe il simbolo: si affida a quello di +Europa che cinque anni fa non esisteva, che esiste grazie a me. Quindi se Calenda si può presentare alle elezioni è anche per merito mio”. Quello della raccolta delle firme è uno dei nodi chiave di questa campagna, perché non tutti ce la faranno. Sul giornale di domani vedremo nel dettaglio come si stanno muovendo coloro che temono di restare fuori dal prossimo Parlamento e che verranno paracadutati dai segretari in collegi non proprio sotto casa. A questo proposito, va segnalato che il Movimento 5 Stelle va verso l’abbandono della regola della territorialità. Oggi Beppe Grillo ha tuonato contro gli “zombie” che hanno lasciato la casa madre: ultimi in ordine di tempo, D’Incà, Spadafora e Azzolina. Parleremo di tutto questo con l’ormai ex senatrice, Paola Taverna.
CAMPAGNA CHE FAI, TASSA (DI SUCCESSIONE) CHE PROMUOVI. Forse non ricorda che uno dei suoi punti di riferimento, Mario Draghi, ne aveva bocciato l’idea un anno fa: Enrico Letta, che pure di quel governo ha fatto parte, ha tirato fuori il tormentone della tassa di successione, annunciando che nei prossimi giorni il Pd presenterà una proposta di legge articolata. In sostanza, mantenendo la franchigia attuale, l’1% degli italiani che ricevono eredità e donazioni superiori al valore di 5 milioni di euro potrebbero dover versare un’aliquota del 20%. Si tratta di un argomento caro alla politica italiana: nel 1997 Giulio Tremonti definì la tassa “immorale”; nel 2000 il governo Amato II la ridusse; un anno dopo, fu il secondo governo Berlusconi ad abolirla del tutto. Sul Fatto di domani troverete il nostro fact-checking sulla misura amata, odiata ma soprattutto utilizzata a scopi elettorali. Restando in tema economico, sono di oggi i dati Istat sul lavoro: a giugno il tasso di occupazione è salito al 60,1%. Sono tornati a crescere i contratti a tempo indeterminato (193mila in più dell’anno prima), ma continua la corsa di quelli a termine che sono 208mila in più, con un aumento del 7%.
LA GUERRA IN UCRAINA ACCENDE ANCHE IL KOSOVO. Dopo mesi di blocco delle esportazioni e giorni di attesa in seguito all’accordo sul grano tra Mosca e Kiev, la prima nave carica di cereali ha lasciato il porto di Odessa. A confermarlo è il governo turco, che si è fatto garante dell’intesa. La nave trasporta 26 tonnellate di mais ed è attesa per la giornata di domani al centro di coordinamento di Istanbul, dove sarà ispezionata prima di poter proseguire verso il porto di Tripoli. Dall’Unione Europea arriva invece a Kiev un miliardo di aiuti in prestiti a tasso agevolato: la prima tranche da 500 milioni di euro è stata versata oggi, la prossima è attesa per domani. Sul campo di battaglia i bombardamenti continuano, nella notte “uno dei più brutali di Mykolaiv e della regione”, ha affermato il presidente ucraino Zelensky. L’attacco russo ha ucciso anche uno dei magnati del grano ucraino, Oleksiy Vadaturskyi, proprietario dell’azienda Nibulon. La guerra in Ucraina sembra soffiare anche sulle ceneri in Kosovo, dove aumenta la tensione al confine con la Serbia. Mosca chiede che cessino le provocazioni nei confronti di Belgrado, la quale a sua volta ha minacciato di intervenire militarmente. Sul giornale di domani anche un’analisi del generale Fabio Mini.
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La Strage di Bologna e l’“omertà del potere”. Nel 42esimo anniversario della bomba alla stazione, la nostra intervista a Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime.
A24 e A25, il controllo torna nelle mani di Anas. Il Consiglio di Stato, con un apposito decreto, ha riformato l’ordinanza del Tar del Lazio che aveva concesso per due volte la sospensiva della decisione del Cdm.
Covid, i dati di oggi. Sono 18.813 i contagi registrati nelle ultime 24 ore, diminuiti di oltre il 20% rispetto a lunedì scorso. Le vittime sono 121. Diminuisce il tasso di positività, al 17,78% contro il 19,34% della scorsa settimana.
Penne alla Tarantino, un regista a tavola. Dai Big Cahuna al burger dei sicari, raccolte in un libro tutte le ricette di mister Pulp Fiction.
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