lunedì 13 giugno 2022

Il Fatto di domani. Voto locale e referendum, Salvini fa sparire la Lega. E a Palermo torna il passato

 dalla newsletter de il fatto quotidiano

AMMINISTRATIVE: PALERMO TORNA AL PASSATO. A DESTRA, IL SORPASSO DI MELONI. L’ANALISI DI MARCO REVELLI. Gli scrutini sono ancora in corso (qui il nostro aggiornamento in tempo reale), ma i risultati confermano gli exit poll. Il centrodestra ha vinto al primo turno i Comuni di Genova (il sindaco uscente Bucci è oltre 54,4%) L’Aquila e Palermo, dove il candidato di Cuffaro e Micciché Roberto Lagalla va oltre il 45% (la soglia è il 40%) e ha già dichiarato la vittoria e accusato gli avversari di aver fatto “un uso politico della questione morale”. Un tuffo nel passato per il capoluogo siciliano, di cui prenderemo le misure sul Fatto di domani. Nelle grandi città il centrosinistra va bene solo a Parma. E a Verona, spinto però dalla sorpresa di Damiano Tommasi e, soprattutto, dal fatto che la destra correva divisa tra Tosi e Sboarina, rispettivamente al 23% e 29%. Fratelli d’Italia supera quasi ovunque la Lega in preferenze. Per il Carroccio è una batosta, che si somma alla figuraccia dei referendum. Ma il Capitano è uscito dal vertice post-elettorale in via Bellerio ancora in sella al partito, con in tasca la solita strategia: sminuire le sconfitte. Salvini ha esaltato “lo sforzo della Lega di essere collante del centrodestra, anche sacrificandosi in prima persona” e ha detto che il centrodestra vincerà alle politiche solo se unito. Glissando però sulla guida della coalizione: “il leader lo decideranno gli italiani alle prossime politiche”. Oltre a verificare la lettura salviniana, sul giornale di domani vedremo l’analisi che si sta facendo in queste ore dalle parti del Movimento 5 Stelle e del Pd. Studieremo nel dettaglio il caso dei 6 comuni principali. E con il sociologo Marco Revelli analizzeremo l’insieme dei risultati e il dato dell’astensione, che è arrivato in media quasi al 45,3%.

IL FLOP DEL REFERENDUM È UNA TEGOLA PER SALVINI. È la peggiore affluenza a una consultazione referendaria dal Dopoguerra. Sono andati a votare ai cinque referendum sulla giustizia promossi da Lega e Radicali poco più del 20,9% degli aventi diritto (il quorum è al 50%), molto meno delle attese. Considerando i Comuni in cui non si è votato per le amministrative, la percentuale di votanti non arriva al 15%. Non solo, anche tra i votanti il Sì non ha avuto sempre una vittoria facile. I primi due quesiti (sull’abolizione della legge Severino e la limitazione delle misure cautelari) hanno registrato una percentuale di No rispettivamente del 45,9% e del 43,7% (sulle altre schede i Sì sono stati il 70%). Ma il risultato non ha effetto in mancanza di quorum. La débacle referendaria è un colpo pesante soprattutto per Matteo Salvini, che è stato attaccato perfino dai garantisti di +Europa (che hanno fatto campagna per il Sì): “Diciamo che Salvini, invece di fare altro, avrebbe fatto bene a impegnarsi”, ha commentato oggi il segretario Della Vedova, che ha aggiunto che “non è il testimonial più credibile quando si fanno le battaglie garantiste”. Dopo il flop dei referendum, domani è stata convocata una riunione tra i capigruppo di maggioranza e la ministra Marta Cartabia proprio sul tema della riforma del Csm. Si teme una rappresaglia della Lega contro il testo. Sul Fatto di domani vedremo che futuro avrà la riforma alla luce della tornata elettorale.

UCRAINA: MOSCA APRE ALLA MEDIAZIONE DEL PAPA (E AVANZA IN DONBASS). “La dirigenza vaticana ha dichiarato la disponibilità a fornire ogni possibile assistenza per raggiungere la pace e porre fine alle ostilità in Ucraina. Queste affermazioni sono confermate nella pratica. Manteniamo un dialogo aperto, principalmente sulla situazione umanitaria”. Le parole di Alexei Paramonov, funzionario del ministero degli Esteri russo, sono una novità sul piano diplomatico, dopo 110 giorni di guerra. E arrivano mentre, sul terreno, si avvicina la capitolazione di Severodonetsk, su cui i russi continuano l’offensiva via terra. La città sarebbe al momento isolata: l’ultimo ponte che la collegava alle retrovie ucraine è stato fatto saltare (come sempre con un rimpallo di responsabilità su chi avrebbe messo le cariche). Mosca fa anche sapere che la sua aviazione ha distrutto “un gran numero di armi occidentali fornite a Kiev”, a Donetsk. Armi che gli ucraini continuano insistentemente a chiedere. Il consigliere del presidente Zelensky, Podolyak, ha fatto perfino una lista della spesa per Usa e Ue: “mille obici calibro 155 mm; 300 lanciarazzi Mlrs, 500 carri armati, duemila veicoli blindati, mille droni”, ha scritto su Twitter. L’elenco sarà mercoledì sul tavolo dei ministri della Difesa europei a Bruxelles. Sul Fatto di domani vedremo che l’entità delle richieste è difficile da soddisfare. Nel frattempo, la Svezia prova a sbloccare lo stallo sull’adesione alla Nato, provocato dal veto della Turchia. La premier di Stoccolma Magdalena Andersson ha detto di prendere “molto seriamente” le preoccupazioni espresse da Erdogan e che è aperto un dialogo anche con la Finlandia: “Vogliamo risolvere la situazione”.

LO SPREAD PIÙ ALTO DAI TEMPI DEL LOCKDOWN. LUNEDÌ NERO PER LE BORSE. Il differenziale tra Btp e Bund tedeschi ha toccato la soglia di 240 punti, dato allarmante che prosegue il trend negativo di venerdì. Crollano borse e titoli bancari. Milano chiude al -2,7%, Amsterdam al -3%, Parigi al -2,6%. Francoforte e Madrid cedono il 2,5%, Londra l’1,5%. E anche Wall Street vive una giornata da dimenticare: il Dow Jones perde il 4%. La situazione preoccupa il governo italiano, tanto che il consigliere economico del premier Draghi (in visita in Israele per discutere di energia), Francesco Giavazzi, ha criticato le scelte della Banca centrale europea, che a suo dire usa uno strumento sbagliato: “Noi non abbiamo un’inflazione da domanda come negli Usa, ma abbiamo un’ inflazione legata al prezzo del gas. Quindi a fronte della riduzione della domanda privata dei prossimi mesi dobbiamo accelerare il Pnrr” (ossia: gli investimenti). Sul Fatto di domani faremo un paragone tra la strategia di intervento della Bce e quella della Federal Reserve americana, che sta usando la mano più pesante per frenare una spirale inflazionistica che sta incrinando la popolarità del presidente Biden.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Covid, i dati di oggi. Nelle ultime 24 ore i nuovi positivi sono stati 10.371 e 41 le vittime.

Francia, Macron e la sinistra pareggiano: decidono i ballottaggi. Si vedrà al secondo turno, domenica prossima se Macron manterrà la maggioranza assoluta del Parlamento di Parigi. Ieri la sua coalizione ha ottenuto il 25,75% dei voti, mentre l’alleanza di sinistra guidata da Jean-Luc Melenchon è arrivata al 25,66%. Nei ballottaggi, però, Macron potrà attingere ai voti della destra. L’astensione ha raggiunto un nuovo record storico: quasi il 52,5%. Macron oggi ha dichiarato che la Francia è entrata “in un’economia di guerra”.

Lo studiolo di Umberto Eco. Alla Biblioteca Braidense di Milano è stato ricreato lo studio con la collezione di oltre 1300 titoli rari del grande filosofo e intellettuale, per la prima volta visibile al pubblico.

Nessun commento: