giovedì 16 giugno 2022

Il Fatto di domani. Di Maio all'attacco di Conte: nuova guerra a 5 Stelle. Il trio europeo in visita a Kiev per dire sì all'ingresso nell'Ue Posta in

 tratto dalla newsletter de Il fatto quotidiano

DRAGHI, MACRON, SCHOLZ, IL TRIO EUROPEO IN VIAGGIO A KIEV:“SÌ ALL’UCRAINA NELL’UE”. Sono arrivati in treno dopo un viaggio di 11 ore, per prima cosa sono andati a vedere le devastazioni provocate dalle bombe russe a Irpin, durante la prima fase dell’invasione. Poi hanno incontrato Zelensky per un paio d’ore, nel palazzo presidenziale e tenuto una conferenza stampa congiunta. Con loro c’era anche il presidente della Romania. La visita (la prima) a Kiev del premier italiano Mario Draghi, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz aveva un obiettivo simbolico: portare un “messaggio di unità e coesione dei Paesi europei” a favore dell’Ucraina, confermando il sostegno economico e militare e la condanna della Russia. Non si è parlato di cessate il fuoco, riferisce Draghi, né dell’invio di nuove armi. Ma si è affrontato invece il problema del grano bloccato nei porti ucraini, auspicando l’intervento dell’Onu. Il messaggio più importante, però, riguardava l’adesione dell’Ucraina all’Ue: i tre leader di Parigi, Roma e Berlino si sono allineati e hanno detto che sono pronti a sostenere la candidatura di Kiev, a patto che faccia alcune riforme. La partita si sposta al Consiglio europeo. Vedremo sul Fatto di domani come ha reagito alla visita una parte della società ucraina. Di armi invece si è parlato a Bruxelles, alla seconda giornata della riunione dei ministri della Difesa Nato. Non di nuove consegne, ma di come velocizzare quelle già promesse, risolvendo anche i problemi di addestramento dei soldati ucraini. Stoltenberg però annuncia novità per il summit della Nato a Madrid del 29 e 30 giugno.

SCONTRO A 5 STELLE: DI MAIO ALL’ATTACCO DI CONTE. “VUOLE FARE UN ALTRO PARTITO?” Il ministro degli Esteri ha sferrato un attacco diretto al leader del M5S Giuseppe Conte (senza nominarlo). Di Maio, di cui il suo dissenso rispetto alla leadership e l’affiliazione governista ormai sono note, ha convocato i giornalisti in Piazza del Parlamento per renderli partecipi del suo disappunto sulla qualità della democrazia interna al Movimento e sulla politica estera di Conte. “Lo dico a voi perché non esiste un altro posto dove poterlo dire”, ha affermato il numero due grillino, attaccando Conte per il “disallineamento” dalla Nato e dal governo e collegando queste scelte ai cattivi risultati delle amministrative. Il leader 5S gli ha risposto piccato. Sulla politica estera bolla come stupidaggine l’idea di un M5S anti-atlantista. E sulla democrazia interna dice: “Il mio telefono non ha squillato. Quando era leader Luigi Di Maio nel M5S c’era solo il capo politico: che ci faccia lezioni di democrazia fa sorridere. Venga a parlare al consiglio nazionale”. Poi la stoccata, rispondendo a una domanda: “Di Maio intende fondare un nuovo partito? Non mi faccia entrare nella testa altrui: ce lo dirà lui in queste ore”. Sul Fatto di domani capiremo cosa c’è dietro e affronteremo la questione con un’intervista al deputato 5S Riccardo Ricciardi.

IL CASO DEI DOSSIER SUI “PUTINIANI”: COSA SONO LE INIZIATIVE CONTRO LA DISINFORMAZIONE E CHI LE PAGA. I nomi del professor Orsini e dell’ex presidente della commissione Esteri del Senato Vito Petrocelli, citati con altri dal Corriere della Sera nel famoso articolo sui “putiniani d’Italia”, non compaiono nei bollettini sulla “disinformazione” realizzati dal Dipartimento per le informazioni e la sicurezza di Palazzo Chigi. In nessuno dei quattro prodotti: lo abbiamo chiarito oggi sul Fatto, basandoci sulle dichiarazioni del presidente del Copasir Adolfo Urso, esponente di Fratelli d’Italia. Sul Fatto di domani allargheremo il quadro, ricostruendo il contesto in cui nascono le iniziative istituzionali di contrasto alla disinformazione, dopo una direttiva Ue del 2019, quali realtà ne fanno parte e a quali risorse attingono. Non tutti i fact-checking sono uguali.

LA RIFORMA CARTABIA È LEGGE: ECCO COSA CAMBIA. L’ANM: “RISCHIO INDIPENDENZA”. La riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm è diventata legge. Stamattina il Senato l’ha approvata (senza voto di fiducia) con 173 Sì, 37 No e 16 astenuti, tra cui i senatori di Italia Viva e 5 leghisti (anche Roberto Calderoli, voce dei referendum del 12 giugno). Il prossimo rinnovo del Consiglio superiore della magistratura si svolgerà dunque con le nuove regole. D’ora in poi il fascicolo di valutazione dei magistrati sarà aggiornato ogni anno (non più ogni quattro). Una delle norme più contestate introduce l’illecito disciplinare nei casi in cui i magistrati informino la stampa sulle indagini in corso. Sul Fatto di domani vedremo nel dettaglio tutti i punti contenuti nella riforma e sentiremo anche il parere del presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, che oggi ha comunicato “forte delusione” per la riforma: “È a rischio soprattutto l’indipendenza interna dei magistrati”.

SEMPRE PIÙ GUERRA DEL GAS, SEMPRE PIÙ ECONOMIA DI GUERRA. Gazprom ha tagliato ancora il volume delle forniture di gas alla Germania, attraverso il gasdotto Nord Stream, mentre da Mosca si comincia a ipotizzarne la completa chiusura. La riduzione è di circa il 60% in due giorni. Per quanto riguarda l’Italia, dopo il calo delle consegne del 15% di ieri, oggi il taglio è del 25%, informa l’Eni. Il gas diretto al nostro Paese passa infatti per le condotte del Nord Stream. I prezzi del metano sul mercato di Amsterdam sono schizzati sopra i 120 euro al megawatt/ora, costi che se stabilizzati saranno insostenibili per molte imprese. Sul Fatto di domani metteremo a fuoco l’impatto di questa crisi energetica sulla produzione industriale e i consumi italiani, in una fase in cui il razionamento è sempre più vicino. Nel frattempo, lo spread italiano è sceso a 206 punti, ma i mercati (lo vedremo sul giornale di domani) non sono così convinti dello scudo europeo annunciato (soltanto) ieri.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Siccità, verso lo stato d’emergenza. La carenza d’acqua obbliga centinaia di comuni del Nord Italia al razionamento idrico. Il presidente della Regione Lombardia Fontana ha detto che intende chiedere lo stato d’emergenza. Intervisteremo il presidente dell’autorità di bacino del fiume Po Berselli.

Ballottaggio a Verona: meglio per Tommasi. Federico Sboarina, sostenuto dalla Lega, ha rifiutato l’apparentamento con Flavio Tosi al ballottaggio per le amministrative a Verona, dove lo sfidante di centrosinistra Damiano Tommasi è in testa di 7 punti. Salvini ha dichiarato di “auspicare che ci ripensi”.

Incendio a Malagrotta, caos Capitale. Il rogo scoppiato ieri pomeriggio in un impianto Tmb di Malagrotta a Roma (nel complesso della discarica chiusa) è sotto controllo, ma ci vorranno giorni per domarlo. Per avere dati certi sull’impatto ambientale serviranno 48 ore, ma intanto il ministero della Salute ha invitato i cittadini a non consumare ortaggi locali, il Comune ha chiuso le scuole entro 6 km. Ma il sistema dei rifiuti della Capitale rischia di andare in tilt.

Covid, i dati di oggi. Il bollettino delle ultime 24 ore riporta 36.573 positivi, 64 vittime, e un tasso di positività del 18,7%, in crescita

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