<La Direttiva europea Sup (Single Use Plastic) non ha l’obiettivo di combattere una determinata tipologia di plastica, ma il concetto stesso di monouso da sostituire con alternative riutilizzabili per ridurre la dispersione dei rifiuti in mare. Dunque vieta anche le plastiche biodegradabili e compostabili ed è datata giugno 2019. Questo significa che, al di là dei contenuti della battagliatra l’altro condivisi da esperti e ong, se avesse voluto provare a cambiare il corso degli eventi, chi ha governato e chi governa l’Italia, avrebbe dovuto muoversi prima. Proprio per i posti di lavoro e le imprese di cui in queste ore tanto si parla. Invece si è deciso di “interpretare” la direttiva, nel più classico refrain della politica ambientalista a parole ma non nei fatti. Ora accade che, a un mese dall’entrata in vigore del bando al monouso di cui si conoscono (o, almeno, si dovrebbero conoscere) i dettagli da tempo, l’Esecutivo (e si spendono in prima linea diversi ministri), insieme a Confindustria attacchino le linee guida Ue. Tutta colpa dell’ultima bozza del documento che la Commissione europea ha pubblicato proprio per chiarire i dubbi e facilitare l’applicazione della direttiva in vigore dal prossimo 3 luglio. Nell’ultima versione, infatti, Bruxelles scrive nero su bianco che sono banditi anche ai prodotti monouso in carta, ricoperti da un velo di plastica (lining/coating), che la direttiva non citava esplicitamente e che contengono meno del 10% di plastica. “Ma non c’è nulla di nuovo – spiega a ilfattoquotidiano.it Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace – perché la direttiva non ha mai fatto distinzioni di percentuali e tutti sanno che quei prodotti contengono plastica. Sono dunque vietati. Il fatto che sia stato esplicitato nell’ultima bozza delle linee guida non aggiunge nulla a quanto si sapeva già”.>