mercoledì 22 febbraio 2017

Ue, per salvare il clima chiudere 300 centrali a carbone entro il 2030

Secondo un rapporto dell'istituto Climate Analytics non sarà possibile rispettare l'aumento della temperatura globale sotto i 2 gradi centigradi se l'Europa non avvierà da subito la chiusura di oltre 300 impianti
Chiudere entro pochi anni tutte le centrali a carbone in Europa. prima che sia troppo tardi per la salvezza del clima e dell'ambiente. Per produrre energia, sia nelle centrali elettriche sia nei grandi impianti industriali, nell'Eurozona si consuma ancora troppo carbone. E se l'uso del più "sporco" dei combustibili fossili non verrà limitato al più presto, fino ad arrivare alla sua totale cancellazione dalla mappa energetica, non verranno raggiunti gli obiettivi concordati nella conferenza di Parigi per la salvaguardia del clima.

E' la conclusione cui è arrivato uno studio di Climate Analytics, un istuto no profit che si occupa di politiche sul cambiamento climatico, fondato a Berlino del 2009 per occuparsi di quello che viene definito il più grande dei problemi di questi anni: il peso dell'attività umana sulle condizioni del clima con tutto quello che ne deriva.

Per mantenere l'aumento delle temperature "ben al di sotto dei 2 gradi centigradi" e ancor di più sotto 1,5 gradi. l'Europa dovrà essere in grado di chiudere tutte le sue 300 e più centrali a carbone entro il 2030. Di più: almeno un quarto dovranno già andare in pensione entro il 2020, mentre un ulteriore 47% dovrà farlo entro il 2025.

La Germania e la Polonia hanno la maggior parte del lavoro da fare: insieme sono responsabili del 51% della capacità installata del 54% delle emissioni da carbone. Tra i grandi utilizzatori del carbone, insieme a Regno Unito, Repubblica Ceca e Spagna, c'è anche l'Italia, con il 5,7% della capacità installata e il 5,1% delle emissioni complessive.

Invece, se gli impianti esistenti dovessero rimanere in attività fino alla fine del loro ciclo di vita l'Europa sforebbe il livello massimo di emissioni per rimanere all'interno degli accordi di Parigi di circa l'85 per cento. "Il modo più economico per l'Ue di fare i tagli delle emissioni necessari per tener fede all'accordo di Parigi è quello di eliminare gradualmente il carbone dal settore elettrico, sostituendolo con fonti rinnovabili e misure di efficienza energetica", ha detto Paola Yanguas Parra, autrice del rapporto.

Tra le misure per limitare l'uso del carbone, c'è anche il biometano, che si ottiene da prodotti e da scarti dellae lavorazioni agricole. E' considerato tra le fonti rinnovabili, in alternativa a quelle intermittenti come eolico e solare. E l'Italia, con 1.500 impianti in esercizio è il terzo produttore al mondo con una produzione di 2 miliardi di metri cubi.

Nei giorni scorsi una critica severa nei confronti delle politiche di Bruxelles sul carbone è arrivato anche da Greenpeace: la strategia energetica dell'Ue "non è in linea con gli impegni sul clima sottoscritti a dicembre 2015, durante la Cop21 di Parigi" e che l'Italia abbia "raggiunto in anticipo i propri obiettivi al 2020 sul tema delle rinnovabili, è vero solo su carta". A dirlo è il responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia, Luca Iacoboni. "Per mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi, così come concordato a Parigi - ha spiegato ancora - l'Unione europea deve accelerare la transizione verso un futuro 100% rinnovabile e cancellare tutti i sussidi pubblici alle fonti fossili. Più di ogni altra cosa, l'Ue deve assicurare a tutti i suoi cittadini la possibilità di autoprodurre con fonti rinnovabili almeno parte dell'energia consumata, contribuendo così al necessario incremento dell'uso di fonti pulite" http://www.repubblica.it/economia/2017/02/22/news/ue_per_salvare_il_clima_chiudere_centrali_a_carbone_entro_il_2030-158884380/?ref=HRLV-6

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