tratto da https://ambientenonsolo.com/dal-grido-della-terra-al-cuore-delluomo/
Dal grido della terra al cuore dell’uomo

Di Fabio Cavallari
Gli articoli di Fabio Cavallari per Ambientenonsolo
“La storia siamo noi”, cantava De Gregori. Ma potremmo mutuare la sua frase in una più contemporanea: “L’ambiente siamo noi”. Non è un gioco di parole, è uno spostamento di sguardo. Perché, se davvero l’ambiente siamo noi, allora non possiamo più parlarne come di un’entità esterna, un argomento da conferenze o un capitolo di programmi elettorali. Ogni volta che lo facciamo, compiamo un tradimento. Trasformiamo ciò che ci costituisce in un oggetto, un tema, un alibi.
La parola “ambiente” è stata svuotata, consumata. Eppure, nel suo significato originario dice tutto: ciò che ci circonda. Non solo i boschi e gli oceani, ma l’altro che incontriamo, le relazioni che intessiamo, i silenzi che condividiamo. Parlare di ambiente significa dire umano. Non esiste un uomo sovrano su tutto, come non esiste una natura tiranna che ci sovrasta. Ciò che esiste è una proporzione fragile, un’armonia necessaria, un crinale che continuamente rischiamo di spezzare.
Quando Papa Leone XIV, il 1° ottobre scorso al Centro Mariapolidi Castel Gandolfo, aprendo la conferenza internazionale RaisingHope on Climate Change, ha chiesto che il grido della terra non diventi una moda passeggera, non ha parlato solo ai delegati e agli esperti. Ha parlato a ciascuno di noi. Perché non basta accumulare dati, non basta proclamare buone intenzioni. Serve un ritorno al cuore.
Il cuore non è sentimentalismo, è il luogo della libertà, delle decisioni che ci cambiano davvero. È lì che un rapporto dell’IPCC diventa scelta concreta, che una statistica si traduce in un gesto, che la cura della terra smette di essere teoria e diventa vita. Leone XIV ci chiede di non fermarci al sapere, ma di osare il sentire, di tradurre l’analisi in conversione.
Eppure, noi continuiamo a difenderci. Pensiamo all’ambiente come a un “altro” rispetto a noi, perché così possiamo permetterci di ignorarlo. E così non vediamo che la crisi climatica non è questione di ghiacciai o deserti lontani, è il ritratto della nostra stessa identità. Parlare di ambiente significa parlare della misura della giustizia che vogliamo, del futuro che siamo disposti a costruire, della fragilità che condividiamo.
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