tratto da https://ambientenonsolo.com/lolivo-bianco/
Recensione di Franco Pistono
L’olivo bianco, di Carmine Abate, è l’ultimo libro di Aboca ad avermi tenuto compagnia. L’ho letto all’estero, al sole, in pace; pace che ho ritrovato disciolta tra le pagine, docili come un cucciolo, quasi inconsistenti nel loro delicato fluire… eppure dense di parole mai ascoltate, nuove e fragranti alle mie orecchie.
Sì, perché il libro si caratterizza (anche) per l’uso particolare della lingua: un italiano punteggiato di espressioni dialettali, che mai avevo sentito. Così, scopro che la fatica può essere “da paccio”, che un fondo può rivelarsi “timposo” e che le “cuzzupe” sono un dolce pasquale.
Alcune cose intuisco, altre ignoro, affondando nel racconto che, alla fine, è una storia d’amore. Si sa, gli esseri umani da sempre narrano le stesse cose; a cambiare sono i modi e questo mi è piaciuto. L’olivo bianco descrive una proprietà guadagnata con fatica e con fatica riscoperta e riportata allo splendore primigenio, anzi migliorata.
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