tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-2-gennaio-2025/
CECILIA SALA DETENUTA IN IRAN, ROMA SI SVEGLIA DAL LETARGO DOPO DUE SETTIMANE: VERTICE DI GOVERNO. GLI USA: “NON LIBERATE ABEDINI”. LA PROCURA CONTRARIA A CONCEDERGLI I DOMICILIARI. A dispetto delle prime prese di posizione che tranquillizzavano sulle condizioni della giornalista Cecilia Sala in Iran, dopo il suo arresto avvenuto il 19 dicembre, oggi Roma si sveglia dal torpore. Hanno fatto effetto le notizie diffuse dalla famiglia della giornalista: Sala dorme a terra e le sono stati tolti persino gli occhiali, non ha mai ricevuto il pacco di conforto che le era stato inviato. Alla Farnesina è stato convocato l’ambasciatore iraniano Mohammad Reza Sabouri: a lui è stata ribadita la richiesta di scarcerazione immediata per Cecilia Sala, e che nel frattempo le siano assicurate “condizioni di detenzione dignitose, nel rispetto dei diritti umani, di garantire piena assistenza consolare alla connazionale, permettendo all’Ambasciata d’Italia a Teheran di visitarla e di fornirle i generi di conforto che finora le sono stati negati”. Sabouri ha sostenuto che all’arrestata sono stati assicurati tutti i diritti necessari, ed ha chiesto la scarcerazione del connazionale Abedini. Ma dal Dipartimento di Giustizia Usa è stata inviata alla Corte di Appello di Milano una lettera sul caso di Mohammad Abedini Najafabadi: è accusato di terrorismo per aver violato le leggi americane sull’esportazione di componenti elettronici sofisticati dagli Usa all’Iran, e per aver fornito materiale a un’organizzazione terroristica straniera, quella dei Pasdaran. Nella missiva si sottolinea la pericolosità del soggetto e la necessità della detenzione in carcere, sconsigliando dunque un possibile scambio con Cecilia Sala. Oggi pomeriggio si è svolto anche un vertice di governo, mentre la Procura di Milano ha dato parere negativo alla misura dei domiciliari, che era stata avanzata dall’avvocato di Abedini. Sul Fatto di domani leggerete le ultime notizie sul caso Sala. VETERANO DI GUERRA E PIENO DI DEBITI: CHI ERA IL KILLER DI NEW ORLEANS. L’FBI: “ATTO DI TERRORISMO PREMEDITATO, NESSUN LEGAME CERTO CON ESPLOSIONE A LAS VEGAS”. Si è aggravato il bilancio dell’attacco messo a segno ieri a New Orleans: le vittime sono salite a 15, ma non è escluso che possano aumentare ulteriormente. L’Fbi oggi conferma: è stato un “atto di terrorismo premeditato e malvagio”. Per i federali non ci sono altri responsabili. Intanto sono emersi nuovi particolari sull’autore della strage, Shamsud-Din Jabbar: texano, veterano di guerra e congedato con onore, l’uomo ha realizzato tre video prima della strage, tra cui una in cui afferma di essersi unito all’autoproclamato Stato Islamico. Con sé ieri aveva una bandiera dell’Isis; abitava a Houston e aveva importanti problemi finanziari a causa di due divorzi. Nelle registrazioni, infatti, Jabbar fa riferimento a uno dei due divorzi e a come inizialmente avesse pianificato di riunire la sua famiglia per una “festa” con l’intenzione di ucciderla. Smentita la presenza di complici che avrebbero piazzato ordigni esplosivi. S’indaga, invece, su un altro episodio accaduto stamane: una Tesla Cybertruck è esplosa davanti al Trump Hotel di Las Vegas, causando la morte dell’autista (Matthew Alan Livelsberger, un militare americano di stanza in Germania) e il ferimento di sette persone. Il presidente Joe Biden ha annunciato che l’Fbi sta cercando di capire se i due episodi siano collegati. Al momento, i federali ritengono che le connessioni non siano evidenti. Sul Fatto di domani gli ultimi aggiornamenti. MEDIO ORIENTE, LA GUERRA A GAZA È LA PIÙ SANGUINOSA PER ISRAELE DAL CONFLITTO DELLO YOM KIPPUR (1973). RAID NELLA STRISCIA, AL JAZEERA: “63 VITTIME”. L’esercito israeliano ha annunciato che 891 soldati sono stati uccisi nella guerra scaturita dal massacro firmato da Hamas il 7 ottobre 2023; una cifra che segna il conflitto come uno dei più sanguinosi nella storia di Israele. Il bilancio include morti in combattimento, incidenti e sospetti suicidi ed è il più alto, dalla guerra dello Yom Kippur del 1973. In Israele la partita non è solo contro i nemici esterni, ma si gioca anche tra i vari organismi dello Stato. La Corte Suprema israeliana ha bocciato una parte di una nuova legge che avrebbe aumentato il potere di controllo del ministro della sicurezza nazionale, Ben Gvir, sulla polizia. È stata comunque approvata la parte della misura che permetterà all’esponente dell’estrema destra di tracciare “le priorità fondamentali” dell’attività investigativa della polizia. La reazione del ministro di estrema destra non si è fatta attendere: “La magistratura di nuovo volta le spalle al popolo e alla volontà dei votanti”. Tutto questo mentre nella Striscia la battaglia prosegue. L’Idf rivendica di aver centrato obiettivi a Khan Younis: secondo i militari, Hamas aveva organizzato un centro di comando dentro uffici comunali. Per i palestinesi, negli attacchi aerei sono morte 18 persone: Al Jazeera sostiene che siano 63 le vittime. Sul Fatto di domani leggerete le novità sul conflitto in Medio Oriente, un approfondimento sulla scelta dell’Autorità nazionale palestinese di bandire l’emittente Al Jazeera dalla Cisgiordania, perchè accusata di incitare alla rivolta contro l’Anp, e una testimonianza dalla Striscia. LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE Doppio naufragio al largo della Tunisia, anche un neonato tra le 27 vittime. Tra i 27 corpi recuperati dalle motovedette della Guardia costiera e della Marina tunisina, in seguito al doppio naufragio di inizio anno al largo delle isole di Kerkennah, c’è anche il corpo di un neonato. Lo ha confermato la Direzione della Guardia nazionale: tra gli 83 subsahariani tratti in salvo, ci sono 17 donne e sette minori. Bari, neonato trovato morto in una culla termica. Un bimbo di circa un mese è stato trovato morto stamattina in una culla termica posta all’interno di una parrocchia, nel quartiere Poggiofranco di Bari. La porta della stanza non era stata chiusa e per questo non è scattato l’allarme collegato col telefono del parroco. Al vaglio degli investigatori, che dovranno stabilire anche se il piccolo sia stato portato lì già senza vita o sia morto per il freddo, ci sono i filmati delle telecamere della zona. Trasporti, il 10 gennaio primo sciopero del nuovo anno: a rischio treni e servizi locali. I treni saranno a rischio causa astensione dal lavoro di 24 ore dei lavoratori Rfi, mentre il trasporto pubblico locale farà i conti con uno sciopero nazionale di 4 ore, con modalità diverse da città a città, proclamato dal sindacato Faisa Confail. |
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