martedì 7 gennaio 2025

anticipazioni de Il fatto quotidiano domani in edicola

 tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-7-gennaio-2025/

La giornata in cinque minuti

IL “NEMICO PUBBLICO” MUSK E LA GARA ITALIANA A CHI GLI È PIÙ AMICO. In Europa lo temono tutti, ma sembra che nessuno possa farne a meno, almeno per la tecnologia di SpaceX. Di certo, le sue ingerenze nelle politiche nazionali, dalla Germania al Regno Unito, spaventano: “La nostra scelta al momento è di non alimentare ulteriormente il dibattito” ha affermato stamane Paula Pinho, portavoce della Commissione europea, reiterando la decisione dell’esecutivo Ue di non prendere una posizione più netta. In questo silenzio le parole di Elon Musk, amplificate dal suo social X, rimbombano ancora di più: giovedì è attesa una sua diretta con la leader tedesca dell’Afd. In questi giorni il patron di Tesla, e il suo referente italiano Andrea Stroppa, continuano a twittare a più non posso, soprattutto a proposito dell’accordo-non-accordo con l’Italia di Giorgia Meloni per l’utilizzo del sistema di comunicazioni satellitari Starlink e dei possibili investimenti nel Vecchio Continente. Di certe cose “non bisogna parlare, sennò i padroni si arrabbiano. Hai letto stamattina i giornali, no? L’ordine è ‘Musk cattivo, Meloni venduta’” ha scritto oggi Stroppa in un lungo post sull’ultimo progetto spaziale europeo che “ha fatto il suo primo lancio a fine 2024. Dopo 10 anni dall’annuncio e 4 anni di ritardo dalla tabella di marcia. È nato già vecchio e ironia della sorte si sono dovuti fermare di nuovo prima di lanciarlo perché ha problemi tecnici e pubblicamente si sa che sono stati spesi oltre 4 miliardi di euro di cui 500 milioni italiani”. L’altro giorno Palazzo Chigi ha tentato di smentire che la trasferta americana di Meloni sia servita anche a siglare un accordo con Musk il quale però, in barba alla diplomazia politica, continua invece a parlarne: “Sarà fantastico. Altri paesi in Europa chiederanno di adottarlo”. Il tycoon non ha risposto alla premier, ma a Matteo Salvini, che l’aveva definito “un protagonista dell’innovazione a livello mondiale”. La corsa del leader della Lega ad accreditarsi come amico di Musk è in pieno svolgimento. Più cauti i forzisti: “Serve molta prudenza quando si parla di sicurezza nazionale e di dati sensibili”. Sempre oggi, le opposizioni sono tornate all’attacco, ribadendo la richiesta al governo di riferire in Parlamento. Sul giornale di domani faremo il punto della situazione e vi sveleremo quali sono gli accordi già in atto.


CECILIA SALA, L’IRAN ADESSO SI AUGURA CHE IL CASO “SI RISOLVA PRESTO”. AL PG DI MILANO NESSUN NUOVO DOCUMENTO SU ABEDINI. L’arresto di Cecilia Sala non è “una ritorsione” dell’Iran per quello di Mohammad Abedini Najafabadi da parte dell’Italia su mandato Usa. Lo ha affermato la portavoce del governo di Teheran, Fatemeh Mohajerani, la quale ha aggiunto: “Spero che il suo problema venga risolto”. È il secondo messaggio che arriva in poche ore. Già ieri il portavoce del ministero degli Esteri, Esmail Baghaei, aveva modificato la versione iniziale data da Teheran: c’è un’inchiesta in corso, aveva fatto sapere Baghaei, sottolineando che l’arresto non ha legami con quello di Abedini. Intanto, però, alla Procura generale di Milano non è arrivato alcun nuovo documento dagli Stati Uniti sull’uomo d’affari iraniano, in vista della prima udienza per l’estradizione fissata per il 15 gennaio. La Procuratrice generale Francesca Nanni per il momento non ha modificato il proprio parere negativo rispetto alla richiesta di domiciliari. Oggi la Francia ha invitato i suoi cittadini a evitare di recarsi in Iran finché i francesi tenuti in ostaggio non saranno stati rilasciati. “La situazione dei nostri connazionali tenuti in ostaggio in Iran è semplicemente inaccettabile: sono ingiustamente detenuti da diversi anni”, ha affermato il ministro degli Esteri, Jean-Noel Barrot. Sul Fatto di domani seguiremo gli sviluppi del caso (che avrebbe condizionato anche la scelta di Elisabetta Belloni di dimettersi dai vertici del Dis) e vi racconteremo l’esperienza di una donna australiana che è stata rilasciata dopo 800 giorni trascorsi nel carcere di Evin.


IL VENTO DI DESTRA ATTRAVERSA IL PIANETA, MA A FARLO SOFFIARE SONO LE SINISTRE FALLIMENTARI. Dal Canada all’Austria, passando per Romania, Germania e Spagna, e naturalmente Italia: negli ultimi mesi stiamo assistendo a una sorta di effetto domino, con i Paesi considerati democrazie stabili che vedono trionfare i movimenti di destra. A spingere le persone tra le braccia dei populisti, un establishment mondiale preoccupato solo della propria sopravvivenza e i partiti di sinistra che hanno perso l’identità. Alcuni esempi. Berlino, come scrivevamo prima, adesso dovrà fare i conti con la diretta social tra Alice Weidel, la leader dell’Afd, ed Elon Musk. Con Ursula von der Leyen a casa con la polmonite, in Europa nessuno osa dire qualcosa. Weidel ha invitato la Cdu a prendere esempio da Vienna e considerare l’idea di un governo delle destre. Sabato e domenica si terrà il congresso di Afd in Sassonia. In Romania, invece, è attesa entro domani l’approvazione della nuova data elettorale: il primo turno è previsto per fine marzo e il secondo per inizio aprile. I sondaggi indicano che almeno il 40% degli elettori voterebbe ancora per Georgescu. In Austria, il presidente Alexander Van der Bellen ha affidato al controverso leader della Freiheitliche Partei Österreichs (FPÖ), Herbert Kickl, il compito di formare un governo. E c’è poi un capitolo spagnolo: El Paìs riporta un sondaggio, condotto tra il 20 e il 26 dicembre su un campione di 2mila intervistati, secondo cui il Partito popolare, se si votasse oggi, otterrebbe il 33% dei voti, mentre il Psoe di Pedro Sanchez perderebbe 2,2 punti percentuali fermandosi al 29,5% dei consensi. Dato inquietante: Vox toccherebbe invece il 13,8% dei voti, crescendo di 1,4 punti. Sul giornale di domani il nostro focus sulle sinistre in crisi che stanno spalancando le porte al successo delle destre.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Trump: “Paesi Nato paghino il 5% del Pil per la Difesa. Panama? Non escludo la forza militare”. Il neo presidente Usa a tutto campo da Mar-a-Lago. Una pioggia di annunci e dichiarazioni che spaziano da un’ipotetica conquista “con la forza militare” del Canale di Panama e della Groenlandia al cambio di nome per il Golfo del Messico (ribattezzato “d’America”), a quelle che riguardano i Paesi europei, come l’innalzamento della spesa per la Difesa al 5% per tutti i paesi membri della Nato. Trump ha anche annunciato che “cancellerà immediatamente” la decisione di Biden di mettere al bando le trivellazioni offshore. Poi una parola per Gaza: se gli ostaggi in mano di Hamas non saranno rilasciati prima del suo insediamento, “succederà l’inferno in Medio Oriente”.

Francia, è morto Jean-Marie Le Pen, il fondatore del Front National. Prima padre fondatore del partito che ha quasi portato la figlia al potere, poi padrone controverso e addirittura ostacolo di un’ascesa che richiede compromessi. È morto all’età di 96 anni Jean-Marie Le Pen, figura chiave della politica francese, ma già da anni allontanato (contro la sua volontà) dal suo stesso partito.

Meta come X: “Basta fact-checking, torneremo alle radici”. Mark Zuckerberg si adegua a Elon Musk e chiude il suo programma di fact-checking su Facebook e Instagram, puntando a sostituirlo con un sistema di “note della comunità”. “Torneremo alle nostre radici e ci concentreremo sulla riduzione degli errori, sulla semplificazione delle nostre politiche e sul ripristino della libera espressione sulle nostre piattaforme – ha spiegato Zuckerberg –. Più specificamente, ecco cosa faremo. Per prima cosa, ci sbarazzeremo dei fact checker e li sostituiremo con note di comunità simili a X, a partire dagli Stati Uniti”.

Rapporto Amnesty sul genocidio a Gaza, l’Ateneo Veneto nega la sala (dopo le proteste della comunità ebraica). Lo spazio per la presentazione del report il 9 gennaio era già stato concesso, ma l’ente culturale sarebbe tornato sui propri passi decidendo di ritirare l’autorizzazione all’uso della sala. Lo ha comunicato Amnesty International. L’Ateneo ha motivato la decisione con “esclusive ragioni di cautela e di tutela della storica sede dell’istituzione, a fianco de La Fenice”. La settimana scorsa la comunità ebraica veneziana ha protestato pubblicamente contro Amnesty.


OGGI LA NEWSLETTER FATTO FOR FUTURE

Prezzo del gas e rinnovabili, l’inversamente proporzionale che danneggia cittadini e imprese

di Elisabetta Ambrosi

I prezzi del gas tornano a crescere. E con lo stop dei rifornimenti dalla Russia deciso da Putin a partire dal primo gennaio, il rischio di un’impennata si fa ancora più alto, pur restando il costo – per ora – più basso rispetto ai livelli “monstre” del 2022. Ma se il prezzo del gas non è più tornato ai livelli pre-guerra in Ucraina, continuando a mettere in crisi famiglie e aziende italiane, il motivo è soprattutto uno: la mancata decarbonizzazione della nostra economia e il mancato sviluppo delle rinnovabili, come invece accaduto in altri Paesi europei.

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