lunedì 1 dicembre 2014

Fiumicino lavori ampliamento aeroporto Leonardo da Vinci Le trivelle e l’aeroporto Tanti misteri intorno all’affare del millennio

LeonardoDaVinci  Comparse scavatrici senza autorizzazione dentro appezzamenti di terra privati. La società che
gestisce lo scalo afferma: “Normali controlli di sicurezza”. Ma la gente teme che si stia procedendo verso la realizzazione
del raddoppio della struttura. Un business da venti miliardi, considerato da molti come inutile e a carico dei cittadini
ALLE PORTE DI ROMA
È un comune italiano di 74.855 abitanti,
a circa trenta chilometri dalla
Capitale. È confinante al territorio di
Maccarese, tutti e due i Comuni sono
sul mare.
PASSEGGERI OGGI E DOMANI
Per realizzare l’opera sono necessari
1.300 ettari, la motivazione data da
AdR è che il traffico aereo sulla Capitale
raggiungerà, da qui al 2044, i 100
milioni di passeggeri, rispetto agli attuali
36.
IL TERRENO DEI BENETTON
Oltre il 98% dei terreni coinvolti è della
Maccarese spa”, acquistata nel
1998 dai Benetton per 93 miliardi di lire.
I Benetton sono anche dentro AdR.
di Alessio Nannini
Immaginate di trovare all’improvviso,
davanti alle vostre case, dei pozzi di
trivellazione e operai intenti a realizzare
dei lavori di carotaggio dove
poche ore prima c’era appena un semplice
appezzamento adibito a coltivazione. Il tutto
senza avviso alcuno, senza richiesta, senza
soprattutto autorizzazione da parte delle
autorità competenti. Come sarebbe possibile,
chiederete voi. Ecco, tutto questo è avvenuto
tre settimane fa nei terreni subito
fuori dell’aeroporto di Fiumicino, nella parte
nord verso Maccarese e per giunta nella
Riserva naturale del Litorale Romano. Ed è
soltanto l’ultimo dei “misteri” che circondano
un progetto imponente, tra i più grandi
mai realizzati in Italia, e che pertanto può
muovere tanto, tantissimo denaro. Stiamo
parlando del raddoppio dell’aeroporto Leonardo
da Vinci e di un totale stimato in circa
20 miliardi di euro: quasi quattro volte i
costi del famigerato Ponte di Messina. Facciamo
però un passo indietro di qualche
anno per capire cosa sta accadendo alle porte
della Capitale.
SIAMO NEL 2009, mese di ottobre. Aeroporti
di Roma presenta a governo ed Enac un
piano di sviluppo ambizioso che prevede
l'ampliamento del traffico
aereo a Fiumicino.
Obiettivo: 55 milioni di
passeggeri nel 2020 e
100 nel 2040, da ottenersi,
spiega Fabrizio
Palenzona, presidente
di AdR, in virtù di “un
grande patto tra investitori
e istituzioni”. Tradotto:
vuol dire un aiuto
dello Stato ai privati, che
passerà attraverso un allargamento
della struttura
e una revisione verso
l’alto delle tariffe aeroportuali.
Da “passerà”
a Passera Corrado: è lui
che nell’ultimo giorno
del Governo Monti, come
ministro dello Sviluppo
economico e Infrastrutture,
fa arrivare
nelle tasche di chi gestisce
il Leonardo da Vinci
un aumento delle tasse
da 16 euro a passeggero
a 26,50 e dà l’avallo per il
raddoppio dello scalo
romano, più infrastrutture
esterne quali autostrade,
ferrovie, parcheggi.
I cittadini delle aree interessate, cioè Fiumicino
e Maccarese, insorgono, il Comitato
Fuoripista continua una battaglia nata ai primi
segnali dell’opera. Questo perché l’am -
pliamento non sembra innanzitutto necessario,
dicono dati alla mano, avendo già l’ae
roporto la grandezza del londinese Heathrow.
Per incrementare il traffico basterebbe
ottimizzare le operazioni in entrata e in
uscita, e non creare nuove piste, le quali andrebbero
a ledere le attività economiche locali
e il patrimonio ambientale e archeologico.
A maggior ragione, non convincono il
giro di interessi e i nomi non proprio casuali
che si muovono nella faccenda. Mille dei
1.300 ettari interessati sono di proprietà dei
Benetton, che li gestiscono attraverso
l’azienda agricola Maccarese Spa. I quali Benetton
sono sia in Gemina, che possiede il 95
per cento di AdR, sia in Cai come quarti
azionisti, cioè Alitalia. Nell’acquistare quelle
terra nel 1998 (per 93 miliardi di lire) si
erano impegnati in accordo a mantenerne la
destinazione agricola, a meno di un esproprio,
che è ciò che potrebbe accadere. Riassumendo,
i Benetton andrebbero a rivendere
allo Stato con notevole vantaggio (si
parla di 200 milioni di euro) un terreno preso
dall'Iri, società statale, per avere finanziamenti
per qualcosa amministrato anche
da loro. Praticamente, la famiglia famosa nel
mondo per il suo abbigliamento fa pagare
Pantalone.
TORNIAMO PERÒ al fatto di cronaca: com’è
stato possibile che di queste trivellazioni
nessuno abbia saputo nulla se non a cose
fatte? L’autorizzazione per queste operazioni
è necessaria in base alla legge costitutiva
della Riserva, e in particolare agli articoli 7 e
8, che vietano lavori di questo tipo se non
previo permesso, e questo non è stato concesso
né dalla commissione della Riserva né
dal Comune di riferimento, Fiumicino. Il
sindaco Esterino Montino, che si professa
contrario al raddoppio dello scalo, nel consiglio
comunale straordinario ha riferito di
avere parlato con Lorenzo Lo Presti, amministratore
delegato di AdR, chiedendo se
le operazioni fossero illecite. Che è come
domandare all’acquafrescaio se l’acqua è fresca.
Ed ecco qua: “Da AdR ci hanno assicurato
che i lavori non erano per la quarta
pista, ed erano finalizzati solo alla verifica
della sismicità del territorio”,
spiega Montino.
E l’autorizzazione? “Ci
hanno detto che per
queste indagini non servirebbe,
anche perché
non c’è stata modificazione
del territorio. Si
sarebbe trattato di un
foro di una decina di
centimetri”. Morale:
nella riserva di Fiumicino
si può comunque costruire
un pozzo e trivellare,
ma per tirare su
un pollaio bisogna attendere
anni e mille
timbri. I cittadini del
Comitato Fuoripista,
primi a intervenire sul
posto e a denunciare
l’episodio, non credono
che si sia trattato di analisi
sulla sismicità e dicono
di avere prove fotografiche
della quantità
e della profondità delle
trivellazioni, materiale
che sarà allegato
all’esposto alla Procura
della Repubblica. I carotaggi,
affermano, servono per fare analisi
geognostiche e verificare l’altezza della falda,
la costituzione del terreno, la quantità d’ac -
qua presente. Ossia rilievi funzionali a un
progetto miliardario e fondamentali, perché
lì al Leonardo da Vinci, durante l’inaugu -
razione per le Olimpiadi di Roma del 1960,
la pista principale era sprofondata a causa
del terreno inadatto. Che fosse tale, e che la
costruzione sopra un’area paludosa bonificata
sia stata una forzatura, lo sancì la commissione
parlamentare d’inchiesta nel 1963.
Ora sulla stessa si vuole raddoppiare l’ae -
roporto, dove non distante è già fallito il
progetto di interporto per, indovinate un
po’, un terreno argilloso che ha mandato giù
i capannoni di cemento. Ma è noto, la storia
si ripete e la seconda volta come farsa.

il fatto quotidiano 1 dicembre 2014

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